Un “grande pastore” che in tutte le tappe della sua missione, “da sacerdote, da
vescovo e da Papa”, ci ha dato un “esempio luminoso di totale abbandono a Dio e
alla sua Madre, e di completa dedizione alla Chiesa e all’uomo”. È il beato
Giovanni Paolo II nel discorso che Papa Francesco ha consegnato ai vescovi
polacchi, che attendono la canonizzazione del connazionale Karol Wojtyla il
prossimo 27 aprile. Egli, ha ricordato il Pontefice, “ci ricorda quanto è
importante la comunione spirituale e pastorale tra i vescovi”: l’unità dei
pastori, nella fede, nella carità, nell’insegnamento e nella comune premura per
il bene dei fedeli, “costituisce - ha proseguito - un punto di riferimento per
l’intera comunità ecclesiale e per chiunque cerca un orientamento sicuro nel
quotidiano cammino sulle vie del Signore”:
“Niente e nessuno possa
introdurre divisioni tra voi, cari Fratelli! Siete chiamati a costruire la
comunione e la pace radicate nell’amore fraterno, e a darne a tutti un
incoraggiante esempio. E certamente un tale atteggiamento sarà fecondo e offrirà
al vostro popolo fedele la forza della speranza”.Il Santo Padre ha
constatato che la “Chiesa in Polonia ha grandi potenzialità di fede, di
preghiera, di carità e di pratica cristiana”, ma “si riscontra anche una certa
flessione in diversi aspetti della vita cristiana”; ha quindi sollecitato un
certo “discernimento” e “una ricerca dei motivi e dei modi di affrontare le
nuove sfide, come per esempio l’idea di una libertà senza limiti, la tolleranza
ostile o diffidente verso la verità, o – ha ricordato - il malumore verso la
giusta opposizione della Chiesa al relativismo imperante”.Il Pontefice
si è soffermato quindi su tre aspetti fondamentali della società e della Chiesa
in Polonia: la famiglia, i giovani e le vocazioni. La famiglia, citando
l’
Evangelii gaudium, è il “luogo dove si impara a convivere nella
differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai
figli”:
“Oggi invece il matrimonio è spesso considerato una forma di
gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi
secondo la sensibilità di ognuno. Purtroppo questa visione influisce anche sulla
mentalità dei cristiani, causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla
separazione di fatto”.I pastori, quindi, “sono chiamati - ha
sottolineato - a interrogarsi su come assistere coloro che vivono in questa
situazione, affinché non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio,
dall’amore fraterno di altri cristiani e dalla sollecitudine della Chiesa per la
loro salvezza; su come aiutarli a non abbandonare la fede e a far crescere i
loro figli nella pienezza dell’esperienza cristiana”:
“Bisogna
chiedersi come migliorare la preparazione dei giovani al matrimonio, in modo che
possano scoprire sempre di più la bellezza di questa unione che, ben fondata
sull’amore e sulla responsabilità, è in grado di superare le prove, le
difficoltà, gli egoismi con il perdono reciproco, riparando ciò che rischia di
rovinarsi e non cadendo nella trappola della mentalità dello scarto. Bisogna
chiedersi come aiutare le famiglie a vivere e apprezzare sia i momenti di gioia
sia quelli di dolore e di debolezza”. In tale compito, le comunità
ecclesiali vanno intese come “luoghi di ascolto, di dialogo, di conforto e di
sostegno per gli sposi” e i pastori come “autentici padri e guide spirituali”,
che proteggono le coppie “dalle minacce delle ideologie negative e le aiutano a
diventare forti in Dio e nel suo amore”. In vista del prossimo Incontro mondiale
della gioventù, a Cracovia nel 2016, il pensiero del Papa è andato ai giovani,
“che - ha specificato - con gli anziani sono la speranza della
Chiesa”.
“Oggi, un mondo ricco di strumenti informatici offre loro
nuove possibilità di comunicazione, ma al tempo stesso riduce i rapporti
interpersonali di contatto diretto, di scambio di valori e di esperienze
condivise. Tuttavia, nei cuori dei giovani c’è un’ansia di qualcosa di più
profondo, che valorizzi in pienezza la loro personalità”. Bisogna
dunque “venire incontro a questo desiderio”, ha aggiunto il Santo Padre,
attraverso le “ampie possibilità” offerte dalla catechesi, portando le nuove
generazioni a “scoprire pienamente il valore dei Sacramenti come mezzi
privilegiati di incontro con Cristo”. I giovani - ha proseguito - “siano
incoraggiati a far parte dei movimenti e delle associazioni” ecclesiali, come
pure dei gruppi parrocchiali o scolastici della Caritas o di “altre forme di
volontariato e di missionarietà”. A proposito delle “vocazioni al
sacerdozio e alla vita consacrata”, il Papa ha ringraziato il Signore che “negli
ultimi decenni ha chiamato in terra polacca tanti operai per la sua messe: tanti
bravi e santi sacerdoti polacchi - ha rilevato - svolgono con dedizione il loro
ministero sia nelle proprie Chiese locali, sia all’estero e nelle missioni”.
L’invito alla Chiesa locale è stato quello ad assicurare una “buona preparazione
dei candidati nei seminari”, illuminata da uno “spirito missionario” che porti a
“uscire”, a “cercare - anche nelle periferie - e avvicinare coloro che attendono
la Buona Novella di Cristo”. Per quanto riguarda le vocazioni alla vita
consacrata, soprattutto quelle femminili, preoccupa - ha osservato il Santo
Padre - “il calo delle adesioni alle congregazioni religiose”:
“Auspico che gli Istituti religiosi femminili possano continuare ad
essere, in modo adeguato ai nostri tempi, luoghi privilegiati dell’affermazione
e della crescita umana e spirituale delle donne. Le religiose siano pronte ad
affrontare i compiti e le missioni anche difficili ed esigenti, che valorizzino
le loro capacità intellettuali, affettive e spirituali, i loro talenti e carismi
personali. Preghiamo per le vocazioni femminili e accompagniamo con stima le
nostre sorelle, che spesso nel silenzio e inosservate spendono la loro vita per
il Signore e per la Chiesa, nella preghiera, nella pastorale e nella
carità”.Il Papa ha inoltre esortato alla sollecitudine per i poveri,
perché anche in Polonia, “nonostante l’attuale sviluppo economico del Paese, ci
sono tanti bisognosi, disoccupati, senzatetto, malati, abbandonati, come pure
tante famiglie - soprattutto quelle numerose - senza sufficienti mezzi per
vivere e per educare i figli”: la Chiesa, ha aggiunto, mostra “grande generosità
non solo in patria ma anche in altri Paesi del mondo”. L’ha infine incoraggiata
ulteriormente ad avere la “fantasia della carità”:
“Non dimenticate
quanti per vari motivi lasciano il Paese e cercano di costruire una nuova vita
all’estero. Il loro crescente numero e le loro esigenze richiedono forse più
attenzione da parte della Conferenza Episcopale. Accompagnateli con cura
pastorale adeguata, perché possano conservare la fede e le tradizioni religiose
del popolo polacco”.