Santi. Il “pellegrinaggio” di Gerardo, laico del Medioevo, fratello di poveri e malati
L'urna con il corpo di san Gerardo, che da sabato 14 a domenica 22 ottobre sarà esposta a Olgiate Comasco
Alzi la mano chi conosce la figura e la storia di san Gerardo de’ Tintori. Bene: chi è di Monza ora la abbassi – si tratta del compatrono della loro città, non sorprende che abbiano familiarità con questo laico che in pieno Medioevo si diede tutto alla cura dei malati e dei poveri, e al quale oggi è intitolato l’ospedale locale – e vediamo chi resta con la mano alzata. Ecco: fra questi ci sono gli abitanti di un borgo lombardo sito a poche decine di chilometri da Monza.
Il borgo si chiama Olgiate Comasco e la devozione della sua gente al santo – nato a Monza attorno al 1135, morto nella stessa città il 6 giugno 1207 e ivi sepolto – è una storia di fedeltà che prende il via all’indomani della morte di Gerardo e che ha attraversato i secoli fino ai giorni nostri. Una fedeltà ancora viva e feconda, come attesta l’accoglienza dell’urna con il corpo del santo taumaturgo a Olgiate da sabato 14 a domenica 22 ottobre 2023. Un evento che non accadeva dal 1946: mentre si è rinnovato ogni anno, sfidando guerre ed epidemie, il pellegrinaggio degli olgiatesi a Monza, a rendere omaggio al santo. Ma chi era san Gerardo de’ Tintori? E perché Olgiate Comasco lo venera con tanta intensità?
Laici cristiani al servizio di chi soffre
Gerardo, anzitutto. Che fosse laico, s’è detto. Che abbia vissuto incarnando l’icona evangelica del buon samaritano, lo si dice ora. Di famiglia benestante – le cui origini sono legate alla produzione delle stoffe e alla loro tintura – Gerardo decise di destinare, prima, e di trasformare, poi, gli edifici paterni in luogo adatto all’accoglienza e alla cura dei poveri e degli ammalati. Un’iniziativa che approdò, nel 1174, alla fondazione di un ospedale. La novità? In un’epoca in cui gli ospedali, in Europa, sorgevano principalmente per iniziativa di religiosi, a Monza questo accade per iniziativa di un laico. E sono laici quelli che si uniscono a lui in quest’opera di assistenza. Certo: Gerardo è mosso da grande carità e da profonda spiritualità. E i laici che con lui vivono questa esperienza di servizio, condividono una precisa disciplina di vita comune e assumono l’impegno del celibato. L’ospedale, inoltre, è posto fin dalla fondazione in rapporto di collaborazione con il Comune e con i canonici del Capitolo monzese.
Alla radice di tutto: c’è un “farsi prossimo” che vede Gerardo e i suoi compagni laici vivere il Vangelo della carità nel cuore delle incandescenze di quel tempo segnato dallo sviluppo della vita urbana e nel contempo ferito da gravi povertà, malattie, epidemie, guerre devastanti. Dopo un’esistenza spesa senza riserve nell’assistenza di poveri e ammalati – una testimonianza tanto avvincente da spingere i monzesi a dirlo santo mentre è ancora in vita – Gerardo si spegne il 6 giugno 1207. E subito iniziano i pellegrinaggi alla sua tomba. Fra i primi pellegrini quelli di Olgiate Comasco che, a soli quaranta giorni dalla morte di Gerardo, si recarono a Monza a invocare la sua protezione sul borgo colpito da un morbo contagioso che aveva preso a mietere molte vittime.
