Scambio di lettere. Giona, transgender e disabile, in dialogo con papa Francesco
Giona. Scambio di lettere con papa Francesco
Giona è uno studente di Lettere moderne all’Università Statale di Milano, ha 22 anni, è disabile e transgender. Ha frequentato il Liceo classico Beccaria, vive con i genitori e due fratelli nell’hinterland milanese. La sua condizione di transessuale credente gli costa tanta fatica, perché – racconta – “nella mia comunità parrocchiale mi sento appena appena sopportato e colgo spesso imbarazzo e disagio”.
Nei giorni scorsi Giona si è rivolto ha rivolto a papa Francesco, confidandogli la difficoltà di conciliare fede e identità di genere. Il Pontefice gli ha risposto rassicurandolo: «Dio è sempre vicino, cammina con noi e ci ama come siamo». E ha aggiunto: «Anche nel caso in cui fossimo peccatori».
Il ragazzo ha rivelato lo scambio di messaggio al sito Open line, manifestando la sua soddisfazione per aver ricevuto una risposta da Francesco che – ha sottolineato – “non è solo per me, ma per la comunità tutta». Ma si è detto un po’ amareggiato per quel riferimento al peccato “come se portare con trasparenza la nostra identità nel mondo possa essere in qualche modo un errore».
In realtà, per rassicurare Gionata, basterebbe ricordare quanto il Papa ha più volte detto alle persone lgbt. Nel settembre 2020, per esempio, salutando i genitori con figli omosessuali dell'associazione "Tenda di Gionata", ha rivolto loro parole di affetto e di incoraggiamento: "La Chiesa ama i vostri figli così come sono, perché sono figli di Dio". E ha successivamente aggiunto: "La Chiesa non li esclude perché li ama profondamente".
Il caso del 22enne è stato scelto alla vigilia della Gmg per la preparazione di un nuovo podcast con il Papa, Popecast di Salvatore Cernuzio. Oltre a Giona, infatti, a interrogare il Pontefice ci saranno anche altri ragazzi e ragazze. Un dialogo che, però, non avviene in diretta. Le loro storie vengono registrate e mostrate al Papa su un computer.
Giona aveva già raccontato la sua storia, insieme a quella di altre persone transgender, nel libro “Figli di un dio minore. Le persone transgender e la loro dignità” (San Paolo 2022) in cui aveva rivelato come “nella comunità lgbt non è facile dirsi credenti. In quei contesti prevale molto spesso l’ateismo o addirittura l’anticlericalismo”.
Il 22enne aveva anche raccontato il suo impegno come animatore ai campi estivi e nelle altre attività pastorali per i giovani ma, aveva aggiunto: “Da quando però ho fatto coming out non mi hanno più chiamato. Sono diventato invisibile. Il volto della Chiesa accogliente l’ho trovato la scorsa estate, durante un pellegrinaggio organizzato dal Gruppo cristiani lgbt. Lì c’erano sacerdoti che mi sono stati di grande aiuto in una fase di crisi pesante. Da quel momento continuo a mantenere i contatti con questo gruppo”.
Nel libro aveva parlato anche, non senza una venatura di sconforto, della sua volontà di continuare a battersi per una società più inclusiva, e del suo desiderio di continuare gli studi all’estero: “Perché devo continuare a rimanere in Italia a combattere con i pregiudizi e con le barriere architettoniche? Le cose stanno cambiando, ma con troppa lentezza. E io nel frattempo dovrei sopportare tutti i disagi del cambiamento. Perché?”. Forse adesso la risposta del Papa ha aperto una prospettiva nuova.