Chiesa

Il fatto. Domenica con le Messe "ritrovate": nessun disagio per le regole anti-Covid

Giacomo Gambassi domenica 24 maggio 2020

Una Messa all'aperto domenica a Roma

All’aperto o fra le navate. La Comunione ricevuta ai propri posti oppure dopo aver fatto la fila. I guanti per porgere l’ostia consacrata oppure la pinzetta. A parte le varianti che ciascuna parrocchia ha adottato, la prima domenica con le Messe “ritrovate” è stata una festa di popolo. Un po’ ridotta, a dire il vero. Nel senso che il timore per l’emergenza coronavirus ha limitato le presenze alle celebrazioni festive “a porte aperte”. Soprattutto degli anziani che hanno preferito rimanere a casa, magari convinti dai figli. Anche per questo motivo sono stati pochi i casi in cui si è registrato il “tutto esaurito” nelle chiese. Chiese in cui i posti si sono ridotti drasticamente per le disposizioni anti-contagio previste dal protocollo firmato dalla Cei e dal governo sulle Messe “sicure” e per le indicazioni date dalle diocesi. Infatti il distanziamento fisico di almeno un metro e mezzo da un fedele all’altro ha contingentato la capienza: in genere, uno o al massimo due persone in ogni panca.

Una Messa domenicale con il popolo a Milano - Fotogramma

Per attenuare il problema della carenza di posti sono stati molti i sacerdoti che hanno scelto di celebrare all’aperto: nei campi sportivi della parrocchia o dell’oratorio oppure in qualche giardino pubblico o in piazza. Com’è accaduto al presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, che domenica mattina ha celebrato l’Eucaristia nel centro storico di Città della Pieve davanti un’assemblea di circa cento persone. Altra soluzione adottata in alcune realtà è stata la possibilità di prenotare online o al telefono il posto a Messa. Nella diocesi di Reggio Emilia-Guastalla la proposta è stata sposata dal vescovo Massimo Camisasca: sabato sera, quindi prima delle Messe domenicali, erano oltre 6mila le persone che avevano utilizzato il sito iovadoamessa.it per scongiurare i “respingimenti” alle liturgie festive.

Il gel all'ingresso di una chiesa - Avvenire

Erano oltre due mesi che l’Eucaristia non si svolgeva di fronte al popolo dopo la decisione della Cei che aveva bloccato i riti pubblici per il dilagare della pandemia. Nella solennità dell’Ascensione la “fase 2” della Chiesa italiana è entrata nel vivo e la Messa festiva è tornata a essere comunitaria. In quasi tutte le diocesi del Paese: poche le eccezioni come Mondovì, Pinerolo o Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti dove le liturgie con il popolo riprendono da lunedì 25 maggio. Nel resto della Penisola le celebrazioni domenicali sono di nuovo “aperte” ma seguendo tutta una serie di accorgimenti e precauzioni anti-Covid che, alla vigilia, avevano fatto storcere il naso a qualcuno o ipotizzare disagi nella gente o fra i parroci. In realtà le difficoltà sono state minime: sia per la creatività pastorale di sacerdoti e laici che hanno accolto i fedeli con uno stile familiare e di prossimità; sia per il senso di responsabilità (e di adattamento) di chi ha partecipato alle celebrazioni. «Mascherine o distanze di sicurezza? Quasi non ce ne siamo accorti», è stata la frase rimbalzata di bocca in bocca alla fine delle Messe.

Obbligatoria la protezione sul volto per entrare in chiesa. Poi le distanze di sicurezza: nelle chiese i posti sono stati indicati con gli adesivi colorati sulle panche dove si poteva leggere, ad esempio, «Siedi qui». In genere la disposizione era a scacchiera: un posto in un banco; due in quello di fronte. All’ingresso il gel per disinfettare le mani. A porgerlo i volontari chiamati a vigilare sui fedeli: ma più che controllori hanno svolto un servizio d’accoglienza, indicando dove sedersi, aiutando a disporsi in modo corretto, permettendo di ricevere con ordine la Comunione, organizzando l’uscita a fine Messa perché non si formassero assembramenti. Sono stati migliaia i volontari che si sono mobilitati nelle parrocchie.

I volontari all'ingresso di una chiesa di Milano - Fotogramma

Mascherina non richiesta al sacerdote, mentre i lettori si sono presentati all’ambone con i guanti. Niente coro, ma in numerose chiese non è mancata la presenza di un cantore o l’accompagnamento con l’organo o una chitarra. Sospeso lo scambio della pace. E anche la raccolta delle offerte anche se agli ingressi sono stati posti contenitori o cestini per raccogliere le offerte. Momento più delicato la Comunione. Il prete ha indossato guanti e mascherina: c’è chi ha utilizzato le pinzette per porgere l’ostia. In molte chiese o durante le celebrazioni all’aperto è stato chiesto di restare ai propri posti attendendo che arrivasse il celebrante o il ministro straordinario della Comunione per ricevere l’Eucaristia. «Finalmente ci ritroviamo intorno alla mensa del Signore e la comunità riprende a riunirsi», hanno ripetuto in molti. Le famiglie non hanno rinunciato a essere presenti: anche con i figli piccoli. Magari i genitori sono stati costretti a separarsi per assicurare il rispetto delle distanze. «Un scomodità? Non sicuramente eccessiva», hanno affermato all’uscita. «Che gioia rivedervi fratelli e sorelle», ha esclamato il cardinale Bassetti all’inizio della Messa presieduta all’aperto a Città della Pieve in Umbria. L’altare ospitato sotto un gazebo. In piazza i fedeli seduti oppure in piedi in piazza Matteotti, nelle vicinanze del Santuario della Madonna di Fatima. Intorno i gonfaloni delle Confraternite locali e dei Terzieri. «Immagino che per voi sia un’emozione grande partecipare di nuovo all’Eucaristia. Ma lo è anche per me – ha confidato il presidente della Cei –. Perché in questi mesi ho sentito la mancanza della mia gente. Come voi avete bisogno dei vostri pastori, siano essi il vescovo o i preti, così noi abbiamo bisogno del nostro popolo perché la Chiesa è il popolo santo di Dio».

