Dialogo. Il Papa ai giovani di Taizé: il male non ha l’ultima parola nella storia
Uno dei precedenti incontri di preghiera della comunità di Taizé
In migliaia da tutta Europa, giovani ortodossi, protestanti e cattolici. Insieme, dal 28 dicembre al 1° gennaio, per dire no a chi semina odio e disprezzo dell’altro. Per dire che “il male non ha l’ultima parola nella nostra storia”.
È papa Francesco a dare con queste parole il benvenuto ai giovani che hanno deciso di lasciare i loro “divani” di casa – così si legge nel suo messaggio – per partecipare al “pellegrinaggio della fiducia sulla terra”, ogni anno in una città diversa d'Europa. Quest’anno è a Riga, capitale della Lettonia, che tantissime famiglie hanno deciso di aprire le loro case per ospitare i giovani pellegrini da tutta Europa. “Ortodossi, protestanti e cattolici – è l’augurio di papa Francesco -, con queste giornate vissute all'insegna di una reale fraternità, voi esprimete il desiderio di essere protagonisti della storia, di non lasciare che siano gli altri a decidere del vostro futuro”.
A Riga, i giovani non lasceranno fuori dalla porta dei loro cuori i problemi che stanno scuotendo il mondo e l’Europa, l’attentato di Berlino, l’attacco kamikaze in una Chiesa copta ortodossa in Egitto, l’Ucraina.
I giovani hanno scelto come tema dell’incontro europeo: “Insieme per aprire cammini di speranza”, tema del 39esimo incontro europeo promosso dalla comunità ecumenica di Taizé. Un appuntamento a cui guardano con fiducia i leader religiosi e politici d’Europa e del mondo.
Come riporta la Radio Vaticana, il Papa ripete ai ragazzi di Riga quanto ha scritto al termine del Giubileo nella Lettera “Misericordia et Misera”: “È il tempo della misericordia per tutti e per ognuno, perché nessuno possa pensare di essere estraneo alla vicinanza di Dio e alla potenza della sua tenerezza”.
In un'intervista al Sir, frère Alois, il priore della comunità di Taizé ha sottolineato che a Riga, «durante il nostro incontro europeo, farò un appello perché attraverso la colletta di Taizé che noi chiamiamo “operazione speranza”, possiamo con i nostri doni esprimere la nostra solidarietà alle persone che vivono ad Aleppo e a Mosul».
E in un altro passaggio della stessa intervista, il priore della comunità di Taizé si è soffermato sui talenti e le potenzialità dei giovani ma anche su come sia possibile educare alla responsabilità, alla pace, alla speranza: «Dando loro fiducia. Dando loro delle responsabilità» ha affermato frère Alois. «Gli incontri di giovani che facciamo a Taizé o in altre parti del mondo, sono sostenuti da loro. C’è una grande generosità nei giovani che non chiede altro di concretizzarsi. È essenziale anche aiutarli ad approfondire la loro fede, la loro fiducia esistenziale in Dio. Per resistere alla instabilità angosciante della nostra epoca, occorre avere radici profonde e queste radici hanno bisogno di tempo per svilupparsi a poco a poco».
Con le parole di Francesco ai giovani in pellegrinaggio sono giunti anche i messaggi del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e del patriarca ortodosso di Mosca Kirill, insieme alla vicinanza espressa dai leader della Chiesa anglicana e luterana, l'arcivescovo Justin Welby e il pastore Olav Fykse Tveit.