"Dobbiamo riconoscere con onestà il fallimento del sistema di contribuzione volontaria, legato alle offerte deducibili"; è uno dei passaggi più significativi dell'intervento di
monsignor Nunzio Galantino all'apertura del convegno nazionale degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero, in corso a Roma fino all'11 marzo.
Nel
2013, ultimi dati disponibili, le offerte deducibili dalla dichiarazione dei redditi, destinate al sostentamento del clero italiano, sono state di 11 mioni e 252 mila euro, il 4,9 per cento in meno (pari a 586mila euro) rispetto all'anno precedente. Una delle cause è certamente la crisi economica, ha detto il segretario generale della Cei, ma il calo delle offerte sconcerta in relazione non tanto all'aspetto economico, quanto "proprio per quell'appartenenza ecclesiale che l'introduzione di tale forma di solidarietà intendeva esprimere e promuovere".
Monsignor Galantino ha speso poi approfondite riflessioni sulla condizione degli Istituti per il sostentamento del clero, almeno un centinaio in Italia: un numero troppo elevato, che non si giustifica per i costi che esso comporta. Sono necessari, dunque,
"interventi di razionalizzazione e di efficientamento per migliorare il funzionamento del sistema".
Il segretario della Cei ha individuato alcune piste di lavoro per una possibile evoluzione: una gestione più efficiente del patrimonio finanziario, necessaria anche per essere credibili nei confronti dei fedeli ai quali si va a chiedere il contributo liberale. Una "riduzione razionale delle spese, una federazione di servizi comuni ed efficienze sono obiettivi da perseguire con ostinazione se vogliamo superare le situazioni di criticità legate alla tentazione di andare avanti da soli", ha suggerito Galantino, che ha anche ricordato che si prevede che
le firme a favore della Chiesa (l'8 per mille) per il 2015 calino dall'82,28% all'80,27%. "Questa realtà ci impegna a trovare modalità per accrescere nell'opinione pubblica, a partire dagli stessi sacerdoti, una nuova sensibilità".
Per concludere, gli istituti diocesani devono collaborare per ottenere una "gestione meno rischiosa, più aderente alle nostre finalità, con maggiore trasparenza e migliori rendimenti".