Gmg. I giovani ai giovani sulla tutela del creato: «Insieme per invertire la rotta»
I ragazzi al Villaggio della Gmg nel Parco della gioia a Lisbona
Non c’è più tempo. Siamo sull’orlo del precipizio, anzi dentro. Non esiste un pianeta di riserva. Frasi, purtroppo spesso solo slogan, che sentiamo da anni. I cambiamenti climatici interpellano la politica e la scienza. Le soluzioni si conoscono ma comportano rinunce e cambi di paradigmi, con il rischio di perdere consensi e di sostenere impegni economici estremamente gravosi.
Alternative, in ogni caso, non ne esistono. Ne sono consapevoli, ovviamente, soprattutto i giovani, presente e futuro della famiglia umana, cui si chiede, anzi l’hanno già fatto, di prendere la guida di un processo che comporta mentalità nuove. Dai “Friday for future”, alle provocazioni di “Ultima generazione”, a “Extinction rebellion”, le cronache riportano gesti e provocazioni figli della volontà di difendere la casa comune. E il mondo cattolico non resta indietro, anzi sulla scia della “Laudato si’” diventato movimento sempre più autorevole, di primo piano.
A Lisbona l’emergenza ambientale è stata al centro del 4° Convegno internazionale sulla cura del creato, promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II per la gioventù, in collaborazione con il comitato organizzatore della Gmg. Tra i protagonisti, docenti universitari, economisti, pastori della Chiesa. Come Pablo Martinez de Anguita, John Mundell, Alessandra Vischi, Pierluigi Sassi, Eduardo Agosta Scarel, Sarita Fernandez, suor Veronica Donatello.
Ad aprire i lavori i cardinali Manuel Clemente patriarca di Lisbona e Michael Czerny, prefetto del Dicastero per lo sviluppo umano integrale. A concluderli monsignor Claudio Giuliodori presidente della Commissione giovani del Ccee e la rettrice dell’Università cattolica portoghese, nella cui sede si è svolta la giornata, Isabel Capeloa Gil. Tema intorno a cui si sono articolati relazioni e lavori di gruppo, il concetto chiave dell’enciclica “Laudato si ‘” riassunto nel titolo della giornata; “L’impegno dei giovani per l’ecologia integrale. Stili di vita per una nuova umanità”.
Il risultato è un “manifesto” consegnato ieri al Papa. Dopo un’ampia riflessione sulle origini e gli effetti dei danni alla casa comune, che si ripercuotono soprattutto sui più poveri, il documento si conclude con un appello alla responsabilità di tutti i protagonisti del tempo che viviamo. In primis “i giovani del mondo” sollecitati a «unire le forze per invertire la rotta» e alla Chiesa cattolica «affinché ascolti e accolga quanto lo Spirito Santo le sta dicendo sulla salvaguardia del creato». In particolare ai pastori e a chi ricopre ruoli di responsabilità viene chiesto di accompagnare le iniziative dei giovani e «di dare il buon esempio di conversione ecologica». Un invito che, guardando alle altre Chiese cristiane e alle diverse fedi, va tradotto nell’impegno a promuovere la fraternità universale mentre alle famiglie viene chiesto di «creare spazi di condivisione e di discernimento».
Naturalmente è ampio il ventaglio di sollecitazioni rivolte al mondo dell’economia, della produzione, dell’imprenditoria, chiamato dai giovani a bandire strategie commerciali che generano sprechi e dipendenze nocive, inserendo, tra i parametri che designano l’eccellenza di un’impresa, «lo studio dell’impatto ambientale e sociale» delle sue attività che comunque non devono avere il profitto come unica bussola. Ai governanti e alla politica si chiedono visioni lungimiranti per la tutela della casa comune e che mettano al centro la persona umana, dando «a ciascuno pari opportunità di crescere e contribuire allo sviluppo della propria comunità».
Ovvio in questo senso anche l’invito a far tacere le armi e cessare la guerra. Se le agenzie comunicative vengono sollecitate a tenere desta l’attenzione sulla questione ecologica e sulle ingiustizie sociali, particolarmente interessante è l’appello alle istituzioni educative che dovrebbero avere a cuore «la crescita “verso più senso” e verso una “vita buona”» con un ruolo particolare affidato alle università cattoliche chiamate a inserire in tutte le carriere «nozioni di dottrina sociale della Chiesa ed in particolare di ecologia integrale». Ampio infine l‘impegno chiesto alla ricerca scientifica e tecnologica che dovrebbe promuovere innovazioni limitanti al massimo l’impatto ambientale e capaci di ripristinare ecosistemi danneggiati e biodiversità.
Fin qui gli appelli, che tuttavia non possono prescindere dai “doveri” dei giovani, che si coniugano in un’ampia assunzione di responsabilità. A partire da tre impegni: rinnovare la propria conversione ecologica personale, agire con urgenza come Maria, consumare responsabilmente. Più che un manifesto “ambientale”, sembra un progetto di crescita umana condivisa. Un programma di vita.