Più noti o meno conosciuti, legati alla vita contemplativa, alla teologia mistica o al lavoro missionario in terre lontane. Coraggiosi e umili. Diversi fra di loro, ma uniti da un unico filo rosso che dall’XI secolo attraversa la storia del cristianesimo spagnolo (e universale), per arrivare fino alla Gmg di Madrid e parlare dritti al cuore di oltre due milione di giovani con un messaggio incredibilmente attuale. Sono i santi e patroni della prossima Gmg: esempi per i ragazzi che giungeranno nella capitale spagnola ad agosto, ma anche per le loro famiglie, i loro amici, la fitta rete di relazioni umane che assorbirà i valori della Giornata attraverso i partecipanti.Primo fra tutti,
Giovanni Paolo II: dopo l’annuncio della beatificazione, la Gmg ha deciso di nominarlo proprio patrono, perché è stato il creatore delle Giornate mondiali della gioventù ed è sempre stato «l’amico dei giovani ». Indietro nel tempo, ci sono altre nove grandi figure. Le più antiche sono san
Isidoro l’Agricoltore (1080-1172) e
santa Maria de la Cabeza, marito e moglie, lui nato a Madrid e lei nei pressi di Guadalajara; l’uno campione di virtù come la semplicità, l’obbidienza, l’onestà, l’operosità, la generosità verso gli umili e lo spirito di penitenza, l’altra – casalinga – conosciuta per l’austerità e la carità, la purezza, la modestia, l’unione coniugale. Iniziava sempre le sue giornate con la Messa, sant’Isidoro, affidandosi – nel duro lavoro dei campi – a Dio e all’aiuto degli angeli. Le loro spoglie si trovano nella chiesa madrilena di Sant’Andrea.Nato nel 1491 e morto nel 1556,
sant’Ignazio di Loyola, tra la rosa scel
ta per la Gmg, è uno dei più noti: fondatore della Compagnia di Gesù, è conosciuto anche per il suo fervore apostolico, la sua profondità nella conoscenza della vita spirituale e la sua intelligenza unita all’umiltà.San Giovanni d’Avila (1500-1569) è invece esempio nella devozione della celebrazione della Messa e nell’incoraggiamento a ricevere la Comunione con frequenza, ma per i più giovani è di immenso valore anche il suo invito a essere riformatore nel proprio tempo ovunque sia necessario, annunciando la verità cristiana anche a costo di persecuzioni. Tra i discepoli che gli furono più vicini ci fu santa Teresa d’Avila (1515-1582), prima donna a essere stata proclamata dottore della Chiesa, nota soprattutto per la sua esistenza mistica e per avere riformato l’Ordine carmelitano, fondando 15 monasteri delle carmelitane scalze. In quel secolo spagnolo ricco di spiritualità, fu contemporanea di san Francesco Saverio (1506-1552): al suo titolo – Apostolo dell’estremo Oriente – è legata anche la sua morte, provocata da un’aggressiva febbre contratta in Cina, dove era missionario; infaticabile, pronto a servire Dio ovunque, battezzò oltre 50.000 persone. Se san Giovanni della Croce (1542-1591) – patrono della vita contemplativa, dei mistici e dei poeti spagnoli – è conosciuto per aver riformato l’ordine maschile dei carmelitani scalzi, fra le figure femminili c’è anche santa Rosa da Lima (1586-1617), una terziaria laica, mistica e visionaria, patrona delle Americhe. Infine, il più moderno (in ordine temporale), è san Rafael Arnaiz, nato nel 1911 e morto a soli 27 anni in un monastero trappista: venne canonizzato da Benedetto XVI nell’ottobre 2009.