Chiesa

Coronavirus. Gli Esercizi spirituali in pillole (e in quarantena). Con il cellulare

Giacomo Gambassi venerdì 20 marzo 2020

Gli esercizi spirituali sul cellulare

Giorno dopo giorno entra nelle case della diocesi del “tacco d’Italia” con la sua voce e un “santino” virtuale in cui domina la croce dell’altare maggiore della Cattedrale di Ugento. Poche righe, un pensiero per accompagnare il «cammino verso la Pasqua», si legge in alto sulla pagina digitale quotidiana indirizzata alle famiglie e alle parrocchie.

Il vescovo di Ugento–Santa Maria di Leuca, Vito Angiuli, si fa prossimo alla sua Chiesa “in quarantena” con quelli che possono sembrare Esercizi spirituali in pillole al tempo del coronavirus. Il ritiro c’è già: ognuno lo fa dovendo restare nelle proprie abitazioni da cui non è possibile uscire.

E le brevi meditazioni del presule arrivano via WhatsApp o tramite Internet. «A ben vedere – spiega il vescovo – questa epidemia non solo si è manifestata nel tempo che noi cristiani chiamiamo Quaresima, ma presenta una certa analogia con il tempo quaresimale. Il termine “quarantena” deriva da quaranta giorni. Anche la Quaresima è una sorta di “quarantena spirituale”, un periodo di purificazione dell’anima dal peccato per vivere in novità di vita, un tempo di benefica “potatura” delle falsità, della mondanità, dell’indifferenza e di tutte le altre malattie mortali causate dal “virus del peccato”». Le riflessioni di Angiuli prendono spunto dai temi legati all’emergenza sanitaria.

Ad esempio, il presule critica i «governi europei che, invece di fare fronte comune per debellare insieme lo stesso nemico, camminano in ordine sparso» e cita don Tonino Bello, figlio illustre di questo angolo del Salento, che «parlava dell’Europa come di “cassa comune” e non come di “casa comune”». In un’altra meditazione, invece, il vescovo definisce «un meraviglioso spettacolo a cui stiamo assistendo in questi giorni» la mobilitazione «da parte di coloro che si stanno impegnando a contrastare il virus e a guarire i malati»: tutto ciò è «segno di grande umanità », afferma. Angiuli richiama ancora il “pastore degli ultimi” quando affronta la questione del dolore. «È giusto dire con don Tonino che la croce è “collocazione provvisoria”. E la sofferenza, anche questa del coronavirus, è destinata a passare».

Più volte il presule sprona alla speranza. «Non dobbiamo cedere allo scoramento – chiarisce in un suo pensiero – ma dobbiamo riscoprire le gioie semplici e quotidiane della vita. Perché la vita è fatta per la gioia». E, non potendo partecipare all’Eucaristia, esorta «a praticare la comunione spirituale, cioè a pregare e a desiderare ardentemente che Cristo dimori in ciascuno di noi».

Il vescovo accenna anche a una «lezione che l’attuale epidemia ci rappresenta in modo evidente e inequivocabile»: è «l’accettazione convinta del senso del limite e il riconoscimento della connaturale fragilità della nostra umanità». Poi sollecita: «In questo particolare momento di difficoltà dobbiamo elevare una grande preghiera al Signore. La preghiera non è fuga dalla realtà, ma sincera confidenza e fiducioso atto di abbandono in Dio».