La Messa all'aperto con il cardinale Bassetti a Città della Pieve - Arcidiocesi di Perugia

Bassetti ha tenuto a ricordare che «occorre rispettare la persona e la salute fa parte della persona: per questo, durante le Messe che riprendiamo a celebrare, dovremo avere alcuni accorgimenti. Ma stiamo certi che il Signore è sempre in mezzo a noi. E finalmente lo potete incontrare di nuovo anche nell’Eucaristia». Il cardinale ha rivolto un sentito ringraziamento a chi è stato in prima linea nella fase acuta dell’emergenza. «Benedetti i medici, gli infermieri e tutto il personale e i volontari della protezione civile che tanto si sono spesi», ha affermato. E al termine, prima della benedizione finale, il presidente della Cei ha spiegato di aver incontrato «recentemente il Papa che ha raccomandato a noi pastori di essere attenti sia ai beni spirituali della nostra gente sia alla loro salute. Per questo vi chiedo di continuare con lo stile odierno che contempla alcune regole ma ci permette di riprendere ad ascoltare dal vivo la Parola di Dio e a nutrirci del Corpo del Signore». Soddisfatto anche il parroco don Simone Sorbaioli che ha posto l’accento sulla «compostezza della celebrazione avendo rispettato tutte le norme richieste».

La Messa all'aperto con il cardinale Bassetti a Città della Pieve - Arcidiocesi di Perugia

A Milano non si sono avuti problemi di posti in Duomo dove tutti coloro che sono arrivati per la Messa principale, quella delle 11, sono riusciti a entrare. Però c’è stato qualche caso di chiese “complete”: è successo, ad esempio, nella Basilica di San Babila, piccola chiesa nel pieno centro di Milano. Appena cinquanta i posti disponibili: quindi alcune persone non sono riuscite a partecipare alla Messa delle 9.30.

Don Franco Amati, parroco di Santa Maria Rossa nella periferia di Milano, è stato in fin di vita per il Covid. Nella foto mentre dà la Comunione a un fedele, contagiato e ormai guarito - Avvenire - Avvenire

A Roma alcune comunità hanno scelto la celebrazione all’aperto. Come la parrocchia di Santa Galla nel quartiere Garbatella dove la Messa si è tenuta nel giardino della chiesa, nel piccolo anfiteatro tra il campetto da calcio e quello per il basket e la pallavolo, con le sedie disposte anche sul prato. Presenti non meno di 200 fedeli. Alla Comunione il parroco don Paolo Aiello e i ministri straordinari dell’Eucaristia, tutti con guanti di lattice e mascherine, hanno portato l'ostia ai fedeli fermi ai loro posti: chi voleva ricevere il Corpo di Cristo rimaneva in piedi.

Una Messa all'aperto domenica a Roma - Siciliani

A Firenze grande emozione e partecipazione per la benedizione straordinaria della città impartita alla fine della Messa domenicale sul sagrato della Basilica di Santa Croce da padre Paolo Bocci, rettore della basilica, mostrando la reliquia della Santa spina, conservata dalla comunità francescana. Il religioso ha pregato «per il popolo di Firenze e per ogni uomo oppresso dalla sofferenza» e ha chiesto «misericordia per tutte le famiglie che in questo momento di difficoltà vivono senza lavoro e soffrono la fame, per coloro che hanno investito i risparmi di una vita per aprire un’attività e hanno perduto tutto in questo dramma della pandemia».


A Trento l’arcivescovo Lauro Tisi ha celebrato la Messa domenicale nella cappella dell’ospedale Santa Chiara, ringraziando tutti gli operatori sanitari per l’impegno durante l’emergenza. «Siete più che eroi, il vostro agire è stata la nostra Pasqua», ha detto l’omelia. Nella cappella dell’ospedale ha trovato posto una quarantina di persone, coinvolte a vario titolo nelle dure settimane stravolte da Covid-19: dai medici ai pazienti, dagli infermieri agli operatori socio-sanitari, dal personale amministrativo agli operai.


A Torino le prime Messe comunitarie sono coincise con la Festa di Maria Ausiliatrice. Nella Basilica a Valdocco percorsi diversi per l’ingresso in chiesa e in cortile, con decine di volontari della Protezione civile a regolare gli accessi. All’interno seicento posti, due per panca. Il cortile è stato arredato con centinaia di sedie a distanza di sicurezza. «Siamo chiamati a riflettere su quanto stiamo attraversando, sapendo trarre da questi momenti difficili - ha sottolineato l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che ha presieduto l'Eucaristia – uno stimolo positivo a trarre dal male anche un bene. Tutto infatti, ci ricorda il Vangelo, concorre al bene di coloro che amano Dio».


Nella Bergamasca commozione ed emozione per potersi finalmente ritrovare per la celebrazione della Messa sono stati i sentimenti condivisi tra i fedeli di Nembro e Alzano, i due paesi epicentro dell'epidemia. A Nembro la liturgia è stata nel segno delle famiglie. Presenti un centinaio di persone, tutte regolarmente distanziate. Ad accogliere chi arrivava i volontari dei gruppi Ana e degli Artiglieri, che hanno spiegato come accedere alla chiesa.