Chiesa

La storia. Il beato Carlo d'Asburgo, l'imperatore che ebbe il "coraggio della pace"

Alvise Sperandio lunedì 21 ottobre 2024

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«Farò tutto ciò che è in mio potere per bandire gli orrori e i sacrifici della guerra il prima possibile, e per ridare al mio popolo la benedizione della pace amaramente mancata». A vent’anni dalla beatificazione proclamata da Giovanni Paolo II, avvenuta il 3 ottobre 2004, è uscito il nuovo libro «Carlo d'Asburgo e il coraggio della pace nella Grande Guerra. La vita e i tempi dell’ultimo Imperatore d’Austria (Carlo I) e Re d’Ungheria (Carlo IV), 1887-1922» (512 pagine, Gaspari Editore), scritto dal professor Roberto Coaloa, docente all’Università Sorbonne di Parigi con don Marco Eugenio Brusutti, sacerdote della diocesi di Trieste e presidente della Fondazione Brusutti. Dieci capitoli, più le conclusioni, con la prefazione del cardinale Angelo Comastri e la postfazione di Martino d’Austria-Este, nipote del beato Carlo, per ripercorre, e riscoprire con tanto materiale inedito, la figura dell’ultimo imperatore, di cui oggi ricorre la memoria liturgica.

«Fu l’unico sensibile alle parole di papa Benedetto XV che, riferendosi alla prima Guerra mondiale, parlò di inutile strage», spiegano gli autori. Alla stessa espressione si richiama Comastri: «Ora, proprio mentre il mondo vive l’orrore di tante guerre, è opportuno riflettere sulla figura di questo uomo di pace, di questo uomo dal cuore grande, spalancato all’amore per il prossimo, che sapeva guardare al futuro e che riuscì a trasformare la sua famiglia in piccola chiesa domestica. Ancora molto si potrà e dovrà scrivere di questo illuminato monarca, di questo indiscusso eroe dell’era contemporanea che ci auguriamo possa presto essere riconosciuto santo perché continuano a pervenire notizie di eventi straordinari per sua intercessione che forse verranno riconosciuti come miracoli».

Coaloa e don Brusutti ricordano che Carlo disse: «Come imperatore devo dare il buon esempio. Se tutti esercitassero i loro doveri cristiani, non avremmo tanto odio e tanta miseria nel mondo». E lo definiscono «sovrano illuminato, ha fatto tutto ciò che ha potuto per la pace; testimone con la sua vita di essere un cristiano che la “C” maiuscola”, sempre attento ai poveri e dedito alla carità, come quando decise di donare tutte le sue camicie ai bisognosi».

Il 31 dicembre 1918, l’imperatore non volle mancare a Vienna alla celebrazione del Te Deum e a chi gli chiedeva perché lo facesse, dopo aver perso tutto, potere per primo, rispose: «I miei popoli hanno finalmente la pace e per questo voglio ringraziare Dio».

Carlo d’Asburgo sposò nel 1911 Zita di Borbone-Parma il 21 ottobre, giorno scelto per la sua memoria liturgica; nel 1916 succedette a Francesco Giuseppe quale imperatore d’Austria e poi anche re d’Ungheria. Morì in esilio nell’isola di Madera nel 1922, invocando Gesù nella sua ultima preghiera.

Il libro è anche il frutto delle ricerche condotte nei Royal Archives che hanno svelato lettere personali e nuovi documenti che Carlo scrisse al re d’Inghilterra Giorgio V, il quale, dopo il crollo dell’impero, si prodigò per salvare lui e la moglie per non replicare la storia dei Romanov, massacrati dai bolscevichi nel 1918.

«Fin dall'inizio – disse Giovanni Paolo II proclamandolo beato – l'Imperatore Carlo concepì la sua carica come servizio santo ai suoi popoli. La sua principale preoccupazione era di seguire la vocazione del cristiano alla santità anche nella sua azione politica. Per questo, il suo pensiero andava all'assistenza sociale. Sia un esempio per noi tutti, soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica!». Parole che testimoniano l'attualità della figura di Carlo d'Asburgo.