Cercare parole di pace, anche quando la pace appare quotidianamente e duramente contraddetta, seguendo l’
Evangelii gaudium. Il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, come ultimo appuntamento di preparazione all’incontro di sabato prossimo con il Pontefice, in visita alla città partenopea, chiama a confrontarsi con i sacerdoti diocesani e religiosi il direttore di
Avvenire, Marco Tarquinio, che ieri ha pprofondito il capitolo IV dell’Esortazione apostolica. Tema: «Il dialogo sociale come contributo per la pace». Perché «ogni cristiano diventi strumento di pacificazione e testimonianza credibile di una vita riconciliata». Tarquinio ha ricordato che il Papa indica tre ambiti specifici di dialogo: con gli Stati; con la società; con i credenti non cristiani e con i non credenti disposti a essere «preziosi alleati» nella umanizzazione della società. E ha sottolineato come la Chiesa abbia nella visione di Francesco due 'armi' decisive per costruire comprensione e pace: una lunga «esperienza di umanità» e la «memoria della vita e della sofferenza dei popoli». L’importante è aver chiaro che questo impegno non è mai solo affare «di una frazione, un gruppo, un’élite», un progetto esclusivo («di pochi per pochi», dice il Papa), ma un cammino comune. Certamente – ha aggiunto il direttore, citando ancora Francesco – «la Chiesa non dispone di soluzioni tecniche per tutte le questioni». Tuttavia propone con chiarezza i valori fondamentali dell’esistenza, «senza farsi espropriare di parole e significati, senza rinunciare ai valori fondanti l’esistenza e che possono e debbono suggerire anche azioni politiche». Perché la Chiesa, nella prospettiva del Papa, 'parla' con gli Stati «a partire dal popolo, da ciò che esso sperimenta e soffre». E proprio ripartendo dagli ultimi, dai più poveri (per soldi, salute, speranza, libertà...) può dialogare senza paura – meglio, «fare amicizia» – anche con la scienza (e con l’arte). Consapevole che alcuni scienziati vanno però «oltre l’oggetto della loro disciplina », con l’intenzione di 'pesare' il valore e la dignità della vita, facendosi portatori non di ragione ma di «una ideologia che chiude la strada a un dialogo autentico e fruttuoso». La Chiesa non rinuncia poi a incalzare con umile tenacia la politica di fronte alle terribili ingiustizie economiche frutto dell’«idolatria del denaro» e a «costruire ponti» verso ogni altro credente (soprattutto con gli islamici) per fermare la pianificata follia delle persecuzioni contro le minoranze (soprattutto cristiane). Una riflessione che così si è infine riannodata con l’introduzione del cardinale Sepe: l’impegno di sacerdoti e religiosi «a costruire ponti di comprensione e di comunione, perché pace e dialogo crescano nella società».