Il saluto del Papa. «Uno speciale saluto alle migliaia di fedeli radunati a Milano, in piazza del Duomo, dove stamani è stata celebrata la liturgia di beatificazione del sacerdote Don Carlo Gnocchi». Lo ha rivolto, ieri mattina, Benedetto XVI, dopo la recita dell'Angelus dal sagrato della basilica di San Pietro. Don Gnocchi, ha ricordato il Papa, «fu dapprima valido educatore di ragazzi e giovani. Nella seconda guerra mondiale divenne cappellano degli Alpini, con i quali fece la tragica ritirata di Russia, scampando alla morte per miracolo». «Fu allora – ha aggiunto il Pontefice - che progettò di dedicarsi interamente ad un’opera di carità. Così, nella Milano in ricostruzione, Don Gnocchi lavorò per "restaurare la persona umana" raccogliendo i ragazzi orfani e mutilati e offrendo loro assistenza e formazione. Diede tutto se stesso fino alla fine, e morendo donò le cornee a due ragazzi ciechi». «La sua opera, ha osservato il Santo Padre, ha continuato a svilupparsi ed oggi la Fondazione Don Gnocchi è all’avanguardia nella cura di persone di ogni età che necessitano di terapie riabilitative». Dopo aver rivolto un saluto al card. Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ed essersi rallegrato con l’intera Chiesa ambrosiana, il Santo Padre ha detto: «Faccio mio il motto di questa beatificazione: Accanto alla vita, sempre».
Tettamanzi. «Don Carlo Gnocchi ha consumato la sua vita nella ricerca del volto di Cristo impresso nel volto di ogni uomo, nella convinzione che solo la carità poteva e può salvare il mondo». Lo ha detto il card. Dionigi Tettamanzi nell'omelia pronunciata in piazza del Duomo «Don Carlo Gnocchi, presbitero pieno di zelo pastorale tra i giovani negli oratori e nei pericoli dellaguerra, che coronò la sua missione dedicando le sue energie ai piccoli orfani, mutilati, poliomielitici, vittime innocenti del dolore», d'ora in poi sarà chiamato Beato e la sua festa «si celebrerà nei luoghi e secondo le regole stabilite dal Diritto ogni anno il 25 ottobre», ha proclamato a nome del Papa,l'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione dei Santi. L'eroismo del nuovo beato è stato sottolineato da Tettamanzi: «don Carlo ha saputo coinvolgersi con dedizione entusiastica e disinteressata, non solo nella vita della Chiesa ma anche in quella della società; e lo ha fatto coltivando con grande intelligenza e vigore l'intimo legame tra la giustizia e la carità. Una carità che tende le mani alla giustizia, egli diceva. E noi possiamo continuare la sua opera chiedendo oggi alla giustizia di tendere le mani alla carità». L'arcivescovo ha citato anche le ultime parolde di don Gnocchi: «Amis, vi raccomando la mia baracca», con le quali raccomandò la sua opera che si prendeva cura dei più deboli, provati dalla guerra.
I numeri. Alla celebrazione erano presenti 18 vescovi, oltre all'arcivescovo Tettamanzi e al Prefetto della Congregazione delle cause dei santi; 211 i sacerdoti concelebranti, tre i cori per un totale di 210 cantori (coro della cappella musicale del Duomo, coro del seminario arcivescovile di Milano, coro Alpini Ana Milano) diretti dal maestro don Claudio Burgio, venti sindaci, venti combattenti reduci della Campagna di Russia, 250 volontari in servizio. In piazza Duomo sono state posizionati due chilometri di transenne; 40 mila i fedeli in piazza con il pass, e 10 mila ai bordi della piazza.