Il tema. Siamo tutti mistici? Così la "ricerca di Dio" c'insegna a stare al mondo
Un momento del convegno di Assisi sulla mistica
«Se il mistico è colui che assume la consapevolezza di Dio nel suo essere e nella sua vita, la preghiera ne coglie un duplice aspetto: il primo è il riconoscere il dono di Dio, il secondo è il desiderio di unione. Ormai si è quasi del tutto superata l’equazione mistica uguale a fenomeni mistici e si parla di vita mistica, dono gratuito di Dio Trinità che non solo ci ha creati a sua immagine, ma ha perfezionato la somiglianza con lui attraverso il Verbo incarnato. Certo, la consapevolezza dell’essere sempre con Dio non è automatica: si fanno sempre i conti con la propria libertà». Lo ha chiarito Maria Rosaria Del Genio, esperta in storia della mistica, introducendo i lavori del VII Convegno internazionale di mistica cristiana svoltosi ad Assisi a fine settembre, incentrato sul tema “Mistica e preghiera. Per un dialogo nel mondo”.
«I mistici dei quali si è parlato lungo i secoli hanno delle costanti: umiltà, silenzio interiore e spesso esteriore, ritirarsi sul monte, condivisione», ha ricordato la studiosa, che ha voluto dare il suo contributo a questo appuntamento anche se non ha potuto partecipare in presenza. Approfondendo il senso della vita mistica, ovvero del rapporto con Dio attraverso la preghiera e la propria dimensione spirituale, la pedagogista Anna Maria Pezzella – docente alla Pontificia Università Lateranense di Filosofia dell’educazione, Istituzioni di pedagogia, Antropologia e filosofie della persona – ha ripercorso il pensiero e gli studi della filosofa Edith Stein, diventata santa Teresa Benedetta della Croce martire ad Auschwitz (1891-1942), monaca carmelitana scalza a cui ha dedicato numerosi saggi: «Nel suo percorso speculativo ci fa vedere in cosa consiste l’apertura al divino con due percorsi, uno filosofico e uno spirituale. Il primo offre risposte ad alcune domande, ma nessuna certezza», mentre «lo spirito rende differente l’essere umano da tutti gli altri esseri viventi: l’io è abitato da Dio, realtà superiore che ne è il fondamento e si rivela come creatore e redentore. Stein dice in sostanza: se compiamo una rigorosa analisi antropologica, scopriamo che l’essere umano è ontologicamente aperto al divino e per comprendersi pienamente, per rispondere ai suoi quesiti esistenziali, ha necessità della Rivelazione che fornisce risposte certe, certezza che manca alla filosofia e alla scienza, le cui risposte rimangono nell’ambito del possibile». Dunque, ha concluso la professoressa Pezzella, «il compito della filosofia cristiana è quello di preparare alla fede: strada da condividere anche con i non credenti, che possono sempre usare la ragione per confutare quello che non condividono e ritengono solo come ipotesi».
C’è chi ha raggiunto un’unione mistica con il Signore vivendo accanto ai musulmani, come testimonia la venerabile Magdeleine Hutin, fondatrice nel 1939 delle Piccole sorelle di Gesù: folgorata dall’esperienza di Charles de Foucauld, in Algeria fra poveri e nomadi che non esiterà a definire cofondatori della nuova congregazione, «durante un’intensa esperienza spirituale la Vergine Maria le offre dalle sue stesse mani il Bambino Gesù. Una profonda esperienza mistica: proprio quando si sta immergendo nella realtà dell’Islam che proclama Dio come il grande, Lui si rivela come il più piccolo e lei lo scopre nell’umiltà», ha ricordato piccola sorella Paola Francesca, da un decennio impegnata nella causa di beatificazione della fondatrice che ha conosciuto personalmente, dopo aver vissuto per oltre 35 anni in Medio Oriente, in particolare in Siria. La religiosa ha speso la sua esistenza «alla ricerca del volto di Dio, arricchita dal dialogo interreligioso, confrontata con il mondo musulmano, con le radici nel carisma ricevuto dalla venerabile piccola sorella Magdeleine», ha raccontato. «Ho lavorato in vari centri per persone con disabilità, ottimo luogo di dialogo interreligioso: assistendo per otto anni anziani non autosufficienti e bambini, mi sono accorta che i più piccoli e sofferenti stavano al centro e con i responsabili della struttura ci siamo confrontati sul tema della sofferenza del giusto, della nostra piccolezza davanti al mistero della vita. Mi sentivo profondamente sorella non solo nella comune umanità, ma nella comune ricerca di Dio: chi ha una fede diversa dalla mia mi stimola e mi arricchisce», ha testimoniato. «Dio è il più grande e il più piccolo nello stesso tempo, unico mistero di Trinità amore che non posso comprendere e non potrò mai possedere ma solo cercare senza fine, balbettando timidamente».