«È un evento che da uomo di scienza definisco 'insolito'. È come se avessimo tutti utilizzato una macchina del tempo e fossimo tornati al 2005, quando ho visitato la signora Raco per la prima volta, e quando il quadro clinico era molto diverso». Adriano Chiò dirige il Centro per la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino. È uno dei massimi conoscitori italiani di questa grave patologia, e ne ha seguito l’evoluzione sul corpo di Antonietta Raco.
Professore, qual è il quadro clinico attuale della signora? L’ho sottoposta a una visita neurologica e a una spirometria per valutare la funzionalità polmonare rilevando una netta modificazione del quadro clinico in senso positivo. La signora a giugno era su una sedia a rotelle da dove poteva solo alzarsi e restare in piedi con l’ausilio di supporti, ma senza riuscire a camminare. Oggi cammina liberamente.
I sintomi sono dunque del tutto scomparsi? Direi che le è rimasto un lieve disturbo all’arto inferiore di sinistra e alla mano sinistra.
L’evoluzione della malattia in questi ultimi anni poteva far presagire un miglioramento? Normalmente questo tipo di malattia non ha miglioramenti perché provoca la perdita di neuroni. Può al massimo avere dei periodi di stasi, cioè delle fasi senza peggioramenti. Stando così le cose posso dire di non aver mai assistito a nulla di simile nella mia carriera. Tanto più perché a giugno la signora stava addirittura peggiorando.
È per questo che voleva vederla prima delle altre consuete visite? Sì. Pochi mesi fa avevamo constatato dei peggioramenti riguardanti la deglutizione. Quindi volevo vederla in anticipo rispetto alla scadenza ordinaria dei sei mesi. E anche queste ultime difficoltà oggi mi sembrano superate.
Quando si potrà parlare di guarigione? Ho ordinato un’altra serie di esami: una nuova spirometria, un’elettromiografia, gli studi dei potenziali evocati. Lei ha ancora un piccolo disturbo, quindi non sospenderò l’osservazione. Insomma, ho bisogno di ulteriori accertamenti.
Cosa le lascia questa vicenda? Per uno come me, a contatto tutti i giorni con pazienti che evolvono negativamente, questa vicenda, umanamente parlando, significa gioia e speranza. Mi creda: ci vorrà del tempo per gestire questa emozione.