Santi e beati. Diventa santa Margherita, la cieca "scartata" anche dai genitori
Una donna cieca e deforme vissuta nell’Italia centrale a cavallo tra Duecento e il Trecento, dodici religiosi martirizzati durante la guerra civile spagnola, un cardinale di Santa Romana Chiesa del XVIII secolo, un religioso che ha dato un impulso formidabile ad uno dei centri ospedalieri più importanti di Roma, un imprenditore argentino, una madre di famiglia spagnola e una fanciulla abruzzese. La prima proclamata santa e tutti gli altri in cammino verso l’onore degli altari. Sono loro infatti i “protagonisti” delle decisioni prese oggi nel corso dell’udienza concessa da papa Francesco al cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.
Leggendo le loro storie raccontate nel sito del dicastero (www.causesanti.va) si vede come davvero la santità, quella dei “santi della porta accanto” ma anche quella riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa, è un traguardo davvero raggiungibile da tutti.
Papa Francesco, con un provvedimento chiamato “canonizzazione equipollente”, ha deciso di estendere alla Chiesa universale il culto della Beata Margherita di Città di Castello, del Terz’Ordine dei Frati Predicatori; nata intorno al 1287 a Metola (PU) e morta a Città di Castello (PG) il 13 aprile 1320, iscrivendola nel catalogo dei Santi. Nata cieca e deforme, all’età di cinque anni, fu portata dai genitori a Città di Castello, nella chiesa di San Francesco presso la tomba di un frate francescano laico, Giacomo da Città di Castello, morto nel 1292 in concetto di santità, nella speranza di ottenere il miracolo della vista per la figlia. Ma il miracolo atteso non avvenne, perciò i genitori decisero di abbandonare definitivamente la figlia e di affidarla alla solidarietà degli abitanti di Città di Castello. Qui si dedicò alla preghiera, alla contemplazione e alle pratiche penitenziali, quali digiuni, flagellazioni e il cilicio e, nonostante la sua cecità, alle opere di carità, visitando i carcerati e gli infermi. E i concittadini cominciarono ad attribuirle segni prodigiosi, miracoli e guarigioni straordinarie ed altri fenomeni mistici.
Nel corso dell’udienza con il cardinale Semeraro il Papa ha approvato il decreti sul il martirio dei Servi di Dio Vincenzo Nicasio Renuncio Toribio e 11 compagni, della Congregazione del Ss.mo Redentore, uccisi in odio alla fede a Madrid nel 1936. Ora potranno essere iscritti nell’albo dei beati.
Il Pontefice poi ha approvato cinque decreti sulle virtù eroiche di altrettanti servi e serve di Dio, che potranno diventare beate e beati dopo il riconoscimento canonico di un miracolo attribuibile alla loro intercessione.
Un decreto riguarda Pietro Marcellino Corradini, vescovo di Frascati, cardinale di Santa Romana Chiesa, fondatore della Congregazione delle Suore Collegine della Sacra Famiglia; nato il 2 giugno 1658 a Sezze (LT) e morto a Roma l’8 febbraio 1743. Ordinato sacerdote nel 1702, eletto arcivescovo nel 1706, nel 1712 fu creato cardinale riservato in pectore e nel 1717, a Sezze, fondò la Congregazione delle Convittrici della Sacra Famiglia, dette Suore Collegine della Sacra Famiglia, con lo scopo di educare umanamente e cristianamente le ragazze. Nel 1718, venne nominato prefetto della Sacra Congregazione del Concilio e, nel 1734, vescovo di Frascati. Fu “un zelante pastore, impegnato soprattutto per la formazione e crescita spirituale del clero e una rinnovata pratica religiosa del popolo”.
Altro decreto sulle virtù eroiche riguarda Emanuele Stablum, religioso professo della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, nato il 10 giugno 1895 a Terzolas (TN) e morto a Roma il 16 marzo 1950. Iniziò il noviziato dai concezionisti nel 1911 e professò i voti perpetui nel 1919. Nel novembre dello stesso anno si iscrisse come studente ordinario al primo anno di teologia ma, nel gennaio 1920, il Capitolo generale della Congregazione decise di aprire a Roma un ospedale per le cure dermatologiche. Per questo, il superiore generale chiese al Servo di Dio di interrompere gli studi teologici e di iscriversi alla Facoltà di Medicina. Nel 1930 conseguì la Laurea in Medicina presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e nel 1931 iniziò l’attività sanitaria presso l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, dando un notevole contributo alla crescita di questa Istituzione, che volle ampliare con successivi padiglioni necessari sia al ricovero dei malati che alle strutture cliniche di ricerca. Nel 1943, durante l’occupazione tedesca di Roma, aprì le porte dell’Ospedale a vari ricercati dall’occupante tedesco, salvando la vita ad un centinaio di rifugiati, tra cui 52 ebrei. Per questo atto eroico, il 20 novembre 2001 gli venne conferita alla memoria l’onorificenza di “Giusto tra le nazioni”. Affetto da Morbo di Hodgkins, morì dopo lunga sofferenza.
Un ulteriore decreto riguarda una figura molto cara a Papa Francesco, quella dell’imprenditore argentino Enrico Ernesto Shaw, nato il 26 febbraio 1921 a Parigi e morto a Buenos Aires il 27 agosto 1962. Appartenente ad una famiglia aristocratica argentina, nel 1943, sposò Cecilia Bunge, con la quale ebbe nove figli. Era una famiglia agiata economicamente, vissuta sempre però in un clima di austerità e sobrietà. Nel 1945, come giovane ufficiale della Marina, si recò negli Stati Uniti d’America e lì sentì che Dio lo chiamava ad evangelizzare il mondo degli industriali a cui apparteneva la sua famiglia. Con energia e spirito d’iniziativa, sostenne gli operai affermando para juzgar a un obrero primero hay que amarlo. Nel 1952 fondò l’Asociación Cristiana de Dirigentes de Empresa e promosse l’Unión Internacional de Asociaciones Patronales Católicas e il Movimiento Empresarial Mundial Cristiano. Nel 1957, gli fu diagnosticato un tumore maligno. Nonostante ciò continuò nelle sue attività, e partecipò pure al primo Consiglio di Amministrazione della Pontificia Università Cattolica Argentina. Morì a soli 41 anni.
Gli ultimi due decreti sulle virtù eroiche riguardano la spagnola María de los Desamparados Portilla Crespo, madre di 11 figli, nata il 26 maggio 1925 a Valencia e morta a Madrid il 10 maggio 1996, e la piccola Anfrosina Berardi, nata il 6 dicembre 1920 a San Marco di Preturo (AQ) dove è morta a soli 13 anni il 13 marzo 1933. Visse la sua breve esistenza come "un completo abbandono nelle mani di Dio e una profonda vita di preghiera, in costante ed intima comunione con il Signore".