Giornata del dialogo. «In tempi di pandemia, guerra e crisi» avere uno sguardo nuovo
“Questi anni di pandemia, il dramma della guerra, la crisi energetica ecologica ed economica hanno messo a nudo le crepe delle organizzazioni sociali, economiche e anche religiose, aprendo a potenziali inquietanti scenari di complessa interpretazione. Ci hanno fatto toccare con mano la nostra debolezza e ci hanno messo di fronte all’incostanza nel rispondere alla Parola di speranza che Dio rivolge alla vita. Ma Isaia ci invita a guardare oltre, per scorgere la saldezza di qualcosa di incrollabile: la sua Promessa”. È il cuore del messaggio – reso noto oggi dalla Cei – che quest’anno la 34ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei (17 gennaio 2023) intende dare scegliendo come tema il passo del profeta Isaia, “Uno sguardo nuovo”.
“La stagione che stiamo vivendo – si legge nel testo scritto dalla Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo -, segnata dall’auspicata uscita dalla pandemia che per lungo tempo ha fiaccato la vita del Paese, comprese le comunità di fede, ci spinge a interrogarci a fondo sulla nostra presenza nella società come uomini e donne credenti nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe”. Il passo di Isaia “è un annuncio di consolazione per il popolo, chiamato a stare saldo nella fiducia che il suo Signore non lo abbandonerà”. “Dio agisce oltre noi, oltre le nostre comunità”, continua il messaggio.
“Dobbiamo quindi impegnarci insieme in un lavoro di ascolto e di discernimento per trovare il Signore là dove sta operando, al di là delle nostre attese e dei nostri progetti”. La Commissione Cei si rivolge alle comunità ebraiche: “Siamo desiderosi di collaborare con le comunità ebraiche per generare gesti concreti di pace e di solidarietà”. “Rinnoviamo l’impegno a progredire nel dialogo, nella conoscenza e nella collaborazione”, scrive la Cei, “indagando nuovi percorsi, creando sentieri per costruire insieme un futuro di speranza, portando il nostro servizio nella società e nelle città. In questo modo ci impegniamo a curare il nostro sguardo: da uno sguardo pauroso, sospettoso e stanco, a uno sguardo coraggioso, fiducioso, vitale”.