"Siate tutti fratelli, questo farà
dell'Ecuador un grande paese!", aveva affermato Papa
Francesco rivolgendosi alla folla subito dopo l'incontro con il
presidente Rafael Correa. E ieri sera nella chiesa di San
Francesco, quasi a conclusione della tratta ecuadoregna della
sua visita apostolica in America Latina, il Pontefice è stato
ancora più esplicito chiedendo ai rappresentanti della
società civile di "guardare l'avversario politico, il vicino
di casa con gli stessi occhi con cui vediamo i bambini, le
mogli o i mariti, i padri o le madri". "Amiamo la nostra
società? Amiamo il nostro Paese, la comunità che stiamo
cercando di costruire?", ha domandato ad alta voce rilevando
che invece "le nostre relazioni sociali o il gioco politico,
spesso si basano sulla competizione, sullo scarto". "La mia
posizione, la mia idea, il mio progetto sono rafforzati se sono
in grado di battere l'altro, di impormi". "Nelle famiglie -
invece - tutti contribuiscono al progetto comune, tutti
lavorano per il bene comune, ma senza annullare l'individuo; al
contrario, lo sostengono, lo promuovono. Le gioie e i dolori di
ciascuno sono fatti propri da tutti".
Papa Francesco ha espresso la sua
peroccupazione per i giovani senza studio nè lavoro "vittime della
disperazione, che finiscono per arruolarsi in progetti di follia
sociale". Lo ha fatto a conclusione di un impegnativo doscorso
rivolto ieri sera ai rappresentanti della società civile
dell'Ecuador riuniti a Quito nella chiesa di San Francesco, una selle
più antiche della città parlando dei giovani disoccupati preda
della disperazione e per la prima volta citando tra questi anche i
"foreign fighters".
"L'Amazzonia rappresenta uno dei luoghi
della Terra che richiedono una cura particolare a motivo della
loro enorme importanza per l'ecosistema mondiale per la sua una
biodiversità di grande complessità, quasi impossibile da
conoscere completamente". Lo ha riaffermato Papa Francesco nel
suo discorso alla società civile dell'Ecuador, rappresentata
questa sera nella chiesa di San Francesco a Quito anche dai
"fratelli di popoli indigeni provenienti dall'Amazzonia
ecuadoriana, quella zona - ha detto - che è una delle più
ricche di varietà di specie, di specie endemiche, poco
frequenti o con minor grado di protezione efficace".Ma, ha
osservato, "quando queste foreste vengono bruciate o rase al
suolo per accrescere le coltivazioni, in pochi anni si perdono
innumerevoli specie, o tali aree si trasformano in aridi
deserti". Secondo Francesco proprio in Amazzonia, "l'Ecuador,
insieme ad altri Paesi della frangia amazzonica, ha
l'opportunità di praticare la pedagogia di una ecologia
integrale". "Noi - ha concluso - abbiamo ricevuto in eredità
dai nostri genitori il mondo, ma anche in prestito dalle
generazioni future alle quali lo dobbiamo consegnare!".
Il Papa si congeda oggi
dall'Ecuador per recarsi in Bolivia, seconda tappa del viaggio
in Sud America che lo porterà poi in Paraguay.
Prima di lasciare Quito, papa Francesco al mattino, quando in
Italia saranno le 14,30, si congederà dalla nunziatura e si
trasferirà a Tumbaco, a 21 chilometri dalla capitale
ecuadoriana, dove visiterà una casa di riposo per anziani retta
dalle suore di Madre Teresa. Visiterà poi il santuario del
Quinche, principale santuario mariano dell'Ecuador, dove
incontrerà il clero e i seminaristi del Paese, e terrà davanti a
loro un discorso. Subito dopo, alle 11,45 ora locale, giungerà
all'aeroporto internazionale Mariscal Sucre dove si terrà una
breve cerimonia di congedo. Dopo tre ore e un quarto di volo
giungerà a El Alto, in Bolivia, il più alto aeroporto del mondo,
a circa 4 mila metri di altitudine.