Un inno a una Chiesa gioiosa e vitale, capace di vivere nel silenzio delle case e nell’intimità del cuore ma anche in grado di diventare forza innovatrice per la costruzione di una società più giusta, che non si lascia fermare dalle privazioni. Ieri nel cuore spirituale di Cuba Benedetto XVI ha descritto così lo spirito che anima gli abitanti dell’isola, incoraggiandoli «a continuare a fondare la vita sulla roccia salda che è Gesù Cristo, a lavorare per la giustizia, ad essere servitori della carità e perseveranti in mezzo alle prove». Parole pronunciate sulla sommità dei 254 scalini che portano al Santuario della Virgen de la Caridad nel piccolo borgo minerario di El Cobre nel verde delle colline a pochi chilometri da Santiago de Cuba. Qui è custodita la statuetta della Madonna ritrovata 400 anni fa – anniversario che Ratzinger ha celebrato con la Messa a Santiago lunedì, cui hanno partecipato 200 mila persone – e che i cubani chiamano «la Mambisa », ha ricordato dal Papa. In questa nascosta «capitale spirituale » Ratzinger è arrivato ieri mattina (a metà pomeriggio in Italia) per un porgere il suo omaggio da «pellegrino della carità» all’interno di un breve ma intenso momento di preghiera. Migliaia i pellegrini che hanno atteso in festa l’arrivo del Pontefice all’esterno del santuario, dove è entrato accompagnato dal canto dell’Ave Maria. All’interno, tra i vescovi e i religiosi presenti, Ratzinger si è inginocchiato a lungo ai piedi della Vergine. Poi ha pronunciato la preghiera alla Madonna del Cobre composta in occasione dell’Anno giubilare per il 400° dell’immagine. Infine Benedetto XVI ha acceso un cero e si è fermato ancora in preghiera davanti alla Vergine mentre il coro e l’organo eseguivano il canto del Salve Regina. Dopo la benedizione finale il Papa è uscito dal santuario e ha tenuto un breve discorso, cui i presenti hanno risposto con applausi e canti. Parlando ai fedeli presenti all’esterno il Pontefice ha voluto far sapere esattamente le intenzioni per cui ha pregato la Vergine all’interno di quel modesto edificio, custode di una maestosa anche se discreta devozione: «Ho affidato alla Madre di Dio il futuro della vostra Patria – ha detto –, affinché avanzi nel cammino di rinnovamento e di speranza, per il maggior bene di tutti i cubani». Il Papa, insomma, si è fatto carico di tutta la storia e la situazione di Cuba: del suo passato, con il ricordo dei «cubani discendenti di coloro che giunsero qui dall’Africa» – aggiungendo un pensiero alla vicina Haiti, che condivide queste radici – , del suo presente, con la preghiera per «le necessità di coloro che soffrono, di coloro che sono privi di libertà, lontani dalle persone care o vivono gravi momenti di difficoltà», e il suo futuro, con l’abbraccio ideale ai giovani «affinché siano autentici amici di Cristo e non cedano alle proposte che lasciano tristezza dietro di sé». Un invito che poi Benedetto XVI ha esteso a tutti i cubani, invitandoli a perseverare nelle prove: «Che niente e nessuno vi sottragga la gioia interiore, così caratteristica dell’animo cubano». Ancora una volta Ratzinger ha dimostrato di aver ascoltato profondamente l’anima di Cuba.