Chiesa

Le nomine. Due nuovi pastori per la Calabria

Antonio Capano e Davide Imeneo sabato 20 marzo 2021

ROSSANO-CARIATI

Aloise: già sento il vostro sostegno

La Chiesa di Rossano-Cariati ha da sabato un nuovo arcivescovo. È don Maurizio Aloise, del clero dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, finora pro-vicario generale della stessa Chiesa particolare. L’annuncio è stato dato a mezzogiorno, in contemporanea dalla Sala Stampa vaticana, nella Cattedrale a Rossano dall’amministratore apostolico e arcivescovo di Bari-Bitonto, Giuseppe Satriano, collegato via web dall’ospedale di Acquaviva delle Fonti, dove è ricoverato per aver contratto il Covid, e a Catanzaro dall’arcivescovo Vincenzo Bertolone nella Basilica dell’Immacolata.

Il nuovo presule, 52 anni, è originario di Catanzaro. Conseguito il diploma presso l’Istituto d’arte, è entrato nel Seminario diocesano. Ha studiato all’Istituto teologico calabro, ottenendo il baccellierato. Dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta il 18 novembre 1995, ha approfondito gli studi di morale sociale e poi quelli di mariologia al Marianum. Membro di molti organismi diocesani, è stato direttore dell’Ufficio vocazioni, svolgendo al contempo la sua intensa attività pastorale in diverse comunità parrocchiali: San Nicola Vescovo a Gagliato, Santa Maria della Pietra a Chiaravalle Centrale, Santa Maria Assunta a Zagarise, San Nicola di Bari a Cardinale, Santa Maria delle Nevi a Girifalco. È lui nel 1997 a coordinare l’accoglienza dei profughi curdi sbarcati sulle coste di Soverato. Vicepresidente della Fondazione Betania di Catanzaro, ad oggi parroco di Santa Domenica e rettore del frequentatissimo Santuario diocesano Santa Maria delle Grazie a Torre di Ruggiero.


«Grato al Papa per aver guardato alla nostra diocesi». E un sorriso: «Sono basso, vedrò di essere all’altezza»

Così scrive il nuovo pastore di Rossano-Cariati nel messaggio inviato alla diocesi: «Sorelle e fratelli tutti, venendo tra voi, come viandante, sono sicuro di trovare una comunità che mi sosterrà e nella quale ci aiuteremo a vicenda per continuare ad andare avanti, soprattutto in questo tempo di pandemia, che sta fiaccando la nostra resistenza! Già mi sento in mezzo a voi… Abbiamo tutti la fortuna provvidenziale di abitare una terra assai rinomata sul piano storico, culturale e religioso, anche a motivo del Codex Purpureus, evangelario greco miniato del secolo VI, conservato nel Museo diocesano, che è un mirabile monumento di sintesi dei due polmoni, orientale e occidentale, della Chiesa cattolica». E rimanendo sul tema auspica l’attenzione alla «confinante eparchia greca di Lungro, perla bizantina in Calabria», che «potrà significare certamente per noi un’ottima spinta anche in questa prospettiva del dialogo ecumenico».
Ribadisce, a seguire, l’intento di «mantenere e curare un rapporto di paternità con tutti voi; con i presbiteri, in particolare, e con il mondo laicale in generale, la cui collaborazione è fondamentale per un progetto pastorale rispondente alle nuove esigenze della storia e della cultura di oggi». «Raduniamoci idealmente – conclude – insieme davanti all’antica icona bizantina dell’Achiropita risalente all’VIII secolo, a cui la città e l’arcidiocesi sono legate da plurimillenaria devozione». Fissate le date per l’ordinazione, il 13 maggio a Squillace, e per l’ingresso in diocesi previsto il 12 giugno.

REGGIO CALABRIA-BOVA

Morrone, a scuola del santo Newman

Due minuti di applausi. Con questa manifestazione di gioioso consenso – l’unica possibile al tempo del Covid – viene accolta la notizia della nomina di don Fortunato Morrone – 62 anni, teologo e parroco dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina – ad arcivescovo di Reggio Calabria-Bova.

Alle 12, nella Cattedrale di Maria Assunta a Reggio Calabria, si raduna la comunità diocesana dello Stretto: l’arcivescovo emerito Vittorio Luigi Mondello, sacerdoti, rappresentanti del laicato, religiosi e religiose, diaconi e seminaristi. L’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini presiede l’Ora media e dopo la conclusione comunica chi sarà il suo successore. Quindi il cancelliere legge la comunicazione del nunzio apostolico in Italia, l’arcivescovo Emil Paul Tscherrig, con la quale la Santa Sede ha reso noto il provvedimento del Papa. Contestualmente, nella Cattedrale di Crotone, viene dato l’annuncio dall’arcivescovo Angelo Panzetta: una grande festa si estende dal mare dei Bronzi alla terra di Pitagora, la Calabria sperimenta una rinnovata comunione ecclesiale alla luce delle scelte di Francesco.
Morrone è, infatti, un presbitero “con l’odore delle pecore”. Nato il 20 settembre 1958 a Isola di Capo Rizzuto, ha conseguito il baccalaureato in teologia alla Pontificia Università Lateranense di Roma e poi la licenza e il dottorato in teologia dogmatica alla Gregoriana di Roma. Ordinato prete il 1° ottobre 1983 dall’arcivescovo Giuseppe Agostino, ha servito varie comunità parrocchiali della Chiesa crotonese: Melissa, Santa Maria de Prothospatariis nel centro storico di Crotone, Santi Cosma e Damiano, Le Castella, San Leonardo di Cutro. Tantissimi giovani – ora adulti – lo ricordano direttore diocesano della pastorale giovanile e assistente di Azione cattolica. All’impegno pastorale ha sempre unito la ricerca teologica. Profondo e stimato conoscitore del pensiero del santo John Henry Newman, ha contribuito in trentadue anni di insegnamento all’Istituto teologico calabro – dove dal 2009 è docente di teologia sistematica – alla formazione del clero della regione.
«Mi aspetto una realtà molto viva a Reggio ed è un aspetto che mi preoccupa – dice sorridendo l’arcivescovo eletto – perché io sono basso e devo vedere come fare per stare all’altezza. Ho provato una mazzata in testa quando mi è stato detto che avrei dovuto fare l’arcivescovo di Reggio Calabria, la diocesi con la più grande tradizione ecclesiale della Calabria, di fondazione apostolica. Sono serenamente frastornato, ma grato al Santo Padre che ha scelto ancora una volta un prete della nostra diocesi per guidare un’altra Chiesa, ma ora qui in Calabria».

A Reggio in molti hanno notato come sia accaduto un fatto raro: il Papa ha scelto un vescovo di prima nomina per la città dello Stretto. L’ultimo è stato monsignor Giovanni Ferro (1901-1992), per il quale è in corso la causa di beatificazione. E questo “ponte” tra il presule somasco, Ferro, e Morrone, unitamente al legame sacramentale che unisce il neo arcivescovo e monsignor Agostino, ha reso ancor più lieta la nomina.

Morosini ha chiesto collaborazione a tutta la compagine diocesana per accogliere Morrone: «Esprimiamo sin da subito la nostra gioiosa accoglienza e la piena disponibilità a collaborare con lui, mettendo in atto le sue indicazioni pastorali». L’arcivescovo, che aveva consegnato le dimissioni a novembre scorso per raggiunti limiti di età, resterà amministratore apostolico fino all’ingresso del successore. Tra i due una felice coincidenza: entrambi sono stati eletti vescovi il 20 marzo.