La storia. «Noi, ex detenuti, abbiamo trovato il nostro tesoro in padre Puglisi»
Il terreno a Palermo coltivato da due ex detenuti sui passi di padre Puglisi (foto Gambassi)
«Il silenzio della natura aiuta a riflettere. Anche sulle scelte sbagliate della propria vita». Giovanni Montalbano ha finito di scontare la sua pena a gennaio. E oggi è a tutti gli effetti un ex detenuto. Con una mano indica il centro di Palermo che da questa collina appena sopra la città si scorge fin troppo bene. Ai piedi ha un paio di stivali. E al suo fianco c’è Totò Camarda, anche lui segnato dai problemi con la giustizia. Sono loro gli “artigiani della terra” che stanno facendo rinascere un appezzamento abbandonato e trasformato grazie al loro impegno e al loro sudore in un orto “bio”. Un fondo che risorge. Come la vita di Totò e Giovanni. A dare loro una chance è il Centro Padre Nostro, il presidio di riscatto fondato a Brancaccio da don Puglisi. «No, non ho mai conosciuto don Pino – racconta Montalbano –. Ma ho letto molto di lui quando ero in cella. E adesso mi sento di far parte di coloro che testimoniano la sua eredità». Il riferimento è appunto al Centro che li ha accolti fra i collaboratori.
Pomodori e mandarini sono i primi prodotti che il terreno ha regalato loro. «Abbiamo a disposizione duemila metri quadrati che fino a pochi mesi fa erano pieni di sterpaglie – spiega Giovanni –. Li stiamo ripulendo soltanto con le nostre braccia e due zappe». Ascoltando i due ex carcerati viene in mente quel campo narrato dai Vangeli dove un uomo trova il suo tesoro e pieno di gioia vende tutto per acquistarlo. «Il tesoro che questo campo ci ha donato – dicono i due “contadini” – è don Puglisi. Noi siamo qui grazie a lui. Se un santo come padre Pino entra nella tua mente, non puoi che cambiare fin nel profondo e impegnarti per il bene».
Non hanno esperienza come agricoltori i due. «Ma ci mettiamo in gioco», sorridono. E Montalbano aggiunge: «Facciamo vivere di nuovo la natura in un angolo che a nessuno interessava». Metafora, forse, di Brancaccio, il quartiere del degrado che il sacerdote beato voleva liberare dall’emarginazione, dall’ignoranza, dall’illegalità. E Giovanni sussurra: «Quanto sarebbe importante che altri detenuti potessero venire qui per fare un esame di coscienza e ripartire».
È possibile contribuire al “sogno” di padre Pino Puglisi attraverso:
- bonifico bancario intestato a Fondazione Giovanni Paolo II utilizzando il seguente IBAN IT84U0503403259000000160407 (va inserito anche l’indirizzo di chi versa nel campo causale);
- bollettino sul conto corrente postale n. 95695854 intestato a Fondazione Giovanni Paolo II, via Roma, 3 - 52015 Pratovecchio Stia (AR). Causale: “Asilo Don Puglisi”;
- carta di credito o PayPal sul sito www.ipiccolidi3p.it.
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