Chiesa

Nelle diocesi. Santuari e visite: l'Anno Santo per chi a Roma non ci potrà andare

Lorenzo Rosoli martedì 24 dicembre 2024

Giovani in piazza San Pietro

Domenica 29 dicembre 2024, in tutte le cattedrali e le concattedrali del mondo, «i vescovi diocesani celebrino la santa Eucaristia come solenne apertura dell’Anno giubilare». E «il pellegrinaggio da una chiesa, scelta per la collectio, verso la cattedrale sia il segno del cammino di speranza che, illuminato dalla Parola di Dio, accomuna i credenti». Così ha stabilito papa Francesco nella Bolla d’indizione del Giubileo ordinario del 2025 Spes non confundit. «Durante l’Anno Santo, che nelle Chiese particolari terminerà domenica 28 dicembre 2025, si abbia cura che il Popolo di Dio possa accogliere con piena partecipazione sia l’annuncio di speranza della grazia di Dio sia i segni che ne attestano l’efficacia», raccomanda il Pontefice. Diventare «pellegrini di speranza» è dunque la proposta che il Papa lancia a tutti: non solo a quanti «giungeranno a Roma per vivere l’Anno Santo», ma anche «a quanti, non potendo raggiungere la città degli apostoli Pietro e Paolo, lo celebreranno nelle Chiese particolari. Per tutti – auspica Francesco nella Bolla – possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “porta” di salvezza (cfr. Gv 10,7.9); con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale “nostra speranza” (1Tm 1,1)».

Il Giubileo è appello a un cammino di conversione. E il pellegrinaggio ne è segno e gesto esemplare. Ecco, dunque, i pellegrinaggi a Roma organizzati dalle Chiese locali. Ma, come detto, sarà nel segno del “mettersi in cammino” anche la celebrazione d’apertura dell’Anno Santo nelle diocesi, il prossimo 29 dicembre, così come i dodici mesi successivi. E le chiese giubilari designate in ogni diocesi «potranno essere oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza, anzitutto accostandosi al sacramento della Riconciliazione, insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione», sottolinea la Bolla. In ogni Chiesa locale «si curi in modo speciale la preparazione dei sacerdoti e dei fedeli alle Confessioni e l’accessibilità al sacramento nella forma individuale», chiede il Papa. Riguardo ai Missionari della Misericordia, istituiti con l’ultimo Giubileo Straordinario: il Papa auspica che «i vescovi possano avvalersi del loro prezioso servizio» anche stavolta, «specialmente inviandoli laddove la speranza è messa a dura prova, come nelle carceri, negli ospedali e nei luoghi in cui la dignità della persona viene calpestata, nelle situazioni più disagiate e nei contesti di maggior degrado, perché nessuno sia privo della possibilità di ricevere il perdono e la consolazione di Dio».

Offrire questi doni a tutti: ecco la grande responsabilità alla quale sono chiamate le Chiese particolari. L’indulgenza giubilare, «dono di grazia, proprio e peculiare di ogni Anno Santo», potrà essere ottenuta non solo facendosi pellegrini nell’Urbe, in Terra Santa, alle Basiliche Papali minori di Assisi (San Francesco e Santa Maria degli Angeli) o alle Basiliche Pontificie della Madonna di Loreto, della Madonna di Pompei e di Sant’Antonio di Padova, ma anche a «qualsiasi Basilica minore, chiesa Cattedrale, chiesa concattedrale, santuario mariano nonché, per l’utilità dei fedeli, a qualsiasi insigne chiesa collegiata o santuario designato da ciascun vescovo diocesano od eparchiale, come pure a santuari nazionali o internazionali, “luoghi santi di accoglienza e spazi privilegiati per generare speranza” (Spes non confundit, 24), indicati dalle Conferenze episcopali», ricorda il decreto della Penitenzieria Apostolica con le “Norme sulla concessione dell’indulgenza”. Non solo: nello stesso decreto si dice come i fedeli possano conseguire l’indulgenza «se, con animo devoto, parteciperanno alle Missioni popolari, a esercizi spirituali o ad incontri di formazione sui testi del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa cattolica, da tenersi in una chiesa o altro luogo adatto, secondo la mente del Santo Padre».

Nell’Anno Santo, scrive il Papa nella Bolla, «saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio»: perciò l’indulgenza plenaria, stabilisce la Penitenzieria Apostolica, «viene annessa anche alle opere di misericordia e di penitenza», e alla «visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà», come «compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro (cfr. Mt 25, 34-36) e ottemperando alle consuete condizioni spirituali, sacramentali e di preghiera». Nella Spes non confundit il Papa invita a trasformare i «segni dei tempi» in «segni di speranza». E chiama non solo a farsi prossimo ai poveri, ai malati, agli anziani, ai migranti e ai detenuti, ma all’impegno per la pace e ad una «alleanza sociale per la speranza» che rigeneri e sostenga il desiderio di trasmettere la vita. Tutti versanti sui quali le diocesi – con opere-segno, proposte educative, culturali, caritative e pastorali – si stanno mobilitando, perché il Giubileo sia tempo di giustizia, perdono, speranza. Per tutti.