Vaticano. Due reliquie della Croce in dono dal Papa a re Carlo
Sembra un gesto di potenza, è un atto di umiltà. Pare un retaggio del passato, è un segno senza tempo. La Chiesa anglicana ha confermato che papa Francesco ha donato al re Carlo d’Inghilterra due frammenti, due reliquie della Croce su cui sarebbe stato inchiodato Gesù.
Saranno incastonati nella Croce del Galles che guiderà la processione del 6 maggio all’abbazia di Westminster per l’incoronazione del sovrano britannico che, come noto, è capo della Chiesa anglicana. Un gesto “ecumenico”, dunque, a sancire anche un’unione popolare tra le due confessioni cristiane. Nel segno della comune devozione, capace di rompere le barriere di pregiudizio e paura, che la teologia fatica invece a superare.
L’esempio classico è quello del frammento della costola di san Nicola che, prestato dall’arcidiocesi di Bari al patriarcato ortodosso russo, nel 2017 mosse in pellegrinaggio oltre due milioni di fedeli tra Mosca e San Pietroburgo. Non un viaggio alla ricerca della soluzione magica ai propri problemi ma un momento di preghiera condiviso, alla “presenza” di chi ha donato l’intera sua esistenza a Dio. Perché venerare le reliquie è un gesto di umiltà nei confronti delle meraviglie operate dall’Eterno in creature piccole e mortali. E’ contemplare e quindi ringraziare la misericordia di Dio che si è realizzata nel santo. E’ mettersi davanti alla croce di Cristo, che raccoglie ogni sofferenza, ogni lacrima dell’uomo e le trasforma in grazia, in bellezza. Le rende strumento di perdono, l’unico bisogno che unisce tutti gli uomini e le donne del mondo. Nessuno escluso.