La festa. Genova accoglie Tasca. «Sarò un vescovo francescano»
Il nuovo arcivescovo di Genova, Marco Tasca, durante la Messa per l'ordinazione episcopale e l'ingresso in diocesi
Il saio non si vede ma è come se fosse lì, quasi al posto dei paramenti liturgici. E già in molti lo immaginano camminare fra i carruggi o presentarsi in una parrocchia con l’abito dei “figli” di san Francesco d’Assisi. «Prego Dio che si realizzi l’augurio che mi è stato rivolto in questi giorni: di non essere semplicemente un francescano vescovo ma un vescovo francescano», dice con un filo d’ironia Marco Tasca. Lui, frate minore conventuale di 63 anni, originario della diocesi di Padova, per due mandati ministro generale dell’Ordine, è adesso vescovo. E guida l’arcidiocesi di Genova. Quando riceve il pastorale dalle mani del suo predecessore, il cardinale Angelo Bagnasco, ha il volto sereno. Un caloroso applauso accompagna il gesto. Di fronte ci sono mille persone: il massimo che, in base alle misure anti-Covid, può ospitare piazza della Vittoria, una delle più grandi e centrali del capoluogo ligure, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Brignole, scelta per la Messa della “doppia” festa. Doppia perché, nella stessa celebrazione, Tasca riceve l’ordinazione episcopale e prende possesso della cattedra di san Siro.
Il nuovo arcivescovo di Genova, Marco Tasca, riceve il pastorale dal cardinale Angelo Bagnasco - Diocesi di Genova
«Con molta semplicità – dice nel suo intervento finale – desidero essere vostro fratello, non solo vostro padre: cammineremo insieme, prendendoci cura gli uni degli altri, manifestando con la vita prima ancora che con le parole il nostro essere comunità di fratelli e sorelle in Cristo». Le mascherine coprono alcuni volti della “sua” gente e del popolo arrivato da Padova. Al termine della liturgia Tasca saluterà quasi uno per uno passando a lungo in mezzo alla folla. Il presule non presenta linee pastorali, né lascia intendere di avere programmi precostituiti. «Amati fratelli e sorelle – spiega con voce cristallina – cominciamo a servire il Signore, cercando insieme il volto del Padre per essere testimoni autentici della gioia di appartenere al suo Figlio Gesù». Chiaro il riferimento al motto episcopale tratto dal Vangelo di Giovanni: «Mostraci il Padre».
Il nuovo arcivescovo di Genova, Marco Tasca, durante la Messa per l'ordinazione episcopale e l'ingresso in diocesi - Ansa
La frase di Filippo a Gesù torna nell’omelia di Bagnasco. «Di quel volto noi tutti abbiamo bisogno – sottolinea il cardinale che per quattordici anni è stato arcivescovo di Genova –. Abbiamo bisogno di vederlo nel Vangelo, nella Chiesa, nei Sacramenti, nelle nostre comunità, nei poveri, negli altri». È l’ex presidente della Cei che consacra vescovo Tasca insieme con l’emerito di Treviso, Gianfranco Agostino Gardin, e il reggente emerito della Penitenzieria Apostolica, Gianfranco Girotti. Concelebrano (con tanto di mascherina) i cardinali Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, e Domenico Calcagno, presidente emerito dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, entrambi liguri. Poi i vescovi della regione ma anche arrivati dall’estero. E i rappresentanti dei diversi “rami” della Famiglia francescana, fra cui il ministro generale dei conventuali, padre Carlos Alberto Trovarelli, quello dei cappuccini, padre Roberto Genuin, e quello del Terzo Ordine Regolare, padre Amando Trujillo Cano.
A Genova la Messa per l'ordinazione episcopale e l'ingresso in diocesi dell'arcivescovo Tasca - Ansa
Nelle prime file il sindaco di Genova, Marco Bucci, e il presidente della Regione, Giovanni Toti. Poco distante i fratelli del nuovo arcivescovo. Tasca ricorda che erano in «otto» ma alcuni «sono già in cielo». E subito aggiunge quasi a voler inviare un messaggio chiaro: «L’educazione cristiana ricevuta in famiglia e in parrocchia, semplice ma solida nella sua essenzialità, resta per me un punto di riferimento costante». Poi lo sguardo si posa sulla sua seconda famiglia. Sono i «tanti confratelli giunti qui da ogni parte del mondo», dice. Perché, afferma richiamando il carisma che marcherà anche il suo episcopato, «dei miei 63 anni, ben 53 sono trascorsi in fraternità».
Il nuovo arcivescovo di Genova, Marco Tasca, riceve il pallio dal cardinale Angelo Bagnasco - Diocesi di Genova
Il cielo è nuvoloso. Il vento che soffia dal mare e dai monti filtra fin sotto la tensostruttura dove è allestito l’altare. La sede vescovile in legno, custodita nella Basilica dell’Immacolata, è la stessa utilizzata per la Messa della visita di papa Francesco a Genova nel 2017. Il grande Crocifisso che fa da sfondo viene dalla Confraternita delle Fucine e rimanda alle radici cristiane della città. Una comunità, dice Bagnasco, «concreta e laboriosa» che «è pronta a partecipare attraverso mille rivoli a ciò che è grande e merita impegno e sacrificio». E, come a voler riassumere il suo ministero, precisa che «il migliore alleato del Vangelo non sono le risorse, la cultura, il potere, l’organizzazione, ma semplicemente l’uomo» e che «dobbiamo avere il coraggio di risvegliare nella coscienza le domande ultime, con l’ostinazione fiduciosa e paziente del seminatore evangelico». Tasca lo ringrazia e fa sapere che il suo «servizio alla Chiesa genovese continuerà nel tempo, pur nelle mutate forme»: infatti il cardinale resterà in diocesi e risiederà nella casa del clero. Da lui l’arcivescovo riceve anche il pallio, proprio dei metropoliti, che papa Francesco ha benedetto lo scorso 29 giugno. «Nel bell’incontro con il Pontefice che abbiamo avuto lo scorso maggio – rivela Tasca – ho avuto modo di esprimergli direttamente la mia disponibilità e obbedienza». E indica nell’amicizia «un valore fondamentale». “Padre Marco”, come si firma, amico di Genova, inizia il suo cammino all’ombra della Lanterna. Da arcivescovo francescano. Perché, scherza, «è quanto passa il convento».