Messa per don Roberto. L'Elemosiniere del Papa dona rosari. Uno è per l'assassino
Il cardinale Krajewski ha presieduto la celebrazione della Messa di suffragio per don Roberto Malgesini nella cattedrale di Como
L'Elemosiniere del Papa, cardinale Konrad Krajewski, ha presieduto stamani, nella Cattedrale di Como, la celebrazione della Messa di suffragio per don Roberto Malgesini. Hanno concelebrato il vescovo Oscar Cantoni e il presbiterio diocesano, alla presenza di autorità civili e militari e dei fedeli.
«Vi accolgo tutti con gratitudine – è stato il saluto iniziale del vescovo di Como, Oscar Cantoni –. Offriamo il nostro dolore per il nostro amato don Roberto. Il Santo Padre Francesco – ha aggiunto il presule – prega, soffre e gioisce con noi. Egli è qui presente attraverso la persona del cardinale Konrad Krajewski, che presiede questa liturgia ed è colui che distribuisce la carità del Papa in tutto il mondo. Ringraziamo papa Francesco, per la sua vicinanza, che ci è di consolazione».
Oltre alla Cattedrale i fedeli si sono radunati in tre piazze, per partecipare alla Messa attraverso i maxi schermi. Folta la presenza di volontari e operatori della carità, che con don Roberto hanno condiviso l’impegno quotidiano e che ora raccolgono il suo testimone, i fedeli delle parrocchie dove don Roberto ha svolto il suo ministero pastorale e le tantissime persone che ha incontrato nel suo instancabile e silenzioso lavoro a servizio dei più fragili. Sui primi banchi della Cattedrale, stretti nel loro dolore, la sorella di don Roberto, Caterina, e i fratelli Mario ed Enrico.
Fedeli nella cattedrale di Como - Michele Luppi
«La mamma e il papà non sono qui fra noi – ha detto il vescovo – vi chiedo di portare ancora una volta il mio abbraccio affettuoso». Un abbraccio che sarà concreto. Come annunciato dallo stesso Elemosiniere del Papa, oggi pomeriggio, in forma strettamente privata, li incontrerà «per consolarli e baciare le loro mani», ha affermato alla fine della Messa il cardinale Krajewski.
«Il sacrificio di don Roberto – è stata la sottolineatura del vescovo nell’omelia – è stato un sacrificio d’amore che spalanca alla Chiesa e a tutta la società la possibilità di una straordinaria, inimmaginabile fecondità, che tocca a noi tutti sviluppare con determinato coraggio evangelico». Don Roberto, per monsignor Cantoni, è stato non solo “martire della carità”, ma anche “martire della misericordia”, con stile mite e riservato, per farsi «debole con i deboli, povero con i poveri», inserito in una lunga schiera di santi del bene che «riempiono di luce il cammino della nostra vita».
L'omelia del vescovo Cantoni - Michele Luppi
A concelebrare la Messa, erano presenti sette vescovi lombardi e il designato vicario apostolico di Alessandria d’Egitto (padre Claudio Lurati, nativo di Como). «A che serve la morte di don Roberto?», si è chiesto il vescovo Cantoni. È l’incarnazione del Vangelo: «a che serve amare coloro che vi amano?». La stessa domanda l’ha posta il cardinale Krajewski. «È morto – ha osservato – quindi è vivo. L’amore non muore mai, perché non c’è amore più grande che dare la vita per gli amici».
Il cardinale ha portato, a nome del Papa, dei rosari per tutti: per i poveri, per i giovani “di don Roberto”, per i familiari, uno speciale di perla per i genitori, e uno anche «per quell’uomo sfortunato che l’ha ucciso e che sta in carcere. Chiedo alle autorità di portarglielo». E ha guardato verso il direttore del carcere di Como. Pensando all'importanza di continuare l'operato di don Malgesini, il cardinale ha assicurato che se «preti e laici non arriveranno, arriverò io».
Al termine della Messa, l’abbraccio commosso alla sorella e ai fratelli di don Roberto, e poi una visita, in preghiera, nel luogo dell’uccisione di don Roberto e nella chiesa di San Rocco, dove tutte le mattine alle 4 don Roberto iniziava la giornata pregando, prima di andare fra i suoi poveri.
Accogliendo il desiderio della famiglia, i funerali erano stati celebrati venerdì nella chiesa di parrocchiale di Sant'Ambrogio a Regoledo di Cosio (Sondrio). Presieduti il vescovo di Como, Oscar Cantoni, aveva concelebrato, per comprensibili esigenze di spazio, un ristrettissimo numero di sacerdoti in rappresentanza del presbiterio diocesano.
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