Il libro. Delbrêl, il Rosario della vita quotidiana
C’è un paradosso che accompagna da sempre il Rosario. Quello per cui malgrado sia una preghiera calata come poche nella vita di Gesù, viene da molti considerata datata e poco affascinante per i giovani. La sua ripetitività poi la renderebbe di secondo livello, comunque meno importante, meno “nobile” della contemplazione, della preghiera del cuore. Inutile dire che si tratta di obiezioni cui è facile rispondere, anche senza scomodare l’alta teologia o i testi iper specialistici. Basta leggere qualche vita di santi o rispolverare le tante pagine, i momenti storici in cui i Papi hanno affidato alla recita della “corona” la difesa della Chiesa e la ricerca di una strada sicura per avvicinarsi più facilmente a Gesù.
Contemplando i misteri dell’esistenza di Cristo infatti, il Rosario affida alla Madre il compito di guidarci verso il Figlio e i semi sgranati uno dopo l’altro con le dita, le preghiere che si ripetono, diventano una musica del cuore, quasi un respiro dell’anima che desidera cercare la volontà di Dio. Un’immersione nella vita dello Spirito, che mentre sembra isolare dal mondo, in realtà lo rende più concreto e presente che mai. Lo testimonia la storia di Madeleine Delbrêl (1904-1964) in cui contemplazione e vita attiva, preghiera e impegno sociale sono assolutamente complementari, facce dello stesso servizio a Dio e agli altri, nel suo caso in primis gli ultimi delle periferie, della banlieue di Parigi. A lei, alla sua preghiera calata nel quotidiano di una società che sembra dimenticare Dio, è dedicato l’agile volume “Madeleine Delbrêl. Il Rosario.
Meditare i misteri di Cristo” appena pubblicato da Gribaudi (94 pagine, 9 euro) in cui le monache dell’abbazia cistercense di Chambarand hanno raccolto alcuni dei testi più significativi della mistica francese. Il risultato è un’originalissima corona con i misteri “gaudiosi”, “della luce”, “dolorosi” e “gloriosi” ritmati, se così si può dire, dalle meditazioni non prive di ironia della poetessa e assistente sociale transalpina che nel gennaio scorso è stata riconosciuta venerabile. «Una donna – scrivono le monache in apertura del libro – che coniuga amore e buonumore, rispetto e impegno, preghiera e azione, solitudine e fraternità». Non a caso la preghiera nel deserto che accompagna il secondo mistero della luce, inizia così: «Quando si ama, si vuole stare insieme, e quando si è insieme, ci si vuole parlare».
E poi prosegue: «Quando ci si ama, si vuole ascoltare l’altro da solo, senza altre voci che vengano a disturbarci. È per questo che coloro che amano Dio hanno sempre avuto caro il deserto ed è per questo che a coloro che egli ama non lo può rifiutare». Ciò non significa naturalmente voler fuggire dal mondo, semmai saperlo vedere e amare con gli occhi della fede, trasformando in preghiera l’attività quotidiana. «Non è detto che l’odore dei campi ti conduca a Dio più del rumore degli autobus» scrive la Delbrêl in un celebre passo tratto da “Il piccolo monaco”. Per poi aggiungere nella meditazione del secondo mistero gaudioso: «Noi pensiamo che l’amore non sia una cosa che brilla, ma una cosa che consuma; pensiamo che fare tutte le piccole cose per Dio ce lo fa amare altrettanto che il compiere grandi azioni».
E proprio questo respiro d’infinito che trasfigura anche i più piccoli gesti quotidiani è uno dei temi guida che caratterizzano il libro. Percorso dalla consapevolezza della necessità della croce come via di carità e insieme della chiamata di tutti all’esistenza senza fine, da amati per sempre. «Si tratta di nascere bene ogni volta in cui moriamo – scrive Delbrêl in apertura dei Misteri gloriosi –, di nascere un poco quando moriamo un poco, e di nascere molto quando moriamo molto. Si tratta frequentando la morte di imparare a frequentare la vita ». Ma per capire lo stretto legame tra il tempo fuggevole e l’infinito presente di Dio c’è bisogno di una mente educata alla sapienza, di un cuore disponibile all’ascolto, di occhi capaci di unire nello stesso sguardo la terra e il cielo. C’è bisogno di «pregare come si va al mercato quando si ha fame e la giornata sarà dura». La preghiera come desiderio e bisogno, come necessità vitale, come respiro dell’anima.