Chiesa

VATICANO. Gaenswein: «Tra il Papa e Ratzinger un rapporto di stima e affetto»

martedì 22 ottobre 2013
"C'è un Papa regnante e un Papa emerito. Chi conosce Benedetto XVI sa che questo pericolo non sussiste. Non si è mai intromesso e non si intromette nel governo della Chiesa, non fa parte del suo stile.Il teologo Ratzinger, inoltre, sa che ogni sua parola pubblica potrebbe attirare l'attenzione, e qualsiasi cosa dicesse verrebbe letta pro o contro il suo successore. Quindi pubblicamente non interverrà. Per fortuna tra lui e Francesco c'è un rapporto di sincera stima e affetto fraterno". Lo afferma, in un'intervista al Messaggero, monsignor Georg Gaenswein, prefetto della Casa pontificia e segretario del Papa emerito Benedetto XVI, spiegando che non c'è "per nulla" il rischio di avere un Papa e un antipapa in Vaticano. Gaenswein ricopre un ruolo senza precedenti a cavallo tra il vecchio e il nuovo Pontefice, "una bella sfida", ammette, "ho avuto qualche difficoltà, qualche esperienza spiacevole riguardante incomprensioni e invidie; ma nel frattempo le onde si sono calmate".Monsignor Gaenswein ricorda il momento dell'annuncio della rinuncia di Benedetto XVI, l'11 febbraio, ("resta indelebile") e la partenza dal Vaticano, il 28 febbraio: "Sono iniziati giorni difficili", "non scorderò mai quando ho spento le luci dell'appartamento pontificio con le lacrime agli occhi", "tutto il mese di marzo è stato duro, anche perché non si sapeva chi avrebbero eletto al conclave". "Benedetto e Francesco - spiega comunque il prelato che lavora con entrambi i Pontefici - sono persone con stili e personalità diversi. Qualcuno ha voluto interpretare tali differenze in modo antitetico. Ma non è così". Per questo, secondo don Georg, "parlare di rivoluzione mi sembra un facile slogan che alcuni mass media cavalcano volentieri".Infine monsignor Gaenswein risponde alla domanda se sia vero che Benedetto XVI fu tenuto all'oscuro della cacciata dell'allora presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi: "Benedetto XVI che aveva chiamato Gotti allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza, restò sorpreso, molto sorpreso", "lo stimava e gli voleva bene, ma per rispetto delle competenze di chi aveva responsabilità scelse di non intervenire in quel momento", "successivamente, per motivi di opportunità, anche se non ha mai ricevuto Gotti Tedeschi, ha mantenuto i contatti con lui in modo adatto e discreto".