Inghilterra. Lo storico John Morrill sacerdote a 78 anni: «Così è cambiata la mia vita»
L'ordinazione sacerdotale di John Morrill nella cattedrale di Norwich
«Non posso fare a meno di sottolineare quanto sia toccante il fatto che il più famoso studioso di Cromwell al mondo stia per essere ordinato sacerdote cattolico». Chi fosse entrato per caso lo scorso 21 settembre nella Cattedrale di Norwich e avesse sentito anche solo queste parole dell’omelia del vescovo Peter Collins avrebbe capito che l’occasione era più che singolare, si può dire eccezionale. L’uomo a cui il pastore della diocesi di East Anglia si stava rivolgendo, seduto in camice bianco ai piedi dell’altare, era John Morrill, storico insigne, docente emerito all’Università di Cambridge, un’autorità sulla guerra civile inglese e in particolare sul leader dei puritani Oliver Cromwell. All’età di 78 anni, sotto gli occhi delle sue quattro figlie e di centinaia di fedeli, Morrill è diventato presbitero. «La seconda svolta della mia vita» ci dice al telefono.
Qual è stata la prima svolta, professore e ora reverendo Morrill?
La conversione al cattolicesimo. Sono nato nel 1946 vicino a Manchester in una famiglia anglicana. Mio padre lo vedevo spesso inginocchiato accanto al letto a pregare, mia madre era una persona meno devota ma molto impegnata in parrocchia. Io però ho perso la fede quando ero studente universitario a Oxford. Ero arrabbiato con Dio perché non esisteva e volevo che esistesse, ma non riuscivo a trovarlo. Ho passato diverso tempo senza riuscire a entrare in una chiesa.
Che cosa l’ha cambiata?
Mia moglie ha avuto un grande ruolo, che ho capito meglio con il tempo. Ci siamo incontrati a Oxford quando avevamo vent’anni, nel 1966. Nel giro di tre mesi ci siamo fidanzati, dopo due anni ci siamo sposati. Lei era cattolica. Per il matrimonio, che è stato celebrato con il rito misto, fui però io a chiederle se e a celebrarlo poteva essere un domenicano che avevo conosciuto, padre Geoffrey Preston. Io vivevo in una residenza anglicana che stava vicino al priorato dei domenicani e qualche volta al pub lì vicino si vedevano anche loro. Così il nostro matrimonio fu celebrato da un domenicano, in una chiesa dei gesuiti con un discorso tenuto da un pastore anglicano.
John Morrill insieme alle figlie e al vescovo Peter Collins - Web
Cosa è successo poi per farla approdare al cattolicesimo?
Quando mia moglie andava a Messa io restavo a casa, senza problemi, non ho mai cercato di dissuaderla dal seguire la sua fede, anzi in fondo la invidiavo. Ero diventato amico con padre Preston, che ogni tanto andavo a trovare, un tipo fisicamente imponente, caloroso e accogliente. Gli esponevo i miei problemi, i miei ragionamenti, ma più che discutere con me lui mi ascoltava, forse perché aveva capito che dal mio groviglio mentale non sarei uscito per via puramente intellettuale. Ogni volta che lo lasciavo mi sentivo meglio ed era il motivo per cui tornavo poi a trovarlo. Nel 1977, quando aveva solo 41 anni, io ne avevo 31, padre Preston morì, per un arresto cardiaco dopo un intervento chirurgico. Al suo funerale mi colpì il fatto che anche in chiesa si percepiva quel senso di pace che provavo quando stavo con lui. All’istante mi resi conto che quando parlavo con quel domenicano stavo parlando con Dio. Era Dio che stava ad ascoltarmi. Quello fu un momento di conversione. Sono stato accolto nella Chiesa cattolica l’8 dicembre del 1977.
A quando risale invece la sua vocazione di storico?
