Chiesa

Chiesa. Il vescovo di Brescia, Tremolada, annuncia: «Sono malato, lascio per sei mesi»

Lorenzo Rosoli mercoledì 15 giugno 2022

L’abbraccio tra il vicario Fontana (di spalle) e il vescovo di Brescia Tremolada

«Ho capito che per un vescovo ci sono diversi modi per amare la Chiesa: uno è quello di guidarla, se il Signore l’ha chiamato a questo. Quindi, se il Signore vorrà, si tornerà a guidarla. L’altro è quello di offrire la salute, forse la stessa vita, perché la Chiesa possa veramente essere se stessa. Scelga il Signore quello che vorrà. Io vorrei che non mancasse la preghiera per me. E sono sicuro che ci sarà». Con queste parole il vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada, ha annunciato alla diocesi quello che lo attende: il trapianto del midollo, «previsto per i primi giorni di luglio all’ospedale San Gerardo di Monza». E un periodo «di sei mesi», nel corso dei quali «non sarò fisicamente presente in diocesi».

Tremolada – vescovo di Brescia dal 2017 dopo essere stato, dal 2014, ausiliare di Milano, sua diocesi d’origine – ha condiviso le novità sul suo stato di salute con un messaggio, rivolto a preti e fedeli (in www.diocesi.brescia.it il testo), e incontrando, ieri a mezzogiorno in Episcopio, il personale di curia e la stampa. «Per un improvviso aggravamento di una patologia del sangue che mi affligge da tanto tempo, i cui sviluppi potevano essere del tutto sostenibili, si è reso necessario per me un intervento di notevole importanza che consiste nel trapianto del midollo», si legge nel comunicato del presule.

«Il midollo spinale non è più in grado di svolgere il suo compito come deve, l’unica chance rimasta è quella del trapianto», ha spiegato Tremolada ai partecipanti all’incontro in Episcopio. «Un intervento che ha un sensibile margine di incertezza. Vedremo cosa il Signore mi riserverà». L’operazione si farà a Monza: «Questo mi consentirà di essere accolto dai miei familiari. Uno dei miei fratelli mi ha ritagliato un angolo di casa. C’è bisogno che la distanza tra l’équipe dell’ospedale e il luogo di residenza sia il più possibile ridotta per consentire un contatto che dovrà essere frequente. Ci sarà un periodo di ricovero, il più importante e delicato, di tre-quattro settimane. Seguirà un periodo di circa sei mesi, durante i quali non sarò fisicamente presente in diocesi», ma «potrò tenermi in contatto, nella misura in cui le condizioni lo consentiranno».

In un clima di palpabile commozione, Tremolada ha preso la parola affiancato dal vicario generale, monsignor Gaetano Fontana, e dal vicario per la pastorale e i laici, don Carlo Tartari. Alla loro cura sarà affidata la diocesi nei prossimi mesi. «Ci sono momenti nella vita in cui si capisce un po’ di più che cos’è la fede. Perché tu guardi avanti e ti accorgi che è tutto molto incerto – ha detto Tremolada –. In questi momenti si capisce anche quanto importante è la fede. Perché se noi puntiamo tutto su noi stessi, in momenti come questi ci accorgiamo che non ci rimane più nulla, perché diventiamo improvvisamente molto fragili ma, soprattutto, diventiamo incapaci di garantire quelle sicurezze che le persone a cui vogliamo bene domandano».

Il vescovo non ha mancato di ringraziare infermieri e medici che in questi mesi lo hanno seguito «con molta discrezione e con grande dedizione e affetto», per avergli permesso di portare a compimento «adempimenti necessari» e incombenze che gli stavano a cuore, come «le ordinazioni dei nostri presbiteri, che volevo gioiose e festose, com’è stato».

Dopo Tremolada, ecco il vicario generale prendere la parola per confessare «la tristezza, la preoccupazione e il disorientamento» della comunità diocesana, ma anche per testimoniare l’affetto e la gratitudine di tutti per il vescovo. «A lei assicuriamo la nostra vicinanza e la nostra costante preghiera», ha aggiunto Fontana, che ha composto una preghiera per la salute e la guarigione del presule. Parole che si sono fatte gesto nel forte, affettuoso abbraccio fra il vescovo e il vicario. L’ultimo impegno pubblico di Tremolada prima dell’intervento sarà domani sera, per il Corpus Domini, con la Messa, la processione e il discorso alla città.