Quel minuto – le 21.37 del 2 aprile 2005 – è ormai entrato nella storia. Quella con la "S" maiuscola, che registra in quel momento la morte di Giovanni Paolo II, così come le storie di tante persone che attendevano in preghiera. Il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici e uno dei più stretti collaboratori del Papa ora santo, è stato testimone diretto dell’ora suprema. «In quel momento – racconta ad
Avvenire – mi trovavo lì, nell’appartamento del Santo Padre, accanto a lui. Poco prima, verso le otto di sera, dopo i primi vespri della domenica, avevamo concelebrato l’Eucaristia nella sua camera da letto: l’ultima Eucaristia di san Giovanni Paolo II su questa terra. Non potrò mai dimenticare quei momenti, che rimangono scolpiti nel mio cuore, e il silenzio orante che seguì».A poche decine di metri in linea d’aria, negli stessi attimi, Fabio Zavattaro, vaticanista del Tg1 (e prima di
Avvenire e del Gr2, testate per le quali aveva seguito il pontificato di Karol Wojtyla fin dal 1983), nella sua postazione sulla piazza riceve un sms sul telefonino. È la notizia. «Non era certo una sorpresa – ricorda dieci anni dopo –. La aspettavamo da un momento all’altro. Eppure rimasi sgomento, in silenzio. Davvero non sapevo come andare avanti nella diretta».Il cardinale e il giornalista. Due ruoli e due punti di osservazione diversi, ma la stessa reazione. È il segno di quanto Giovanni Paolo II fosse riuscito ad entrare nel cuore di tutti. «Quella sera in piazza San Pietro – sottolinea Rylko – c’erano anche non cattolici e non credenti, per i quali il Papa era divenuto comunque un punto di riferimento». E Zavattaro aggiunge: «È stato veramente un
Pontefice, un "costruttore di ponti". Ha unito l’Europa dall’Atlantico agli Urali, ha cambiato il mondo, ha fatto sì che gli uomini aprissero le porte a Cristo».Uniti nel ricordo, il porporato e il vaticanista, lo sono anche nella valutazione dell’eredità del Papa. «La straordinaria portata del suo magistero – ricorda il presidente del Pontificio Consiglio per i laici – fa sì che egli sia un dono provvidenziale e una bussola sicura per la Chiesa dei nostri tempi, chiamata ad annunciare il Vangelo in un mondo segnato da una profonda crisi di Dio e, di conseguenza, dalla crisi dell’uomo». Il porporato sottolinea che la sua morte è giunta «alla vigilia della festa della Divina Misericordia, festa da lui voluta e istituita nella Chiesa, seguendo le indicazioni di santa Faustina Kowalska. E credo che questa non sia stata una semplice coincidenza cronologica. Penso – aggiunge il cardinale – che Dio stesso abbia voluto darci in questo modo una chiave di lettura della vita e del pontificato di san Giovanni Paolo II che è stato l’apostolo della Divina Misericordia, cui ha dedicato nel 1980 un’enciclica (
Dives in misericordia) e alla quale, nel 2002, inaugurando il Santuario di Gesù misericordioso a Cracovia, ha affidato solennemente il mondo. Credo che anche in vista del futuro Anno Santo straordinario della misericordia, annunciato di recente dal Santo Padre, valga la pena richiamare questa grande intuizione e consegna di Papa Wojtyla».Zavattaro sottolinea la continuità tra i due Pontefici anche rispetto al tema della famiglia. «Sono certo che il percorso sinodale disegnato da Francesco gli piacerebbe molto. Soprattutto l’accento sulla bellezza della famiglia, lui che era così attento alla crescita spirituale e umana delle coppie, tanto da dedicarvi perfino un’opera teatrale,
La bottega dell’orefice, oltre alla famosa
Familiaris consortio».Il cardinale Rylko ricorda a tal proposito che il giorno della canonizzazione, «Francesco lo ha definito a ragione "il Papa della famiglia", perché l’amore alla famiglia è stato uno dei suoi chiodi fissi. Proprio nella
Familiaris consortio scriveva: "Amare la famiglia significa saperne stimare i valori e le possibilità, promuovendoli sempre. Significa individuare i pericoli e i mali che la minacciano, per poterli superare". Perciò "è forma eminente di amore ridare alla famiglia cristiana di oggi, spesso tentata dallo sconforto, ragioni di fiducia in se stessa"». Analogamente si potrebbe dire per i giovani, altro capitolo portante della sua eredità. «Ha trasmesso loro un grande messaggio di speranza», fa notare Zavattaro. «Non è un caso – aggiunge Rylko – che la prossima Gmg sarà a Cracovia sul tema della misericordia».Dieci anni dopo l’eredità di san Giovanni Paolo II continua ad accrescersi. «Era un mistico con i piedi ben piantati per terra», dice il vaticanista del Tg1. «Lo dimostrano – sottolinea il cardinale – le schiere di pellegrini che ogni giorno sostano in preghiera davanti all’altare delle sue reliquie in San Pietro. Come quando pregava nella sua cappella privata e il suo inginocchiatoio era pieno di foglietti con intenzioni di preghiera, anche oggi egli resta fedele alla sua missione di intercessore presso il Padre misericordioso».