Non ho mai dimenticato la mia capanna! Così diceva il cardinale Bernardin Gantin che ieri Benedetto XVI, ha ricordato sin da subito indicando nell’affetto verso di lui uno dei motivi del suo viaggio in Benin. «Ho sempre ammirato – ha affermato il Papa – la sua intelligenza pratica e profonda, la sua capacità di discernere l’essenziale, il suo senso dell’umorismo. Soprattutto egli era un uomo di fede e di preghiera e, oltre che un amico, l’ho sempre considerato un esempio da seguire». E oggi pregherà sulla sua tomba. Consacrato vescovo a Roma nel 1957 e arcivescovo di Cotonou dal 1960, nel 1971 Paolo VI chiama Gantin in Vaticano come segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Comincia una carriera nei dicasteri della Santa Sede culminata con la porpora cardinalizia (27 giugno 1977 per mano di Paolo VI) e nella nomina a prefetto della Congregazione per i vescovi da parte di Giovanni Paolo II l’8 aprile 1984. Sarà il primo cardinale africano a guidare un dicastero della Curia, restando nell’incarico per 14 anni. Come vescovo partecipa ai lavori del Concilio Vaticano II; come esponente di spicco della Curia romana prende parte a numerosi Sinodi dei vescovi e ai viaggi di Giovanni Paolo II. Dal 1993 al 2002 è anche Decano del Collegio cardinalizio. Tuttavia, come ha confermato in una recente intervista padre Giulio Cerchietti, missionario, per venti anni segretario del cardinale Gantin, gli anni trascorsi a Roma e in Curia non hanno mai fatto dimenticare al porporato le umili origini. Bernardin Gantin nasce nel 1922, entra in Seminario a Ouidah nel 1936, è ordinato sacerdote a Lomé nel 1951 e a Roma studia teologia e diritto canonico. Da arcivescovo di Cotonou svolge un’intensa attività pastorale in molteplici campi: suddivisione della diocesi per un migliore governo; nella formazione con l’apertura di nuove scuole; a livello ecclesiale seguendo i catechisti, le congregazioni autoctone, le vocazioni sacerdotali. Nel 2002 Giovanni Paolo II accoglie la sua richiesta di lasciare il compito di Decano del Collegio cardinalizio e torna così in patria. Muore a Parigi il 13 maggio 2008. Ai funerali, celebrati a Cotonou dal «legato pontificio», il cardinale Giovanni Battista Re, prende parte il presidente della Repubblica e il governo al completo. Al cardinale Gantin è intitolato l’aeroporto della capitale. L’azione educativa e formativa da lui avviata prosegue tramite una fondazione che porta il suo nome. Benedetto XVI, che ha conosciuto molto bene il cardinale Gantin visita oggi la tomba nel Seminario di Ouidah.Un’altra figura importante della Chiesa e della storia del Benin è quella di Isidore de Souza, arcivescovo di Cotonou dal 1991, morto il 13 marzo 1999 (era nato il 4 aprile 1934 a Ouidah). Oltre che per il lavoro apostolico è ricordato per il ruolo di primo piano nella transizione verso la democrazia, negli anni Novanta, al termine del periodo socialista che aveva fruttato al Paese il soprannome di «Cuba d’Africa». Nel momento in cui ci fu il grande passaggio politico, De Souza era l’unica persona di rilievo e neutrale che avrebbe potuto costruire la democrazia e per questo il Papa diede all’arcivescovo un permesso speciale per presiedere l’Assemblea Costituente. «De Souza – ha ricordato padre Cerchietti – aveva le capacità, era preparato e ha avuto un grande cuore e una grande forza riconosciuti dal popolo beninese».