Ho avuto molti buoni insegnanti alla grammar school, me ce ne fu uno che mi fece appassionare alla storia. A sedici anni sapevo che non c’era nient’altro che avrei voluto studiare. Quell’insegnante era figlio di un minatore, era cresciuto in condizioni molto difficili, ma aveva ottenuto una borsa di studio per Oxford e aveva sempre desiderato poter mandare qualche studente al suo vecchio college di Oxford. Fu lui che mi disse: “Penso che ti piacerebbe andare al Trinity College”, e così feci. Fu lui anche a introdurmi allo studio di Oliver Cromwell.
La sua conversione al cattolicesimo le causò problemi nel mondo accademico?
Quando mi convertii ero assistente a Cambridge. Il master del college dove mi trovavo mi scrisse una lettera piuttosto sgradevole. Il cappellano del mio college di Oxford gli aveva garantito che ero un buon anglicano. Lui pensava che i cattolici non avrebbero dovuto avere ruoli di tutoraggio nei confronti degli studenti, ruolo a cui dovetti rinunciare.
Quale parte della storia dell’Inghilterra come potenza anticattolica le causa più sofferenza?
La distruzione e il saccheggio dei monasteri, oltre 800, le terribili bugie che furono raccontate sulla corruzione nei monasteri. I monasteri offrivano assistenza ai pellegrini, ai viandanti, davano ospitalità gratuita. Nel 1530 fornivano quasi tutti i servizi educativi e sociali del Paese. E furono annientati da un re paranoico nei loro confronti perché appartenevano a ordini religiosi internazionali su cui lui non poteva avere il controllo che aveva sul clero secolare.
E Cromwell?
La figura di Cromwell è più complessa di quanto molti pensino. Aveva una profonda fede e cercò di vivere in base ad essa. Pur non condividendone la forma, da cattolico, ho però potuto coglierne l’autenticità. Ciò che gli inglesi fecero in Irlanda in quel periodo fu grave, per altro non meno di vicende che vediamo accadere anche oggi. Ad esempio nel 1641 il 60% delle terre irlandesi era di proprietà dei cattolici, nel 1660 la percentuale era scesa al 20: il 40% era stato tolto ai cattolici e dato ai coloni protestati. Tuttavia, Cromwell non è da biasimare personalmente per tutto ciò che fu commesso allora. Cercò in molti modi di limitare la portata di ciò che avveniva e lo fece in virtù della sua fede cristiana.
Come è maturata in lei l’idea del sacerdozio?
Nel 1996 sono diventato diacono permanente, un ministero in cui ho sempre creduto molto. Per questo quando mia moglie è morta, nel 2006, ho resistito alla proposta del vescovo di diventare sacerdote. Mi sembrava, accettando, di accreditare l’idea che i diaconi sono persone frustrate, che vorrebbero diventare preti ma non possono. Non era il mio caso. C’è stato un lungo discernimento, che è passato anche per il parere delle mie figlie. Un passaggio decisivo è stato il ritiro spirituale che ho trascorso a Mount St. Bernard, l’unico monastero dei cistercensi della stretta osservanza – i trappisti – in Inghilterra. Un monaco di grande esperienza, che vive lì dal 1964, mi chiese cosa avessi intenzione di fare in quei giorni. Io dissi che avevo portato dei libri con me, che avrei letto, fatto lunghe passeggiate. “Non leggerai nulla, tu starai da solo con Dio” mi rispose. Vicino alla foresteria c’è la ricostruzione di un Calvario con un grande crocifisso. Ho passato molto tempo semplicemente a guardarlo. È stata un’esperienza potente.
Come ha vissuto la sua prima Messa da sacerdote?
È stato emozionante. Volevo in qualche modo che anche mia moglie fosse presente. Lei aveva una voce molto bella, così per la processione finale ho usato una registrazione che avevo di lei che cantava un brano composto da padre Joseph Gelineau, religioso francese che negli anni ’60 era molto popolare nella musica sacra, sul cantico dei tre giovani gettati nella fornace dal re Nabucodonosor, nel Libro di Daniele: una celebrazione di Dio e di tutto ciò che ha fatto per noi nella creazione.