Testimoni. Il "cammino" di Carmen Hernández, prima tappa verso la beatificazione
A Madrid l’apertura della fase diocesana del processo di beatificazione di Carmen Hernández Barrera
Si è svolto domenica a Madrid, alla presenza del pastore dell’arcidiocesi, il cardinale Carlos Osoro Sierra, l’atto di apertura della fase diocesana del processo di beatificazione di Carmen Hernández Barrera (1930-2016), iniziatrice con Kiko Argüello del Cammino neocatecumenale. Il postulatore Carlos Metola – a nome dall’Equipe internazionale del Cammino, Kiko, padre Mario Pezzi e Ascensión Romero – ha chiesto che la Chiesa riconosca il grado eroico delle virtù cristiane di Carmen, declinate a servizio della nuova evangelizzazione. Alla lettura della petizione hanno presenziato più di 2.000 persone provenienti da tutto il mondo (il Cammino è in 135 nazioni). All’evento che si è svolto nell’Università Francisco de Vitoria hanno assistito anche i cardinali Antonio Maria Rouco, arcivescovo emerito di Madrid, e Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo, assieme a 41 vescovi. Il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, ha inviato un messaggio in cui ha auspicato che «il consumarsi di Carmen fino alla fine per portare ad ogni parte l'annuncio del Vangelo, continui a essere un modello di riferimento per tutti voi e per tutta la Chiesa».
Il provvidenziale intreccio tra la storia di Carmen, il suo anelito alla missione sull’esempio di san Francesco Saverio, vissuto dalla tenera età, e la missione di Kiko è emerso chiara-mente nel discorso con cui l’iniziatore del Cammino ha aperto l’evento: « Il Signore ha unito Carmen e me, per più di 50 anni, in una meravigliosa missione di evangelizzazione», in «un lavoro non fatto a tavolino ». «Ciò che è stato elaborato per iscritto nel Concilio Vaticano II, lo abbiamo visto accadere con i poveri nelle baracche di Palomeras per opera dello Spirito Santo», che suscitava perdono, amore, comunione. «Sia io che Carmen siamo stati testimoni della presenza e dell’azione di Dio nell’evangelizzazione».
Metola ha descritto le virtù di Carmen: grande amore a Cristo, alla preghiera delle ore, tutte, ai sacramenti, al Papa, ai Padri della Chiesa, alla Sacra Scrittura approfondita nel periodo vissuto in Israele, poi l’aiuto dato a Kiko, anche nella correzione fraterna, accettando di stare in secondo piano. Infine un amore speciale alle persone in difficoltà spirituale. Lei che aveva avuto un incontro con il mistero della croce nella non ammissione ai voti perpetui nell’istituto religioso femminile in cui pensava che confluisse la sua vocazione missionaria. Ma provvidenzialmente ciò la portò ad incontrarsi nelle baracche di Palomeras Altas con Kiko che aveva ricevuto l’ispirazione a creare comunità cristiane che vivevano in umiltà, semplicità e lode.
Decisivo in quell’incontro fu l’intervento dell’arcivescovo di Madrid, Casimiro Morcillo. Carmen ha vissuto con pazienza le numerose sofferenze fisiche degli ultimi anni della sua vita. Ha sperimentato periodi di notte oscura, seppure la luce abbagliante del Tabor è stato un tratto dominante della sua vita. Nell’intervento conclusivo il cardinale Osoro ha sottolineato il profondo amore di Carmen per la Chiesa, e in particolare per il Papa, il suo coraggio di parlare senza timore del Vangelo: «Le sue parole, talvolta molto dure, nascevano dalla convinzione che solo la verità libera l'uomo, e Cristo è la verità», ed infine il suo insegnamento sull’importanza delle donne nel donare la vita, nella società e nella Chiesa.
Ad esprimere artisticamente la dimensione di fede dell’evento e della vita di Carmen sono state eseguiti due poemi sinfonici composti da Kiko: “Aquedà” e “Figlie di Gerusalemme”.