Olgiate accoglie l'urna col corpo di san Gerardo, nel 1946: da allora, non era più stata meta della "peregrinatio" delle spoglie del santo monzese - --
Olgiate, una devozione che ha il respiro dei secoli
Tutto comincia quando una rappresentanza di olgiatesi si reca nella vicina Riva San Vitale, nel Canton Ticino, per incontrare l’eremita Manfredo Settala, futuro beato. È lui a suggerire il pellegrinaggio a Monza. Come avviene pochi giorni dopo. Una delegazione di Olgiate raggiunge la città brianzola dove non si limita a venerare il santo, ma conferisce più degna sepoltura al suo corpo. Gli olgiatesi promettono che se il morbo fosse stato sconfitto, sarebbero tornati ogni anno in processione. Così accade. E ogni anno, il 25 aprile, il pellegrinaggio si rinnova. Olgiate coltiva con fedeltà il culto a Gerardo – mentre la devozione popolare trova la sua conferma ufficiale solo molto più tardi, grazie all’iniziativa dell’arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, che istituì un’inchiesta canonica che aprì la via alla conferma del culto nel 1583 da parte di papa Gregorio XIII.
Ora, dunque, l’urna con il corpo di san Gerardo torna a Olgiate a quasi ottant’anni dall’ultima volta – quando vi arrivò per tre settimane, in quel 1946, tempo di rinascita dopo le devastazioni della Seconda guerra mondiale. «Dopo molto lavoro di preparazione finalmente ci siamo! – scandisce don Flavio Crosta, prevosto di Olgiate Comasco –. San Gerardo torna nuovamente fra noi. Dopo quasi ottant’anni dall’ultima volta, grazie alla disponibilità dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, e del nostro vescovo, il cardinale Oscar Cantoni, le spoglie mortali del Santo di Monza tornano a varcare il portone della nostra chiesa parrocchiale. Questo avvenimento di grazia, tanto desiderato dalla comunità e dai suoi sacerdoti, si inserisce nel cammino che, come parrocchia, abbiamo iniziato insieme in questo anno speciale: divenire pietre vive per costruire una comunità cristiana ardente, fondata sulla Pietra angolare che è Gesù stesso. San Gerardo attraverso la sua vita e la sua luminosa testimonianza evangelica, anche a distanza di secoli, ci sprona a mettere al centro di tutto il nostro fare e soprattutto del nostro essere la speranza salvifica del Signore. Il fatto che accogliamo le spoglie mortali di san Gerardo tra noi – conclude don Crosta – significa, non tanto ospitare qualcosa di storico, bello e sacro da venerare e omaggiare con le nostre preghiere e i nostri canti, ma qualcuno, una persona, che anche a distanza di molti secoli, porta con sé la sua storia, la sua fede, la sua umanità, e attraverso di esse ci parla e ci provoca».
E con i giovani si veglia in preghiera tutta la notte
La “Settimana Gerardiana” di Olgiate Comasco prende il via sabato 14 ottobre con l’arrivo dell’urna con il corpo del santo. Accolta in località San Gerardo, alle 15 verrà portata in processione dalla chiesa a lui dedicata fino alla parrocchiale dei Santi Ippolito e Cassiano, dove alle 16 si terrà la solenne Messa d’apertura presieduta da monsignor Dario Edoardo Viganò, vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. Dopo il benvenuto del parroco, Viganò darà lettura di un messaggio di papa Francesco.
Il ricco programma della “Settimana” prevede, fra le altre cose, il raduno delle confraternite della diocesi di Como, domenica 15 ottobre, e nei giorni successivi diverse proposte di preghiera – dedicate a categorie “fragili” come anziani e ammalati – e di adorazione. Venerdì 20 ottobre alle 20,45 monsignor Ennio Apeciti, responsabile del Servizio per le cause dei santi dell’Arcidiocesi di Milano, terrà una conferenza dal titolo “Farsi prossimo: un santo in uscita”. Sabato 21 ottobre, dalle 21 fino alle 7 della mattina seguente, sarà la volta della “Veglia con san Gerardo”, una notte di preghiera guidata dai giovani. La conclusione solenne della “Settimana” sarà domenica 22 ottobre alle 16 con la Messa presieduta dal vescovo di Como, il cardinal Cantoni, al termine della quale l’urna con il corpo del santo proseguirà la sua peregrinatio alla volta di Figino Serenza, in diocesi di Milano.