San Petronio. Zuppi: l’accoglienza è da sempre la forza di Bologna
Panorama di Bologna
Un’esortazione a tutti i bolognesi a sentire la città come propria, e farsi aiutare dal patrono a «sollevarla» dai suoi vecchi e nuovi problemi; e un affettuoso ricordo di monsignor Luigi Bettazzi, recentemente scomparso, ultimo testimone vivente del Concilio, del quale il Sinodo raccoglie l’eredità, e che proprio il 4 ottobre avrebbe celebrato sessant’anni di episcopato. Sono questi i contenuti essenziali dell’omelia del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, nella Messa solenne che ha presieduto il 4 ottobre, festa del patrono della città e della diocesi san Petronio, nell’immensa e affollatissima basilica dedicata al Santo. Presenti numerose autorità civili e militari, capeggiate dal sindaco Matteo Lepore, mentre ha concelebrato il vicario generale di Ivrea don Gianmario Cuffia, in rappresentanza del vescovo Edoardo Cerrato.
Riferendosi alla tradizionale raffigurazione di san Petronio, che tiene in mano la città di Bologna, Zuppi ha invitato tutti i bolognesi a guardare la propria città «con sguardo contemplativo», cioè «andando in profondità». «San Petronio ce la mostra tutta – ha sottolineato - perché sia tutta nostra, perché la pensiamo insieme e sia comunità che valorizza le capacità di ciascuno ed essa stessa diventa un talento. La forza di Bologna è sempre stata la sua accoglienza e questa richiede sempre una certa “manutenzione” con l’impegno di tutti». E poiché san Petronio appare sollevare la città, anche noi, ha detto Zuppi «dobbiamo aiutarlo a sollevarla dalla violenza, dall’indifferenza, dalle sofferenze nascoste della solitudine e dei mali della psiche». «Oggi – ha concluso - inizia il Sinodo generale e inizia per noi il cammino sinodale con tutta la Chiesa in Italia. Si collega alla sobria ebrezza del Vaticano II e il ricordo di monsignor Bettazzi ci unisce fisicamente a questo. La sinodalità completa il Concilio».