Presentiamo l’articolo del presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione tratto da 'Luoghi dell’Infinito' di dicembre, in edicola martedì 1 nella forma di una monografia dedicata al Giubileo.«Ci sono dei momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell'agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Msericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti» (MV 3). Con queste parole papa Francesco, nella bolla
Misericordia Vultus, ha annunciato la celebrazione dell'Anno Santo della Misericordia. Il Santo Padre, infatti, in un momento storico spesso dominato dalla prepotenza, dall'odio e dalla violenza dilagante, ha ritenuto necessario che tutta la Chiesa volgesse la sua attenzione verso la misericordia per metterla, in maniera reale, al centro della sua azione. Solitamente il Giubileo è fissato ogni venticinque anni, oppure in riferimento ad altre scadenze significative, come nel 1933 e nel 1983 per l'anniversario della Redenzione. Questa volta, invece, papa Francesco non ha voluto legare il Giubileo a un anniversario particolare ma, in maniera esclusiva e unica, a una tematica. Anche se questo Anno Santo non rispetta la scadenza dei venticinque anni, il giorno in cui inizierà, l’8 dicembre 2015, è comunque significativo per la Chiesa. Cinquant’anni fa, infatti, proprio in questa data si chiudeva il Concilio Vaticano II. Papa Francesco, quindi, con tale ricorrenza, vuole inserire il Giubileo della Misericordia, oltre che nella millenaria storia degli Anni Santi, anche nel solco del Vaticano II perché rappresenti un'ulteriore tappa del percorso da esso indicato. Anche il Concilio, del resto, aveva avuto la misericordia come suo punto importante. San Giovanni XXIII alla sua apertura diceva infatti: «Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore... La Chiesa Cattolica, mentre con questo Concilio Ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da b ontà verso i figli da lei separati». Allo stesso modo, poi, il beato Paolo VI affermava alla sua conclusione: «Vogliamo piuttosto notare come la religione del nostro Concilio sia stata principalmente la carità... L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio... Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno. Riprovati gli errori, sì; perché ciò esige la carità, non meno che la verità; ma per le persone solo richiamo, rispetto ed amore. Invece di deprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi; invece di fùnesti presagi, messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo: i suoi valori sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette... Un’altra cosa dovremo rilevare: tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità». Papi entrambi ripresi e citati nella
Misericordiae Vultus (n.4). Se l’annuncio del Giubileo, fatto inaspettatamente da papa Francesco il 13 marzo scorso, ha colto tutti di sorpresa, non deve però stupire la scelta della tematica della misericordia. Questa, infatti, è stata da subito al centro della predicazione e dell’insegnamento del Santo Padre. Emblematiche, a riguardo, sono le sue parole nella prima santa Messa da Papa a Sant’Anna: «Il Signore mai si stanca di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono », così come quelle, poco dopo, nel suo primo Angelus: «Il volto di Dio è quello di un Padre misericordioso» (
Misericordiae Vultus). In seguito papa Francesco, nei suoi gesti e nei suoi scritti, ha sempre indicato la misericordia come l'elemento fondativo dellafede cristiana, l’«architrave che sorregge la vita della Chiesa» (
). Il motto scelto per questo Anno Santo, ripreso dal brano di Le 6,36, è significativo: 'Msericordiosi come il Padre'. Questo vuole indicare come il Giubileo non richiami semplicemente a contemplare la misericordia di Dio, ma piuttosto, una volta sperimentatala in prima persona, a metterla in pratica. Il Giubileo, anzitutto, ci chiama a una vera conversione di vita.La misericordia, infatti, come ci ricorda più volte il Papa, non è una dottrina da imparare, ma una persona da incontrare e un volto da contemplare: «In questo Anno Santo, potremo fare l'esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell'indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l'olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l'attenzione dovuta. Non cadiamo nell'indifferenza che umilia, nell'abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge» (MV 15). Questo Anno Santo, quindi, vuole dare un segno di come la misericordia di Dio non ha limiti e vuole essere realmente sperimentata da tutti. Questo è sottolineato anche dal desiderio di papa Francesco che il Giubileo, oltre che a Roma, sia vissuto nella vita ordinaria di tutte le diocesi del mondo. Per questo egli ha voluto che, oltre alle tradizionali Porte Sante delle basiliche papali, ogni diocesi abbia una propria Porta della Misericordia (cfr. MV 3). Per dare un segno di quanto sia importante il Giubileo nelle diocesi, il Papa aprirà oggi la Porta Santa nella cattedrale di Bangui, durante il suo viaggio nella Repubblica Centrafricana. Sulla stessa linea, il Santo Padre, nella lettera che mi ha indirizzato per chiarificare alcune questioni relative all’indulgenza, ha concesso che i carcerati possano ottenerla ogni qual volta attraverseranno la porta della loro cella che, per loro, diventerà una vera e propria Porta Santa. Allo stesso modo, un segno peculiare dell’Anno Santo saranno i Mssionari della Misericordia: mille sacerdoti, provenienti da varie parti del mondo, a cui il mercoledì delle ceneri il pontefice darà il mandato di essere segno reale della misericordia del Padre che vuole raggiungere ogni persona. Questi, infatti, ritornati nei loro Paesi, potranno essere chiamati dai vescovi diocesani per confessare, predicare e animare le varie iniziative legate proprio al Giubileo (cfr. MV 18). Prepariamoci quindi a vivere al meglio questo Anno cercando dimettere al centro della nostra esistenza la misericordia e facciamo nostre le parole di papa Francesco a conclusione della
Misericordiae Vultus: «In questo Anno Giubilare la Chiesa si faccia eco della Parola di Dio che risuona forte e convincente come una parola e un gesto di perdono, di sostegno, di aiuto, di amore. Non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e perdonare. La Chiesa si faccia voce di ogni uomo e ogni donna e ripeta con fiducia e senza sosta: 'Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre' (Sai 25,6)» (MV 25).
* Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione