Chiesa

IL DISCORSO ALLA CURIA ROMANA. Il Papa: «C'è un'ecologia umana»

lunedì 22 dicembre 2008
«L’anno che sta per concludersi è stato ricco di sguardi retrospettivi su date incisive della storia recente della Chiesa, ma ricco anche di avvenimenti, che recano con sé segnali di orientamento per il nostro cammino verso il futuro»: lo ha detto questa mattina in Vaticano il Papa rivolgendosi ai presuli, al personale religioso e laico della Curia Romana, in occasione del tradizionale incontro di fine anno prima del Natale. E ricco di riflessioni è stato il discorso del pontefice, di cui riassumiamo i punti salienti.La natura, l'etica, la Chiesa. «Le foreste tropicali meritano, sì, la nostra protezione, ma non la merita meno l'uomo come creatura, nella quale è iscritto un messaggio che non significa contraddizione della nostra libertà, ma la sua condizione», ha poi sottolienato il Pontefice sottolineando la necessità che accanto all'impegno per la difesa della natura «ci sia qualcosa come una ecologia dell'uomo, intesa nel senso giusto». «Nella fede circa la creazione - spiega - sta il fondamento ultimo della nostra responsabilità verso la Terra. Essa non è semplicemente nostra proprietà che possiamo sfruttare secondo i nostri interessi e desideri. È piuttosto dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci e con ciò ci ha dato i segnali orientativi a cui attenerci come amministratori della sua creazione». Ma «il fatto che la Terra, il Cosmo, rispecchino lo Spirito creatore, significa pure che le loro strutture razionali che, al di là dell'ordine matematico, nell'esperimento diventano quasi palpabili, portano in sé anche un orientamento etico». E in quanto «la fede nel Creatore è una parte essenziale del Credo cristiano, la Chiesa - afferma Ratzinger - non può e non deve limitarsi a trasmettere ai suoi fedeli soltanto il messaggio della salvezza. Essa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l'acqua e l'aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere anche l'uomo contro la distruzione di se stesso».Il termine «gender». «Non è una metafisica superata - ha detto il pontefice -, se la Chiesa parla della natura dell'essere umano come uomo e donna e chiede che quest'ordine della creazione venga rispettato. Qui si tratta di fatto della fede nel Creatore e dell'ascolto del linguaggio della creazione, il cui disprezzo sarebbe un'autodistruzione dell'uomo e quindi una distruzione dell'opera stessa di Dio». Per papa Ratzinger, «ciò che spesso viene espresso ed inteso con il termine "gender", si risolve in definitiva nella autoemancipazione dell'uomo dal creato e dal Creatore. L'uomo vuole farsi da solo e disporre sempre ed esclusivamente da solo ciò che lo riguarda».Il matrimonio tra uomo e donna. «Grandi teologi della Scolastica - ha spiegato il Papa - hanno qualificato il matrimonio, cioè il legame per tutta la vita tra uomo e donna, come sacramento della creazione, che lo stesso Creatore ha istituito e che Cristo - senza modificare il messaggio della creazione - ha poi accolto nella storia della sua alleanza con gli uomini». Dunque «fa parte dell'annuncio che la Chiesa - ha detto ancora il Pontefice - deve recare la testimonianza in favore dello Spirito creatore presente nella natura nel suo insieme e in special modo nella natura dell'uomo, creato ad immagine di Dio». «Partendo da questa prospettiva - ha aggiunto - occorrerebbe rileggere l'Enciclica Humanae vitae: l'intenzione di Papa Paolo VI era di difendere l'amore contro la sessualità come consumo, il futuro contro la pretesa esclusiva del presente e la natura dell'uomo contro la sua manipolazione».«La Gmg non è un festival rock e il Papa non è una star». Nel discorso il Papa è tornato anche su alcuni eventi significativi dell'anno passato, in particolar modo sulla Gmg di Sydney. «L'Australia - rileva il Pontefice nel suo discorso alla Curia - mai prima aveva visto tanta gente da tutti i continenti come durante la Giornata Mondiale della Gioventù, neppure in occasione dell'Olimpiade. E se precedentemente c'era stato il timore che la comparsa in massa di giovani potesse comportare qualche disturbo dell'ordine pubblico, paralizzare il traffico, ostacolare la vita quotidiana, provocare violenza e dar spazio alla droga, tutto ciò si è dimostrato infondato». Nel discorso rivolto a cardinali e vescovi della curia romana il Pontefice ha invece descritto le Gmg come una «festa della gioia». «Analisi in voga tendono a considerare queste giornate come una variante della moderna cultura giovanile, come una specie di festival rock modificato in senso ecclesiale con il Papa quale star - ha osservato papa Ratzinger -. Con o senza la fede - ha proseguito - questi festival sarebbero in fondo sempre la stessa cosa, e così si pensa di poter rimuovere la questione su Dio. Ci sono anche voci cattoliche che vanno in questa direzione valutando tutto ciò come un grande spettacolo, anche bello, ma di poco significato per la questione sulla fede e sulla presenza del Vangelo nel nostro tempo. Sarebbero momenti di una festosa estasi, che però in fin dei conti lascerebbero poi tutto come prima, senza influire in modo più profondo sulla vita». Invece, ha ricordato il pontefice, «il Papa non è la star intorno alla quale gira il tutto. Egli è totalmente e solamente Vicario».