Chiesa

Il corso Cei-Cattolica. Famiglia, cantiere contro le fragilità

Luciano Moia giovedì 13 luglio 2023

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Come è possibile che un corso di alta formazione in pastorale familiare che ha come obiettivo educare, accompagnare, prendersi cura non si fondi sul classico criterio deduttivo/dottrinale ma parta dalle persone, dalla loro umanità, dalla loro situazione concreta? E come è possibile che i docenti si mettano al fianco di coloro che prendono parte all’iniziativa e, oltre ad accompagnare le persone, in una crescita umana, relazionale e spirituale verso una formazione delle coscienze capace di discernere di volta in volta, nel quotidiano, il bene comune possibile, condividano con loro tempo e spazi in un confronto alla pari?

Eppure è quello che sta succedendo a La Thuile, in Val d’Aosta dove fino a domenica circa 90 coppie con figli, una trentina di docenti e altrettanti animatori danno vita al Corso di alta formazione in pastorale familiare Familiae cura organizzato dall’Università Cattolica (che da quest’anno ha avvincendato l’Istituto Ecclesia Mater) e dall’Ufficio nazionale Cei di pastorale familiare. Esperienza innovativa perché, se da una parte riprende percorsi già collaudati negli anni precedenti, dall’altro intende segnare una svolta nel metodo più che nei contenuti. «Innanzi tutto – spiega padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio Cei oltre che coordinatore del percorso di alta formazione - vogliamo offrire alle diocesi un’occasione di formazione sistematica a misura di famiglia. Spesso i territori fanno fatica ad offrire dei percorsi stabili di formazione. Amoris Laetitia ha ribadito come la famiglia sia chiamata ad essere soggetto dell’evangelizzazione, sicuramente in forza del sacramento delle nozze, ma anche per aver preso coscienza della propria valenza ecclesiale. Per far questo necessita di luoghi dove potersi confrontare e formare assieme ad altre vocazioni (presbiteri e consacrati)».

Il nuovo corso si rivolge a coppie già “collaudate” nell’accompagnamento pastorale con e per le famiglie. E con questo obiettivo integra pedagogia e teologia, antropologia e scienze sociali, buone prassi pastorali con laboratori sperimentali.

Il risultato è sorprendente anche per chi ha già alle spalle esperienze non episodiche. Lo confermano Edi Resenterra e Enrico Casarotto (diocesi di Vicenza), sposati da 18 anni, due figli di 18 e 15 anni. «In parrocchia seguiamo i percorsi per nubendi, mentre a livello diocesano ormai da sei anni facciamo parte della commissione pastorale per il matrimonio e la famiglia, di cui è responsabile don Flavio Marchesini». Sono arrivati in Val d’Aosta perché sentivano di aver bisogno di nuovi stimoli di crescita, sia come coppia, sia per il servizio pastorale in cui sono impegnati. «E qui abbiamo capito che, anche nel rapporto con le altre coppie, siamo chiamati a rischiare di più. Quello che noi immaginiamo di poter fare è meno di quello che possiamo concretamente fare» Aggiunge Enrico: «In mezzo a tanti stimoli, nel confronto con i relatori, ho capito che Dio ha ancora voglia di camminare con me perché io con mia moglie possiamo aiutare gli altri a camminare». E mentre lui parla, lei si commuove: «Alcune lezioni non passano solo nozioni ma anche emozioni. Sentire, come ha detto stamattina il teologo Roberto Cheaib, che posso vedere Gesù attraverso gli occhi di mio marito è qualcosa che mi fa salire le lacrime».

Il percorso di alta formazione, di cui è direttrice scientifica Livia Cadei, docente di Pedagogia generale e sociale alla Cattolica e presidente della Confederazione dei consultori familiari di ispirazione cristiana, non offre solo competenze di livello accademico ma strumenti concreti per l’accompagnamento e la cura di coppie e famiglie fragili, attuando realmente quanto suggerito da Amoris laetitia. «Anche dal punto di vista dell’approfondimento – sottolinea Orietta Rachele Grazioli, canonista, docente di diritto matrimoniale al “Giovanni Paolo II” – teniamo conto di questa estrema complessità. Le coppie chiedono nozioni a tutto tondo ma anche concretezza. Sono tutte persone già esperte e con loro si instaura uno scambio alla pari. Hanno sete di sapere per crescere come coppia ma anche di rendere fruibile quanto appreso nel loro impegno di servizio». Sguardo condiviso dagli altri docenti, tra cui alcuni direttori degli Uffici pastorali Cei, come don Massimo Angelelli (pastorale della salute), don Bruno Bignami (problemi sociali e lavoro), don Valentino Bulgarelli (catechesi), don Michele Falabretti (giovani), don Michele Gianola (vocazioni), don Alberto Giardina (liturgia). Tutti impegnati a suggerire nuovi percorsi e a fare crescere consapevolezza e desiderio di crescita.

Lo confermano Luca Verto e Irene Lipizzi originari della Campania ma residenti a Roma, tre figli di 11, 9 e 6 anni. «Siamo terziari francescani – raccontano – e per noi questo è un momento di grande ricchezza. Stiamo realizzando un progetto di “eremo francescano“ per la famiglia, coppie e bambini, dove sia possibile una crescita umana e spirituale senza stress e senza tutti gli assilli che quotidianamente la famiglia deve affrontare». Un posto ideale, ma dove si trova? «Per il momento non è un posto fisso ma uno spazio itinerante dove le famiglie si prendono cura l’una dell’altra. Finora ci siamo spostati in vari luoghi, in diocesi di Frascati. Poi vedremo. Queste giornate in Val d’Aosta sono per noi un’opportunità importante. Ci hanno fatto capire che essere Chiesa vuol dire partire sempre dal volto di Dio che è amore, e quindi – concludono Irene e Luca – cura di quella particolare persona con i suoi vissuti e le sue fragilità».