Chiesa

Vita parrocchiale. Donne al servizio della liturgia. Protagoniste in chiesa

Giacomo Gambassi sabato 23 gennaio 2021

Alcune donne ministri straordinari della Comunione mentre distribuiscono l'Eucaristia

C’è la ragazza che ogni domenica sale all’ambone per le letture; c’è la professoressa che da anni si impegna come ministro straordinario della Comunione; c’è la signora in pensione che anima la liturgia accompagnando l’assemblea. Basta entrare in una delle chiese della Penisola durante le Messe della domenica per rendersi conto quanto in Italia il genio femminile sia presente intorno all’altare. «Da anni le donne hanno modo di esprimersi in tutti i ministeri di fatto che la Chiesa contempla durante le celebrazioni: da quello di leggere la Scrittura a quello di cantore, passando per il delicato compito della distribuzione dell’Eucaristia», spiega monsignor Marino Mosconi che, oltre a essere cancelliere arcivescovile a Milano, è docente di diritto canonico alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e svolge il suo servizio pastorale nella parrocchia di Gesù Buon Pastore e San Matteo. «Certamente, e grazie al cielo, siamo ben lontani dai tempi in cui l’unica mansione possibile per le donne era quella delle pulizie fra le navate...», sorride il sacerdote.


Adesso papa Francesco “liberalizza” i ministeri istituiti di lettore e accolito, finora destinati soltanto agli uomini, modificando il Codice di diritto canonico con il motu proprio Spiritus Domini datato 10 gennaio 2021. «Il canone interessato dalla riforma – spiega il docente – è il 230 ed è diviso in tre paragrafi. Nel primo si fa riferimento ai ministeri istituiti che sono quelli oggetto della recente revisione; nel secondo si delineano i ministeri di fatto come quelli di lettore, cantore o commentatore; nel terzo si parla dei ministeri di supplenza, ossia quelli che i laici svolgono per l’indisponibilità dei ministri ordinati, in particolare per la Comunione. Solo il primo paragrafo aveva la riserva maschile, non gli altri due. Anche nell’interpretazione autentica fornita nel 1992 dal Pontificio Consiglio per i testi legislativi si precisava che i ministeri di fatto potevano essere svolti dalle donne».

L’accolitato e il lettorato non sono mai decollati nella Penisola
anche per il divieto di aprirli alle donne.
Adesso papa Francesco li rilancia.
Parla il canonista monsignor Mosconi

Ed è questa una delle ragioni per cui i ministeri di fatto si sono imposti nelle parrocchie a vantaggio di quelli istituiti. La previsione di un “veto” femminile «ha avuto una ricaduta», afferma Mosconi. E aggiunge: «Pensiamo alla circostanza che sono soprattutto le donne a leggere a Messa. Ecco perché, ad esempio, il ministero istituito del lettorato è rimasto di nicchia». Ma c’è un ulteriore elemento che ha frenato i due ministeri “rivisti” da Bergoglio. «L’idea di una configurazione formale non è parsa particolarmente soddisfacente e non è stata mai del tutto compresa – osserva il sacerdote –. Così si sono privilegiati i ministeri di fatto come il catechista o il lettore che hanno necessità di cerimonie semplici di mandato. Inoltre, è mancata una riflessione su che cosa volesse dire essere ministri “istituzionalizzati” e quindi riconosciuti dalla Chiesa ma in una forma diversa rispetto ai ministri ordinati».

Era stato Paolo VI a fare del lettorato e dell’accolitato due ministeri anche e soprattutto laicali con il motu proprio Ministeria quaedam nel 1972 . «Il lettorato – ricorda il canonista – era stato pensato come un ministero della Parola legato alla proclamazione e all’approfondimento della Scrittura, mentre l’accolitato veniva concepito come un ministero di servizio all’altare non solo per la Comunione. L’essere istituiti include sia il mandato dell’ordinario all’interno di un atto liturgico e sia l’idea di stabilità. Tuttavia non sono mai decollati a livello nazionale anche se in una parte del Paese, soprattutto nel Centro-Sud, si registrano numeri interessanti».

Lettorato e accolitato sono ancora oggi per lo più “vincolati” al percorso verso il sacerdozio. «La loro origine è connessa proprio agli ordini minori – chiarisce lo studioso –. L’antico cursus per il presbiterato prevedeva una serie di tappe che erano rappresentate da quattro ordini minori e da tre maggiori. Alla fine si giungeva all’altare per celebrare l’Eucaristia. Paolo VI aveva ridotto a due gli ordini minori e li aveva voluti laicali». Una trasformazione che però nella vita delle comunità non ha avuto effetti eclatanti. Ora papa Francesco apre i due ministeri alle donne e li rilancia. «Si tratta di un segno – conclude Mosconi –. È essenziale che si affermi con sempre più vitalità il principio che l’atto liturgico è espressione della comunità e non un’esclusiva al prete. Finché prevarrà l’assunto che la celebrazione è “del sacerdote” e il fedele “ascolta” la Messa, come si diceva un tempo, allora anche lo spazio per le donne apparirà periferico. Di tutt’altra portata, invece, la questione del diaconato femminile che per il momento non è approdata ad alcun esito».


DA SAPERE: la riforma di papa Francesco che apre i ministeri istituiti alle donne

L’accolitato e il lettorato sono due ministeri istituiti laicali. Adesso papa Francesco li apre anche alle donne. Sono ministeri permanenti e stabili; spetta al vescovo accettare i candidati che compiranno un cammino di formazione; occorre una celebrazione nella quale viene chiamata sul lettore e sull’accolito una «speciale benedizione» per «compiere fedelmente il loro servizio».


LE PAROLE: il lettore e l'accolito

Il lettore, inteso come ministero istituito, ha come compito quello di proclamare le Letture nell’assemblea liturgica. Di conseguenza, spiega la Cei, «deve curare la preparazione dei fedeli alla comprensione della Parola di Dio ed educare nella fede i fanciulli e gli adulti. Ministero perciò di annunciatore, di catechista, di educatore alla vita sacramentale».

L’accolito è chiamato ad aiutare il sacerdote nella liturgia ma anche a distribuire o esporre, come ministro straordinario, l’Eucaristia. Secondo la Cei, «deve curare con impegno il servizio all’altare e farsi educatore di chiunque nella comunità presta il suo servizio» nelle celebrazioni. Inoltre è tenuto a farsi prossimo ai «deboli» e agli «infermi» diventando «strumento dell’amore di Cristo e della Chiesa nei loro confronti».