Libro del cardinale Müller. Ratzinger e Bergoglio, via evangelica verso la povertà
Pubblichiamo un’anticipazione del volume “Benedetto & Francesco. Successori di Pietro al servizio della Chiesa”, in libreria nei prossimi giorni per le Edizioni Ares. Il libro raccoglie quattro saggi del cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, della Commissione teologica internazionale e della Pontificia Commissione biblica. La parte che pubblichiamo è tratta dal capitolo “La povertà: via dell’evangelizzazione nello spirito di Papa Francesco”.
L’opzione per i poveri ha motivazioni principalmente e primariamente cristologiche. Di Gesù Cristo, che il Padre ha mandato «in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato » per condannare il peccato nella carne ( Rm8, 3), l’apostolo Paolo dice: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» ( 2 Cor 8, 9). In virtù della sua povertà e umiliazione, noi, poveri mendicanti di fronte a Dio, creature destinate alla morte, diventiamo partecipi del suo messaggio di salvezza universale e siamo rivestiti della gloria di Dio. Stimolata dalla costituzione conciliare Gaudium et Spes, la teologia della liberazione latinoamericana ha ampliato questo concetto alla Chiesa intera: «La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, e hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia» ( Gs 1). La Chiesa è autenticamente presente laddove, fedeli alla missione ricevuta da Gesù, annunciamo il Vangelo ai poveri (Lc 7, 22). Sulla via della sua missione universale rivolta a tutti gli uomini della terra fino alla fine dei tempi, la Chiesa non si lascia governare da onori, ricchezze e poteri terreni, ma mira unicamente a «continuare, sotto la guida dello Spirito consolatore, l’opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non a essere servito» ( Gs 3).
UNA CHIESA POVERA & PER I POVERI
L’auspicio espresso da Papa Benedetto XVI, che la Chiesa possa orientarsi non sul mondo, ma sul Vangelo, viene ripreso da Papa Francesco nella Evangelii gaudium, quando scrive: «Desidero una Chiesa povera per i poveri» ( Eg 198). Il no alla mondanità spirituale (cfr Eg 93-97) è contrapposto a un sì alla sfida di una spiritualità missionaria (cfr Eg78- 80). Quando Gesù chiama beati i «poveri in spirito» e promette loro il Regno dei cieli (cfr Mt5, 3), non apre la strada a una spiritualizzazione deresponsabilizzata e a un’idealizzazione utopica del suo Vangelo. Esseri poveri in spirito significa conformarsi radicalmente alle intenzioni e alla sorte di Cristo. Ne segue che l’uomo spirituale, a differenza dell’uomo mondano, presta ascolto a quanto gli viene suggerito dallo Spirito di Dio, lo Spirito di Cristo (cfr 1 Cor 2, 14). Un discepolo di Cristo non deve legare il suo cuore alle ricchezze effimere, alla fugacità del potere e degli onori mondani. Egli è stato liberato dalla servitù dei falsi idoli per servire gli altri con tutti i suoi beni materiali e tutti i talenti del suo spirito e della sua mente, per diventare, come Gesù, «un uomo per gli altri» (Dietrich Bonhoeffer). Questa è la libertà autentica donataci da Cristo (cfr Gal 5, 1). Questo atteggiamento di povertà nello spirito intesa come libertà in Cristo accomuna le coppie sposate nel Signore, che giustamente si preoccupano anche del benessere materiale della famiglia, a quei cristiani che hanno emesso il voto di povertà. Questo carisma della volontaria e significativa povertà rimanda alla dipendenza di tutti da Dio e alla solidarietà con tutti i poveri, che si trovano in condizioni di bisogno materiale e spirituale.
Al di là di tutte le barriere sociali ed etiche, i credenti sono uniti in Cristo e fondano la loro speranza unicamente sul Dio uno e trino, che per mezzo della Chiesa prosere gue nella storia la sua opera di redenzione e liberazione, fino a completarla alla fine dei tempi. La Chiesa e noi tutti, suoi membri, siamo costantemente soggetti alla tentazione di presentarci al mondo come un’istituzione spirituale e sociale ben organizzata e indispensabile, al fine di ottenere il riconoscimento dei potenti e di chi forma le opinioni. Le strutture della Chiesa, i suoi sforzi culturali e caritativi e il suo patrimonio corrono così il rischio di diventare, da mezzi che dovrebbero essere, fini dai quali ci lasciamo dominare. Questo è il brutto spirito della mondanità e della brama di piacere agli uomini più che a Dio. Papa Francesco non si stanca mai di metterci in guardia da queste cose. Gesù ha promesso di mandarci l’aiuto del Padre. Lo Spirito di Dio è «lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi» ( Gv 14, 17).
Senza per questo cadere nell’altro estremo, che consiste in una spiritualizzazione e idealizzazione della fede e della Chiesa, dobbiamo superare la crisi del relativismo e del secolarismo che ha investito alcuni settori della Chiesa. Pessimismo e rassegnazione si superano per mezzo di una nuova fiducia nella Provvidenza divina, che alla fine volgerà ogni cosa al meglio. Invece dell’attivismo e di una mera professionalità tecnica, abbiamo bisogno dell’amore personale per Gesù Cristo e di un’adesione alla fede animata dal suo Spirito. Anche quando all’esterno siamo saldi nelle nostre convinzioni dogmatiche e nelle nostre pratiche religiose, spesso segretamente ci attacchiamo a certezze economiche o derivanti dal nostro potere istituzionale o dalla nostra posizione sociale, invece di donare la nostra vita nella missione per gli altri. «Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario!» (Eg 80), ci esorta Papa Francesco.
La Chiesa percorre la via del Vangelo quando si fa povera nella natura umana di Cristo per divenire ricca nella sua natura divina. Essa si lascia evangelizzare da Cristo nei poveri e porta ai poveri il Vangelo di Cristo (cfr Eg 198). Nel fuoco dell’amore per Cristo che vive negli affamati e negli assetati, al calore di tutte le opere della misericordia corporale e spirituale, l’iceberg della mondanità spirituale dovrà finalmente sciogliersi. Con l’annuncio del Vangelo a coloro che sono materialmente, umanamente o spiritualmente bisognosi, nonché a tutti quelli che hanno sete di giustizia, amore e vita eterna in Dio, la Chiesa adempie la sua missione di rendere presente Cristo al suo interno, per mezzo di martyria, leitourgia e diakonia.
*prefetto della Congregazione per la dottrina della fede