"Francesco invita ad uscire dai soliti schemi, ad abbandonare le ricorrenti certezze di analisi", e "la Chiesa italiana, da sempre e straordinariamente presente
nella vita della gente comune", dovrebbe "più efficacemente integrare la scelta per i poveri nella sua abituale presenza dentro la società stanca e disillusa di questo decennio di crisi economica". Lo ha affermato il segretario della Cei,
Nunzio Galantino, in un'intervista al Servizio informazione religiosa (Agenzia Sir). Per il vescovo di Cassano all'Ionio, l'opzione per i poveri "non è una scelta a lato e comunque da aggiungere alle tante attenzioni che sul territorio si
manifestano. È questa l'attenzione
permanente da coltivare. È lo sguardo da attivare se si vuol
avere della realtà una lettura non scontata e non
riconducibile ai soliti schemi".
Il Welfare va forse ripensato "in senso meno 'paternalistico'", cioè meno "delegato a soggetti che con le realtà da sostenere hanno ben poco a che fare, e
promuovere, sostenere, far crescere il Welfare di comunità". Ha poi sostenuto Galantino, che è fermo però nel difendere la necessità di interventi pubblici in aiuto ai poveri: "Pensare ad esempio che i senza-tetto dormano comunque quando la colonnina del mercurio scende sotto lo zero come in questi primi giorni
dell'anno è un autoinganno".
Secondo il segretario della Cei, "bisogna rafforzare le reti di solidarietà, ma con il rigore e la serietà di una legge che non deve essere mai il paravento a
fenomeni di illegalità e di corruzione. Non possiamo permetterci di
abbandonare al caso certe situazioni di degrado. I pericoli cui si andrebbe incontro sono ben superiori alle incognite della superficialità e della corruzione evidente di alcuni".
"In questo compito 'maieutico' - ha sottolineato Galantino
- la Chiesa, che ha sempre promosso, in modo per lo più
informale, le capacità delle comunità di includere, tutelare
e anche valorizzare soprattutto i soggetti più deboli, deve
aiutare a far crescere forme nuove di Welfare di Comunità, in
grado di leggere dall'interno i bisogni, attivarsi e
valorizzare e mettere in rete le risorse di umanità,
competenza, iniziativa di cui i nostri territori continuano a
essere ricchi".
Secondo Galantino, in definitiva, "un passaggio
indispensabile da fare e che ha il sapore di una vera e propria
conversione è quello di smettere di considerare il Welfare,
come sta capitando da troppo tempo e sotto diverse latitudini,
una spesa piuttosto che un investimento".
Poi Galantino ha affrontato le ultime vicende di cronaca della capitale: "Quel che è successo a Roma, ma che può succedere anche altrove, è grave ed inaccettabile anche se qualcuno vorrebbe derubricarlo a un fatto non equiparabile al
fenomeno mafioso". Per il segretario della Cei siamo davanti ad "un grave
tradimento della fiducia dei cittadini, e di un fenomeno che sempre più è diventato sistema, piuttosto che deviazione di singoli". Tutto questo, però, secondo Galantino "non suggerisce di smantellare il Welfare, al contrario richiama il
dovere di garantirlo e tutelarlo contro i suoi stessi interpreti quando non sono all'altezza del compito. Se si mortificasse questo ambito che ha permesso ad una società ingessata e diseguale di intercettare sacche di povertà crescenti e di offrire risposte concrete a problemi molto spinosi, sarebbe un danno incalcolabile".
In merito all'8 per mille Galantino ricorda che i dati relativi alla Chiesa
cattolica "sono pubblici non solo perchè pubblicati sui maggiori quotidiani italiani e sul sito del Sovvenire ma perchè la trasparenza è la chiave della fiducia. La fiducia di cui gode la Chiesa, nonostante i suoi limiti, nasce - ha sottolineato il vescovo di Cassano all'Ionio - dal contatto diretto coi preti, le religiose, gli operatori della Caritas. Sono queste le prove di un impegno che non è
stagionale, che non conosce distinzione di classe e che resiste alla crisi, anzi si accresce a dispetto delle risorse sempre più esigue".
"Mi piacerebbe che qualche giornalista solerte, e ce ne sono davvero tanti, cominciasse a ricercare e a far conoscere, numeri alla mano, quanto la Chiesa italiana
restituisce in termini di servizi e di risposte a bisogni concreti, a fronte del gettito che le viene destinato liberamente e generosamente dai contribuenti", ha aggiunto Galantino, per il quale "a fronte di un miliardo di euro o poco
più, la Chiesa cattolica restituisce in servizi e opportunità
dieci volte tanto". "Ma - ha concluso il presule - qualcuno,
non so quanto in buona fede, continua a far finta di non sapere
che quanto fa la Caritas, veri e propri miracoli, viene fatto
grazie ai fondi dell'8 per mille".