Chiesa

IL 2 NOVEMBRE. Defunti, devozione di speranza

Giacomo Gambassi mercoledì 2 novembre 2011
«Portare un fiore sulla tomba dei propri cari è già un segno. Ma non basta. Questo gesto va unito a un moto interiore che permetta di aprirsi all’eterno». Don Ettore Croci è il cappellano del cimitero di Lambrate e da tempo accompagna chi varca la soglia del «giardino» vicino alla tangenziale est di Milano. Anche oggi, nel giorno in cui la Chiesa celebra la commemorazione dei fedeli defunti, sarà qui.È ciò che accadrà nei campi santi d’Italia, anche i più piccoli o quelli fuori mano. «Perché il 2 novembre è un richiamo alle realtà ultime che vale per tutti – afferma il sacerdote –. Per i credenti, la conclusione della vita terrena ci invita a guardare all’aldilà nella luce della Risurrezione. Per chi è lontano da Dio, la morte è un enigma carico di inquietudine che, però, può portare a un ritorno sul sentiero della fede».Allora anche l’ingresso in un cimitero non sarà soltanto una visita ma diventa pellegrinaggio. «Lo dimostra la pratica ancora intensa di accostarsi ai sepolcri con la preghiera – aggiunge don Croci –. Questo incontro con chi dorme il sonno della pace è un rinnovarsi della speranza nella vita incorruttibile fondata sul mistero pasquale».È quanto ha evidenziato l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nell’Eucaristia di ieri per la solennità di Tutti i Santi. «Gli uomini vivono momenti di incertezza e di ansia, a volte stagioni di smarrimento e di angoscia», ha detto il porporato. Per questo servono «uomini di speranza in grado di farla vedere con il loro modo di vivere, di annunciarla con parola franca, di testimoniarla con una gioia seria».Così anche il passare tra le tombe «non è segnato dalla paura o dalla tristezza ma dalla fede che i nostri cari ora partecipano alla visione di Dio, per quanto hanno saputo camminare sulla strada delle beatitudini», ha spiegato ieri l’arcivescovo di Firenze, durante la Messa celebrata nel cimitero di Trespiano dove ha ricordato che la Chiesa «rifiuta i riti vuoti, come le zucche, di chi ritiene di dover trasferire tra noi una festa fatta di orrore e di paure, Halloween». Una festa che è «indiscutibile manifestazione di un anticristianesimo sempre più radicale», ha precisato il vescovo di San Marino-Montefeltro, Luigi Negri, che vede nella commemorazione dei defunti una «grande esperienza di sintesi» fra «la mestizia legata al risentire di lontananze e assenze» e «la certezza piena di gioia che la vita non è mai distrutta».Duro il monito lanciato dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, dal cimitero di Poggioreale. «La morte per alcuni è diventata motivo di arricchimento illecito, trasformandosi in un vero sistema affaristico per la camorra e la malavita». La speranza è stata al centro della riflessione del vescovo Piazza Armerina, Michele Pennisi, che ha ribadito come «a nessuno sia vietato l’ingresso alla felicità e alla vita eterna». Il vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia, presiederà oggi l’Eucaristia nel cimitero di Terni. «Tutti ci ritroviamo qui – scrive nel messaggio della vigilia – a guardare in faccia la morte senza distogliere lo sguardo dal trionfo dell’amore».