Ognissanti. Pellegrino: in ogni battezzato è nascosto un potenziale di santità
La felicità eterna dei santi attende anche noi
Si dice sicuro che «non solo i santi sono attuali ma che tutti siamo fatti per il Cielo». È la convinzione di monsignor Carmelo Pellegrino promotore della fede - colui che in gergo viene chiamato l’”avvocato del diavolo”- all’interno del Dicastero delle cause dei Santi. Il sacerdote di origini pugliesi, classe 1971, che di formazione è un biblista individua nella solennità di Ognissanti che si celebra oggi l’occasione privilegiata per ciascun credente per scoprire dentro di sé la potenzialità a diventare un autentico discepolo di Gesù.
«Ogni battezzato nasconde sotto la pelle un potenziale santo. Michelangelo vedeva già nella pietra l’immagine della statua che aspettava di essere liberata. Riteneva che il compito dell’artista fosse quello di togliere l’eccedenza, per far emergere la nobile forma. Così il santo: per liberare l’immagine di Dio, - è l’argomentazione dello studioso - lascia che lo Scultore divino lo purifichi da eccessi ed egoismi. Da sempre, la materia docile sotto le mani di Dio risplende di santità. Da poco, invece, dilaga Halloween, fenomeno con oscure origini e chiari effetti, non solo commerciali. Al di là di tutto, esprime la preferenza del mostruoso rispetto a tanta bellezza. Ma quando’ero bambino avere una zucca vuota significava ben altro».
Una ricorrenza liturgica così singolare quella odierna perché ci mette quasi in “dialogo” e in comunione con i santi che più si identificano con la nostra storia e “Dna” di cristiani e di battezzati.
«In questi anni di servizio nelle Cause dei Santi ho imparato che non siamo noi a scegliere i santi, ma sono i santi che scelgono noi. Questo singolare casting comincia già col nome che ci viene imposto nel Battesimo. Il nome dice chi siamo ed è bello essere identificati da qualcuno che in vita ha amato tanto. I santi sono i compagni di viaggio e i maestri di umanità di cui abbiamo bisogno: non ci abbandonano nella sofferenza e nella solitudine, perché prima di noi le hanno attraversate con Cristo, trovandovi senso e fecondità».
E sottolinea ancora a questo proposito un particolare significativo: «Dei santi non si butta via niente: la testimonianza, l’intercessione, il fascino. In epoche difficili come la nostra non c’è tempo da perdere: bisogna attingere con sollecitudine e abbondanza all’immensa ricchezza del Cielo».
Un appuntamento quello di oggi che sembra quasi da celebrarsi come un “anticipo” della festa dei defunti di domani. «I santi e i defunti sono un’unica grande memoria della vita eterna. Ci ricorda che non siamo fatti per il nulla ma per il Cielo. Ci dice che l’amore non muore mai. La certezza di questo futuro illumina ogni passo del presente. Con le opere buone andiamo in Cielo già oggi: anche se compierle può significare morire a noi stessi, il Paradiso vale sempre la pena.
La sapienza della Chiesa pone accanto santi e defunti». Don Carmelo annota a questo riguardo un ulteriore dettaglio: «Normalmente prima si muore e poi si è canonizzati, ma la liturgia ci infonde fiducia mostrandoci prima la meta felice dei santi e poi il passaggio della morte. Per prepararsi alla pienezza i nostri defunti pregano per noi e aspettano le nostre preghiere per loro: è la “comunione dei santi”, il volto autentico della Chiesa, l’interminabile abbraccio di chi si ama in Gesù, capace di mostrare quanta vita c’è nella morte. Purtroppo quando si soffre è facile aggrapparsi all’assenza, celebrare sempre quel lutto. Diventa Pasqua quando permettiamo che l’assenza si riempia di Presenza. Nel Risorto, il dolore s’illumina d’immenso e fiorisce la speranza che non delude».
Nel suo articolato ragionamento monsignor Pellegrino suggerisce in una giornata così particolare come questa a ricercare alla luce anche dell’Esortazione apostolica di papa Francesco Gaudete et Exsultate quei «santi della porta accanto» che più ci sono familiari. Quasi degli autentici compagni di viaggio del nostro pellegrinaggio terreno. «I “santi della porta accanto” sono tantissimi. La santità è popolare: affiora in tutte le categorie, spesso brilla nel genio femminile, sempre matura tra mille problemi. Anche in questa “classe media della santità” risplende Cristo. Alcuni diventano fari di speranza per altri, - è la riflessione finale- anche dopo la morte, come Padre Pio: nasce così la fama sanctitatis, primo indizio di santità canonizzabile. Ma i santi sono importanti per motivarci, non per copiarli. Ciò che conta è che ogni cristiano dia il meglio di sé, quanto di personale Dio ha posto in lui. Perciò, per vivere bene questa festa suggerirei ciò che propongo a ciascun giovane dei gruppi che seguo: ogni 1° novembre, dopo un momento di preghiera, ognuno “pesca” il nome di un santo che lo accompagnerà per l’anno entrante. È frequente che dopo mi vengano a dire: “Era proprio quello di cui avevo bisogno!”».