Giornata mondiale. Preghiera per il creato, dall'acqua vita e morte
Monsignor Bruno Marie Duffé, segretario del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, durante il meeting point di questa mattina (Ansa)
L’acqua, con il dramma di chi non ha accesso a sorgenti potabili o di chi, alla ricerca di una vita più umana, trova la morte tra i flutti del mare. È questo il tema al centro del Messaggio di papa Francesco che verrà pubblicato domani in occasione della IV Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, da lui istituita nel 2015. Giornata che viene celebrata in unione con gli ortodossi e con l’adesione di altre Chiese e comunità cristiane.
Oggi la presentazione dell’evento nel corso di in un “meeting point” nella Sala stampa della Santa Sede. «Il primo diritto umano è l’accesso all’acqua – ha sottolineato monsignor Bruno Marie Duffé, segretario del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale -. L’acqua è il tema di questa giornata che celebreremo domani, in un momento in cui nel mondo più di 600 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile».
Secondo i dati forniti dalla Fondazione “Charity Water” infatti, nel mondo ci sono 663 milioni di persone che non hanno accesso all’acqua potabile. Il che significa nel pianeta una persona ogni 11 beve acqua sporca e che il 52% delle malattie hanno nell’acqua la loro causa principale.
Per monsignor Duffé poi il tema dell’acqua «chiama tutti a pensare alla fraternità, alla solidarietà: io spero, io curo, io amo i miei fratelli umani, guardando all’acqua principalmente come sorgente della vita. E questo anche se i mari, gli oceani, possono essere, sì causa di vita, ma anche di morte, come vediamo nel destino degli immigrati, che nel traversare il mare vedono la speranza di una nuova vita, ma possono anche trovare la morte». «Pensiamo quindi ai migranti che cercano una terra di rispetto e libertà - ha aggiunto -, così come ai giovani e alle loro aspettative di speranza e di futuro».
Per monsignor Duffé, quindi, la cura del creato, al centro della Giornata mondiale, «va vista anche come cura dell’umanità e sviluppo della solidarietà». La Giornata di domani, insomma, è un invito a ripensare «la fraternità e la solidarietà con i quattro verbi indicati da papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare».
Al briefing è intervenuto anche monsignor Segundo Tejado Muñoz, sottosegretario del Dicastero, per la Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, fondata nel 1984. Un ente vaticano che da allora si fa carico del problema dell’avanzamento del deserto in 9 Paesi di quella Regione (Burkina Faso, Senegal, Mauritania, Niger, Capo Verde; Ciad; Gambia, Guinea Bissau, Mali), fenomeno che «è causa di povertà per le popolazioni locali», ha spiegato monsignor Muñoz.
Lo scalabriniano Bruno Ciceri, della sezione per l’Apostolato del mare, si è soffermato invece su alcuni aspetti che oggi minano la vita e la salute degli oceani, come la crescente diffusione dei residui di plastica, «arrivata anche al Polo Nord», oppure le reti abbandonate in mare che uccidono le specie ittiche, o i metodi di pesca illegali che danneggiano gravemente i mari come l’uso della dinamite, della corrente elettrica, del cianuro che lasciato poi cadere sul fondo marino è una delle cause maggiori di distruzione del corallo.