Il percorso. Dai miracoli alla morte in odio alla fede: ecco come si diventa beati
La canonizzazione di papa Giovanni Paolo II e papa Giovani XXIII il 27/72014 (Foto Siciliani)
Papa Francesco apre la via alla beatificazione di quei fedeli che, spinti dalla carità, hanno offerto eroicamente la propria vita per il prossimo accettando liberamente e volontariamente una morte certa e prematura con l’intento di seguire Gesù.Lo fa con la pubblicazione odierna del Motu Proprio “Maiorem hac dilectionem”, che inizia proprio con le parole di Gesù prese dal Vangelo di Giovanni: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. IL TESTO INTEGRALE
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Ecco i percorsi per diventare beati
IL MARTIRIO Morte violenta e perdono del reo
L’offerta della vita come nuova «fattispecie» nell'iter processuale per la beatificazione e il successivo riconoscimento della santità
va ad aggiungersi alle altre vie più tradizionali previste dalla Chiesa da secoli. Innanzitutto il martirio, che, come sottolinea l’Osservatore Romano, è la suprema imitazione di Cristo e la testimonianza più alta della carità. Il concetto classico di martirio comprende: l’accettazione volontaria della morte violenta per amore di Cristo; l’odium del persecutore per la fede
o per un’altra virtù cristiana; la mitezza e il perdono della vittima che imita l’esempio di Gesù sulla croce.
VIRTU' EROICHE Il Vangelo diventa un modo di essere
Una via, per così dire più consueta, è quella delle virtù eroiche che, scrive Benedetto XIV, vanno esercitate «speditamente, prontamente, piacevolmente e sopra il comune modo di agire, per un fine soprannaturale». Non "una tantum" dunque ma per un periodo sufficiente a farle diventare – scrive l’Osservatore Romano – un modo abituale di essere e di agire conforme al Vangelo. Si tratta delle virtù teologali (fede, speranza, carità), cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza) e "annesse" (povertà, obbedienza, castità, umiltà). Se viene riconosciuta l’eroicità delle virtù, il servo di Dio è dichiarato venerabile. Per la beatificazione è necessario il riconoscimento di un miracolo per sua intercessione.
I «CASUS EXCEPTI» Il riconoscimento di un culto antico
Un’altra via, meno conosciuta è quella dei cosiddetti casus excepti, espressione del Codice di diritto canonico del 1917 (cfr. cann. 2125-2135). Come ricorda l’Osservatore Romano il riconoscimento porta alla conferma di un culto antico, cioè successivo al pontificato di Alessandro III († 1181) e antecedente al 1534, così come stabilì Urbano VIII (1623-1644), il grande legislatore delle cause dei santi. La conferma del culto antico è chiamata anche "beatificazione equipollente". Detto in altro modo, la beatificazione ed eventualmente la canonizzazione equipollente è una procedura con cui il Papa approva per decreto un culto esistente da tempo di un servo di Dio non ancora beatificato o canonizzato.
L'OFFERTA DELLA VITA Carità e il dono eroico di sé
Come detto il Motu proprio pubblicato oggi introduce una nuova fattispecie dell’iter di beatificazione e canonizzazione. Perché sia valida ed efficace occorrono alcuni requisiti:
offerta libera e volontaria della vita ed eroica accettazione propter caritatem di una morte certa e a breve termine;
un nesso tra l’offerta della vita e la morte prematura;
l’esercizio, almeno in grado ordinario, delle virtù cristiane prima dell’offerta della vita e, poi, fino alla morte;
esistenza della fama di santità e di segni, almeno dopo la morte; il miracolo per la beatificazione, dopo la morte del servo di Dio e per sua intercessione.