Londra. Effetto Papa nel Regno Unito I fedeli tornano al confessionale
La Confessione, per così dire, è 'tornata di moda' in Gran Bretagna, anche e soprattutto grazie all’effetto papa Francesco. Nelle 22 Cattedrali di Inghilterra e Galles, secondo un sondaggio condotto la scorsa estate, sono aumentati del 65% i cattolici che vogliono riconciliarsi con il Signore. Molti non si accostavano al Sacramento da 10 o 20 anni e, in alcuni casi, addirittura da 40. Si è cominciato così a parlare, nella Chiesa cattolica inglese, di sacramento della Riconciliazione come strumento efficace al servizio dell’annuncio. «Per chiunque si sia allontanato dalla fede per un certo periodo di tempo il viaggio di ritorno ha come tappa fondamentale il confessionale», spiega Clare Ward, del dipartimento della Conferenza episcopale che si occupa di evangelizzazione. Anche il vescovo di Arundel e Brighton, Kieran Thomas Conry responsabile dello stesso settore pastorale, conferma che esiste un nuovo interesse per la Confessione, e che questo potrà rendere più facile raggiungere i 4 milioni di battezzati che non vanno più a Messa. «Ci vuole una nuova catechesi del sacramento della Riconciliazione che rischia altrimenti di venire dimenticato» – spiega il vescovo Conry –. «Il fedele – aggiunge – non dovrebbe accostarsi al sacerdote con una lista di peccati. Piuttosto cercare una esperienza personale che lo riavvicini a Dio. Non è un peccato, per esempio, essere arrabbiati perché non siamo responsabili delle nostre emozioni. Si può parlare di peccato soltanto se decidiamo, sulla base di questa rabbia, di agire male». «Sbagliata anche l’idea che, per accostarsi alla Comunione, occorra sempre confessarsi», continua Conry, «Un’idea che risale al Concilio di Trento. Si va a fare la Comunione per essere salvati, guariti. Si tratta di un dono non di una ricompensa. Soltanto presentando e facendo capire bene questo Sacramento possiamo sperare che vi si accostino i giovani di oggi che hanno vite più complicate rispetto al passato».
Una Confessione frequente non sempre aiuta secondo il vescovo responsabile dell’evangelizzazione. «Il Catechismo della Chiesa cattolica dice che bisogna confessarsi almeno una volta all’anno – spiega Conry –. Naturalmente è opportuno e utile accostarsi al confessionale più spesso purché ciò avvenga con una preparazione adeguata, a cominciare dal sincero pentimento. La Confessione molto frequente non va bene per tutti. Ad esempio – aggiunge il presule – molte persone rischiano di fermarsi a un tipo di comportamento che si ripete uguale ». Una storia di riscoperta della Confessione come strumento di evangelizzazione la offre la diocesi di Lancaster, nord ovest di Inghilterra che, già da qualche anno, promuove, durante il periodo dell’Avvento e della Quaresima, il programma 'The light is on for you!', 'La luce è accesa per te'. «Apriamo tutte le nostre parrocchie per un’ora, dalle 19 alle 20, il mercoledì sera» – spiega il vescovo di Lancaster Michael Campbell –. La chiesa è riscaldata e illuminata e c’è l’esposizione del Santissimo Sacramento. Abbiamo pubblicizzato l’iniziativa sui giornali e con volantini e i sacerdoti hanno spiegato in chiesa, durante l’omelia della domenica, che la confessione è un luogo di misericordia». L’iniziativa ha avuto molto successo e ha riavvicinato alla chiesa centinaia di cattolici. «Penso che sia servito scegliere un orario diverso dal sabato pomeriggio quando la gente di solito è molto occupata. Abbiamo cercato anche di favorire l’anonimato. A volte i sacerdoti si sono scambiati le parrocchie così che i fedeli hanno potuto confessarsi da un prete che non conoscevano» – spiega ancora monsignor Campbell. Evidente la crescita della presenza al confessionale, anche nella Cattedrale di Westminster, la chiesa madre del cattolicesimo inglese, nel centro di Londra. Don Michael Quaicol, ghanese, confessa tutti i giorni, dalle 11.30 alle 18, insieme ad altri 7 sacerdoti. «Migliaia di persone – spiega – passano dalla Cattedrale perché si trova in centro e possono fermarsi per la Confessione tra un impegno e l’altro. L’anonimato dei sacerdoti aiuta anche se alcuni preferiscono ritornare sempre dallo stesso prete. Ammiro sempre – conclude – chi viene da me per il coraggio e la fiducia che dimostra.. Io cerco di far sperimentare la misericordia di Dio».