Convegno. Galantino: «Laicità pluralista e inclusiva»
In Italia «non è in discussione la necessità di assicurare il pieno rispetto della libertà religiosa». Invece «quel che pare necessario approfondire insieme è l’impostazione e la finalità di un eventuale intervento legislativo». Si è espresso così monsignor Nunzio Galantino, di fronte alla platea del convegno "Dai culti ammessi alla libertà religiosa", svoltosi a Palazzo Giustiniani (alla presenza del presidente del Senato, Piero Grasso), su iniziativa della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Il segretario della Cei, dopo aver ricordato che la Conferenza episcopale italiana ha sempre manifestato «una costante attenzione e un apprezzamento in linea di principio positivo» nel dibattito sulle diverse proposte di legge volte a superare la legislazione sui culti ammessi del 1929, ha spiegato che una eventuale nuova legge «rimane auspicabile se puntualmente circoscritta nelle sue finalità». «Si pensi ad esempio – ha aggiunto – all’edilizia per il culto, al rispetto di pratiche e norme rituali connesse alle varie tradizioni religiose, al riconoscimento dei ministri delle confessioni che possono celebrare matrimoni con effetti civili» e così via. L’ipotizzato intervento normativo (anche il presidente Grasso si è espresso a favore di una nuova legge per la libertà religiosa) dovrà però essere anche «armonico rispetto al disegno costituzionale, oltre che pienamente rispettoso degli accordi e delle intese fin qui stipulati». In sostanza, per il vescovo, «occorre evitare il rischio di una sorta di amnesia o di strabismo che – in ossequio a parole d’ordine solo in apparenza nuove – porti a ignorare o a trascurare principi e valori fondamentali per il complesso sistema dei rapporti fra Stato e confessioni religioso (o che, peggio, dichiari di rispettarli ma in realtà miri a superarli o capovolgerli surrettiziamente). Un sistema che fino ad oggi ha dato buona prova di sé, anche grazie allo spirito di leale collaborazione che ha orientato la sua progressiva attuazione». Galantino ha anche sottolineato la necessità di una collaborazione al fine di «superare talune criticità che ancora rimangono, in particolare sul piano dei diritti delle confessioni più piccole e di più recente radicamento nel Paese». Occorre «mettere da parte la sindrome da accerchiamento» e «creare uno spazio comune, un ambiente di rispetto e collaborazione che va costruito con la partecipazione di tutti, anche di coloro che non hanno alcuna convinzione religiosa». Infatti, ha notato il segretario generale della Cei, «il tempo è propizio per cercare insieme una risposta adeguata alle esigenze della multireligiosità. Forse non si potrà essere d’accordo su tutto, ma è necessario che su tutto ci si confronti, con attenzione alle diverse identità e nel rispetto di una laicità che è non monista "alla francese", ma pluralista e inclusiva, secondo le caratteristiche proprie dell’esperienza italiana quali indicate dalla Corte costituzionale già sul finire degli anni ’80».Da parte sua, il presidente Grasso ha ricordato che «già la Costituzione repubblicana ha reso obsoleta la legge del 1929». Essa era «costruita su una superata logica di tolleranza religiosa – "culti ammessi" – piuttosto che su quella di una piena libertà religiosa. È evidente quindi – ha concluso il presidente del Senato – l’urgenza del suo complessivo superamento con una nuova legge organica sulla libertà religiosa, coerente con i principi costituzionali». Grasso ha quindi assicurato che si occuperà «personalmente» della questione, come «battaglia non solo politica, ma anche culturale e dovere etico».