Chiesa

Il diario del Sinodo. E se servisse una commissione teologica per risolvere i dubbi dei padri sinodali?

Luciano Moia venerdì 16 ottobre 2015
​Tra coloro che esprimono la necessità di ribadire la dottrina tradizionale senza alcuna deroga e coloro che vorrebbero un’apertura pastorale più esplicita, si fa strada un terza posizione. È una delle novità emerse ieri pomeriggio nel corso della congregazione generale che ha concluso l’esame sulla terza parte dell’Instrumentum laboris, quella che affronta le sfide più complesse e più controverse, dai cammini penitenziali per i divorziati risposati all’accoglienza delle persone omosessuali. Questa terza posizione si compone in realtà di un’ampia gamma di proposte. C’è stato chi ha ribadito l’opzione di rimettere tutto nelle mani del Papa. Chi ha invitato a proseguire la discussione, «raccogliendo con serenità le varie proposte, e consegnandole al Pontefice con la stessa serenità», perché questa è proprio la funzione del Sinodo. E chi ha rispolverato l’idea di una commissione teologica sul modello di quella che a cui si affidò Paolo VI prima di scrivere l’Humanae Vitae. Adesso tutte le sollecitazioni confluiranno nei Circoli minori che potranno ridiscuterle e farle proprie. Al di là del tema dei divorziati risposati, le diverse tipologie di relazione  – poligamia, matrimoni tra culti diversi, "a tappe" – raccontate da vescovi africani e asiatici hanno offerto l’opportunità di ricordare come esistono questioni complesse che non intercettano solo la teologia, ma anche l’antropologia e le tradizioni locali.