Roma. Papa Francesco a Cl: non dimenticatevi mai di quella prima Galilea della chiamata
Papa Francesco saluta i partecipanti all'udienza a Comunione e liberazione per i 100 anni della nascita di don Luigi Giussani, in piazza San Pietro a Roma
“Non dimenticatevi mai di quella prima Galilea della chiamata, di quella prima Galilea dell’incontro. Sempre tornare lì”, ha detto oggi papa Francesco nel centesimo anniversario della nascita di don Luigi Giussani. Lo hanno fatto migliaia e migliaia di persone convenute da tanti luoghi diversi in una piazza San Pietro inondata dal sole. Lo hanno fatto mentre aspettavano Francesco, ascoltando la viva voce di don Luigi Giussani che, con il suo stile inconfondibile, trasformava l’ascolto del Vangelo in appello ai cuori.
Mentre cantavano le canzoni di Claudio Chieffo, rivivendo le emozioni di un incontro lontano negli anni o vicino nel tempo. Quando il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, Davide Prosperi, assicurava al Papa la volontà di continuare sulla linea delle indicazioni ricevute dall’autorità della Chiesa. O nel momento in cui hanno applaudito le parole di ringraziamento a don Jiulian Carron. E durante tutto il discorso del Papa, ascoltato da molti con grande concentrazione quasi in atteggiamento di preghiera.
Francesco ha ricordato le parole di don Giussani: “è un’esigenza irrinunciabile dell’incarnazione questo continuo scambio tra istituzione e carisma […] Si potrebbe forse pensare l’organismo umano senza lo scheletro che lo sostiene?”. Se ogni corpo ha bisogno di uno scheletro per sostenersi è anche vero che necessita pure delle spinte vitali del suo sangue e della sua carne.
Un esempio concreto di come possa realizzarsi tale scambio lo ha dato, alla fine del suo discorso, lo stesso Francesco, quando ha chiesto a quella piazza gremita “un aiuto concreto”: “vi invito ad accompagnarmi nella profezia della pace. Il mondo sempre più violento e guerriero mi spaventa davvero […]; nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri […]; nella profezia che annuncia la presenza di Dio in ogni nazione e cultura”. Per questo, da un “movimento ecclesiale così importante come Comunione e Liberazione […] la Chiesa, e io stesso, spera di più, molto di più”.