Chiesa

Riapertura. Finale Emilia, la comunità in festa per il Duomo rinato dopo il sisma

Tommaso Piccoli martedì 21 maggio 2024

A Finale Emilia l’interno del Duomo restaurato dopo i gravi danni provocati dal terremoto del 2012

Finale Emilia, nell’arcidiocesi di Modena-Nonantola, saluta la solenne riapertura al culto del Duomo (chiesa parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo), un luogo simbolo del terremoto che colpì l’Emilia-Romagna il 20 e 29 maggio 2012. La chiesa fu fortemente danneggiata già dalle prime scosse della notte del 20 maggio: all’alba di quella domenica l’immagine delle pietre della facciata, crollate sul sagrato e sulla via antistante colpì l’opinione pubblica. Avviati il 25 marzo 2019, i lavori di ripristino con miglioramento sismico del Duomo si concludono in questi giorni e la riapertura si terrà domenica prossima. L’importo complessivo delle opere, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, grazie al Programma delle opere pubbliche e dei beni culturali danneggiati dal sisma, è di 6 milioni e 30mila euro.

La soddisfazione della comunità locale per il risultato raggiunto è stata espressa dal parroco don Daniele Bernabei su Voce che grida, bollettino delle parrocchie di Finale Emilia e Reno Finalese: «Carissimi finalesi, la gioia più grande è capire che la nostra storia è tutta quanta illuminata dalla Parola di Dio: l’esperienza del popolo ebraico di tanti anni fa parla a ciascuno di noi. Il terremoto ci ha mandato in esilio, il rischio dell’abbattimento collettivo è stato, ed è ancora, molto forte. Però abbiamo avuto coraggio, la nostra casa di preghiera più importante, il Duomo, è finalmente restituita alla collettività. Insieme, quello che ci aspetta sarà più bello di ciò che è stato perché il Signore è con noi».

All’interno della chiesa sono custodite opere d’arte di grande pregio, fra cui il Battesimo di Cristo di Sebastiano Filippi detto il Bastianino, databile intorno al 1580, l’Adorazione dei Magi di Giuseppe Maria Crespi (circa 1730), lo Sposalizio di Maria, olio su tela seicentesco di Sigismondo Caula, e il crocifisso ligneo di esecuzione quattrocentesca che, secondo la tradizione, sarebbe giunto a Finale trascinato dalle acque in piena del fiume Panaro. Sull’altare maggiore, la tela con i Santi Filippo e Giacomo opera del modenese Giovanni Mussati, risalente al 1772. È stata restaurata anche la venerata immagine della Beata Vergine delle Grazie, statua in legno che risale al 1603 e assunse la denominazione attuale nel 1631, dopo l’epidemia di peste che in parte risparmiò la cittadina emiliana. È stato completamente restaurato anche il pregiato organo che fu costruito nel 1911 dalla Casa organaria Mascioni di Azzio (Varese) che ha curato anche il suo recupero con l’ausilio dei disegni costruttivi originali.

La riapertura del Duomo sarà anche l’occasione per inaugurare il nuovo concerto di nove campane: alle quattro campane che furono installate dopo la Seconda guerra mondiale (le precedenti erano state requisite per utilizzare il bronzo per la produzione di armi) se ne sono aggiunte cinque, realizzate presso la fonderia Capanni di Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia), e offerte da fedeli finalesi. Per quanto riguarda il programma della riapertura, alle 16 di domenica prossima le campane suoneranno a festa, grazie al concerto tenuto dall’Unione Campanari Modenesi. La cerimonia di nuova inaugurazione prenderà il via alle 17 sul sagrato del Duomo con i saluti e gli interventi istituzionali. Monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, riaprirà simbolicamente la porta principale per poi presiedere la Messa solenne. Al termine della celebrazione nelle vie del centro si terrà un momento conviviale aperto a tutti, grazie alla collaborazione di attività economiche e associazioni di volontariato finalesi. In serata, dalle 21, in Duomo suonerà il maestro Matteo Bonfiglioli, organista della Basilica di San Petronio di Bologna, e canteranno i ragazzi del “Piccolo Coro Sorridi con noi”.