Statuti. Economia vaticana, la riforma è online
A un anno dalla loro istituzione sono stati pubblicati gli Statuti dei tre organismi creati da papa Francesco per riformare le strutture economico-finanziarie vaticane: il Consiglio per l’economia, la Segreteria per l’economia e il Revisore generale.
Il Consiglio per l’economia è «l’ente della Santa Sede competente a vigilare sulle strutture e attività amministrative e finanziarie dei dicasteri della Curia Romana, delle istituzioni collegate alla Santa Sede o che fanno riferimento ad essa e delle amministrazioni del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano». Lo Statuto parla di un «elenco» di enti in allegato che però non è stato reso noto. Il Consiglio, che ha poteri di indirizzo e si riunisce di norma quattro volte l’anno, è composto da 15 membri, di cui 8 cardinali e vescovi e 7 «esperti» laici «di varie nazionalità». L’organismo è presieduto da un cardinale coordinatore (l’arcivescovo di Monaco Reinhard Marx) assistito da un vicecoordinatore (il maltese Joseph Zahra) e da un prelato segretario (monsignor Brian Ferme). Alle sue riunioni partecipano, senza diritto di voto, il segretario di Stato e il prefetto della Segreteria per l’economia. Per la loro validità è sufficiente la presenza di dieci membri mentre le decisioni necessitano del voto positivo di almeno otto membri (in entrambi i casi il voto dei membri laici ha lo stesso valore di quello degli ecclesiastici).
La Segreteria per l’economia è «il dicastero competente per il controllo e la vigilanza in materia amministrativa e finanziaria sui dicasteri della Curia Romana, sulle istituzioni collegate alla Santa Sede o che fanno riferimento ad essa e sulle amministrazioni del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano». La Segreteria, che svolge quotidianamente la sua attività secondo gli indirizzi proposti dal Consiglio e approvati dal Papa, risulta articolata in due sezioni. La prima, «per il controllo e la vigilanza», si occupa di controllare e vigilare le attività riguardanti la pianificazione, la spesa, i bilanci di previsione e consuntivi, gli investimenti, la gestione delle risorse umane, finanziarie e materiali degli enti controllati. La seconda, quella «amministrativa», si occupa invece di offrire «indirizzi, modelli procedure in materia di appalti volti ad assicurare che tutti i beni e i servizi richiesti dai dicasteri della Curia Romana e dalle istituzioni collegate alla Santa Sede o che fanno riferimento a essa siano acquisiti nel modo più prudente, efficiente ed economicamente vantaggioso, in conformità a controlli e procedure interne appropriati» La Segreteria per l’economia «agisce in collaborazione con la Segreteria di Stato, la quale ha competenza esclusiva sulle materie afferenti alle relazioni con gli Stati e con gli altri soggetti di diritto pubblico internazionale». Essa è presieduta da un prefetto (il cardinale George Pell) assistito da un prelato segretario generale per la prima sezione (monsignor Alfred Xuereb) e da un prelato segretario per la seconda (carica ancora non assegnata). Tra i poteri del prefetto della Segreteria per l’economia è contemplato quello di dare - nei casi stabiliti con criteri determinati dal Consiglio per l’economia - «la sua approvazione ad validitatem» di «ogni atto di alienazione, acquisto o di straordinaria amministrazione posto in essere dai dicasteri della Curia Romana o dalle istituzioni collegate alla Santa Sede o che fanno riferimento ad essa». È sempre la Segreteria per l’economia poi che «cura gli adempimenti giuridico-amministrativi relativi al personale dei dicasteri e degli uffici della Curia Romana e, su specifico mandato, quello di altre istituzioni collegate», fermo restando però «che spetta alla Segreteria di Stato l’accertamento dei requisiti di idoneità dei candidati all’assunzione».
Il terzo Statuto infine, quello del Revisore generale, stabilisce che sarà «coadiuvato da due revisori aggiunti». Si tratterà quindi di un ufficio non monocratico ma collegiale per la verifica contabile e amministrativa sugli enti. Gli Statuti - approvati ad experimentum senza però che ne venga specificato la durata - non fanno cenno ai beni immobili che un motu proprio del luglio dello scorso anno trasferiva dall’Apsa alla Segreteria per l’economia. Né in essi si trova riferimento al Vatican Asset Management di cui il cardinale Pell aveva parlato in una conferenza stampa in cui era stato presentato il predetto motu proprio. Curiosamente nel primo Statuto, quello del Consiglio per l’economia, non è presente l’articolo 15: si passa infatti direttamente dall’articolo 14 al 16. Mentre in tutti e tre gli Statuti, viene ufficializzato che in dicasteri vaticani la lingua utilizzata non è quella di Dante ma sono due; e cioè, nell’ordine, «l’inglese e l’italiano».