La pistola del killer Salvatore Grigoli, armato da Cosa nostra, quella sera del 15 settembre 1993, ha sparato veramente in odium fidei, ossia in avversione nei confronti della fede, e, quindi, don Giuseppe Puglisi può essere considerato un martire. «Questo è un giorno sognato e aspettato da tanto tempo, fin dal momento della sua morte» afferma il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, davanti al clero, ai seminaristi, ai direttori dei centri diocesani di pastorale e ai giornalisti convocati ieri al Palazzo arcivescovile per dare la notizia attesa da 19 anni e nel salone Filangeri stracolmo scoppia un lungo e intenso applauso. Proprio ieri, infatti, Benedetto XVI ha ricevuto il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, e ha autorizzato la promulgazione del decreto che riconosce il martirio e consente di procedere alla beatificazione del sacerdote palermitano ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, la sera del suo 56° compleanno, davanti al portone di casa.Un lungo iter seguito dai postulatori, prima dal vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero e poi dall’arcivescovo di Catanzaro- Squillace Vincenzo Bertolone. La notizia ufficializzata all’ora di pranzo fa il giro del mondo sul web e sui tg. Appena il parroco di San Gaetano, a Brancaccio, don Maurizio Francoforte, viene avvertito, fa suonare a festa le campane della chiesa: «Questa notizia è una vittoria per il riscatto del nostro quartiere». La cerimonia di beatificazione, conferma l’arcivescovo, dovrebbe svolgersi a Palermo: «Mi recherò presto a Roma per seguire le tappe intermedie, ma ci vorrà qualche mese prima che si possa procedere alla beatificazione». L’entusiasmo per la notizia tanto attesa cede il passo all’emozione della memoria. «Ricordo ancora che il giorno della notizia della sua uccisione – prosegue il cardinale Romeo – io mi trovavo nunzio apostolico in Colombia, dove in nove anni hanno ucciso 25 preti, ma ne rimasi molto colpito. Don Pino ha sempre saputo coniugare l’evangelizzazione con la promozione umana, senza mai scindere questi due aspetti».Ma il «riconoscimento del martirio di Puglisi mette in luce tutte le tenebre della mafia e del mondo dell’illegalità, che sono contrari al Vangelo. La mafia ha i suoi dei e i suoi idoli – aggiunge l’arcivescovo –. La mafia è morte, tutti i suoi valori sono in antitesi con il Vangelo, che è perdono e condivisione. Sull’esempio di don Pino Puglisi dobbiamo rinnovare a fondo la nostra vita. La Chiesa di Palermo intende adesso più decisamente ispirarsi alla nobile figura di padre Pino che, con il suo esempio e la sua morte, sprona tutti a un rinnovato impegno per l’evangelizzazione, la promozione umana e la luminosità della vita cristiana nella nostra terra di Sicilia».Hanno un nodo alla gola tutti gli amici di don Pino, quelli che con lui condivisero le battaglie per la giustizia a Brancaccio, quelli che parteciparono ai suoi ritiri spirituali e che lo conobbero nei momenti di allegria e di dolore. «Ricordo che tentò di attirare su di sé il mirino della mafia, per tentare di proteggerci ed evitare che ci accadesse qualcosa » racconta uno di loro, Pino Martinez, che con Mario Romano e Giuseppe Guida faceva parte del Comitato Intercondominiale di Brancaccio. E Maurizio Artale, presidente del Centro «Padre Nostro», fondato da don Puglisi ma oggi non più legato alla parrocchia, aggiunge: «È importante che il mondo sappia che il piccolo prete di Brancaccio ha testimoniato con forza la sua fede». La prossima beatificazione di Puglisi raccoglie il plauso di istituzioni e politici. «È una bellissima notizia che rende felice tutta la città di Palermo e tutta l’Italia – commenta il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, presente all’annuncio in Curia –. Don Pino Puglisi è un martire che ha dato la sua vita in difesa degli ultimi e della legalità e che ha testimoniato con la sua intera esistenza il valore della solidarietà e dell’accoglienza. Le nuove generazioni dovrebbero prenderlo ad esempio, perché è un faro nella lotta alla mafia». «La notizia riempie di gioia tutti i siciliani che hanno visto in questo sacerdote uno strenuo combattente contro la mafia » afferma il governatore siciliano Raffaele Lombardo. E il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio, aggiunge: «Don Puglisi ha amato la nostra città e i suoi abitanti più della sua stessa vita, fino all’estremo sacrificio. Oggi sapere della sua beatificazione rende la sua assenza meno assordante».