Chiesa

La celebrazione. Il Papa: «In quest'ora buia Maria ispiri la pace»

Gianni Cardinale venerdì 27 ottobre 2023

La celebrazione per la Giornata di digiuno, preghiera e penitenza per la pace

In quest’«ora buia» con tanti suoi «figli provati dai conflitti, angosciati dalle guerre che dilaniano il mondo» la Chiesa volge lo sguardo e invoca Maria, Regina della Pace, chiedendole di ispirare «vie di pace ai responsabili delle nazioni», e consacrandole «il nostro mondo, specialmente i Paesi e le regioni in guerra». Lo fa con una grande Preghiera guidata da Papa Francesco nella Basilica Vaticana. Ci sono tutti i partecipanti al Sinodo e tanti semplici fedeli. Il rito si apre con il canto tradizionale “Mira il tuo popolo”, tanto caro al popolo cristiano. Poi la recita del Santo Rosario. È venerdì. Si contemplano i misteri dolorosi con meditazioni dai Padri della Chiesa. Ireneo e Melitone di Sardi. Ambrogio e Agostino. Quindi il Salve Regina in latino e le Litanie in italiani. A questo punto il Papa prende la parola. Non è un discorso, né una omelia. È una preghiera. Il vescovo di Roma non cita nessuna situazione particolare. La preghiera riguarda tutti i conflitti che insanguinano il mondo. Dalla guerra in Ucraina a quella in Terra Santa. Senza dimenticare i tenti “pezzi” della guerra mondiale in corso.

Francesco ricorda che Maria, la nostra “Madre”, nei momenti decisivi ha «preso l’iniziativa». «In fretta» è andata da Elisabetta, alle nozze di Cana ha ottenuto da Gesù il primo miracolo, nel Cenacolo ha tenuto uniti i discepoli. E quando sul Calvario una spada le ha trapassato l’anima, ha «tessuto di speranza pasquale la notte del dolore». «Ora, Madre, - prega il Papa - prendi ancora una volta l’iniziativa, prendila per noi, in questi tempi lacerati dai conflitti e devastati dalle armi. Volgi il tuo sguardo di misericordia sulla famiglia umana, che ha smarrito la via della pace, che ha preferito Caino ad Abele e, perdendo il senso della fraternità, non ritrova l’atmosfera di casa. Intercedi per il nostro mondo in pericolo e in subbuglio. Insegnaci ad accogliere e a curare la vita – ogni vita umana! – e a ripudiare la follia della guerra, che semina morte e cancella il futuro.

Francesco chiede a Maria di «guidaci alla conversione». «Fa’ che rimettiamo Dio al primo posto - prega -. Aiutaci a custodire l’unità nella Chiesa e ad essere artigiani di comunione nel mondo».

Papa Francesco recita il rosario durante la veglia di preghiera nella basilica di San Pietro - Cristian Gennari


Il Papa si rivolge a Maria, chiamandola Madre. Ricorda che «da soli non ce la facciamo, senza il tuo Figlio non possiamo fare nulla». «Ma tu - aggiunge - ci riporti a Gesù, che è la nostra pace». Perciò, «Madre di Dio e nostra, noi veniamo a te, cerchiamo rifugio nel tuo Cuore immacolato». Perciò «invochiamo misericordia, Madre di misericordia; pace, Regina della pace!». Francesco chiede alla Madre di scuotere «l’animo di chi è intrappolato dall’odio», di «convertire chi alimenta e fomenta conflitti». E poi di «asciugare le lacrime dei bambini», di assistere «chi è solo e anziano», di sostenere «i feriti e gli ammalati», di proteggere «chi ha dovuto lasciare la propria terra e gli affetti più cari», di consolare «gli sfiduciati», di ridestare «la speranza».

Il Papa affida e consacra a Maria «le nostre vite, ogni fibra del nostro essere, quello che abbiamo e siamo, per sempre». In particolare consacra alla Vergine la Chiesa «perché, testimoniando al mondo l’amore di Gesù, sia segno di concordia e strumento di pace». Infine consacra alla Madre di Gesù «il nostro mondo, specialmente i Paesi e le regioni in guerra». «Tu, aurora della salvezza, - è l’invocazione finale - apri spiragli di luce nella notte dei conflitti. Tu, dimora dello Spirito Santo, ispira vie di pace ai responsabili delle nazioni. Tu, Signora di tutti i popoli, riconcilia i tuoi figli, sedotti dal male, accecati dal potere e dall’odio».

Terminata la preghiera del Papa il momento di Preghiera per la pace continua con l’Adorazione eucaristica introdotta da un altro canto caro a fedeli, T’adoriam, Ostia Divina, che si conclude con la solenne Benedizione eucaristica. In questa parte della celebrazione viene recitato, come preghiera, una parte del radiomessaggio pasquale di san Giovanni XXIII del 13 aprile 1963. Con l’invocazione di allontanare «dal cuore degli uomini ciò che può mettere in pericolo la pace» per confermali «nella verità, nella giustizia, nell’amore per i fratelli».